La formazione del Lettore/5

Il ministero del lettore nella liturgia

La struttura della liturgia della Parola comprende momenti rituali che devono essere strettamente collegati fra di loro, perché nel loro insieme armonico concorrono ad assicurare il dinamismo salvifico della Parola proclamata.

La riforma liturgica del Concilio Vaticano II, oltre ad aver garantito una lettura più abbondante della Parola di Dio (cf. SC 24; 35; 51), ha anche cercato di proporre una nuova articolazione del servizio della Parola proponendo due schemi rituali: quello feriale, che consta di due sole letture, di cui la prima è sempre tratta o dall'Antico Testamento o dal Nuovo Testamento e la seconda è sempre costituita dal Vangelo; quello festivo, che consta di tre letture, di cui la prima è tratta dall'Antico Testamento, la seconda dal Nuovo Testamento e la terza dal Vangelo.

Fra le iniziative che si possono prendere in considerazione per garantire una migliore e più efficace celebrazione della Parola di Dio, sia l'OGMR al n. 31 sia l'OLM al n. 15 segnalano le monizioni o didascalie introduttive ai testi biblici, che hanno la funzione di favorire la comprensione della Parola di Dio da parte dell'assemblea, dando alcune informazioni utili per la conoscenza biblica del testo proclamato. Il compito fondamentale delle didascalie è quello di mettere i fedeli in condizione di capire il particolare contesto storico-letterario del testo biblico che viene proclamato. Quindi si dovrebbe evitare di anticipare il contenuto dottrinale del testo stesso. Inoltre le didascalie devono essere brevi; non conviene fidarsi dell'improvvisazione, è meglio prepararle in precedenza.

Fra i diversi testi biblici proclamati, un'attenzione tutta particolare va attribuita alla proclamazione del Vangelo: «Tra i riti della liturgia della Parola si deve tener presente la venerazione dovuta alla lettura del Vangelo» (OLM 17). Si noti che non si dice «venerazione del Vangelo», ma «venerazione dovuta alla lettura del Vangelo», perché è il gesto della proclamazione che rende presente il Signore. Perciò a tale gesto vanno attribuite tutte le espressioni di rispetto e di onore che accompagnano la proclamazione del Vangelo.

Il culmine: la lettura del Vangelo

paoline mattolini celebrazione santuarioI riti che accompagnano la proclamazione del Vangelo sono importanti per evitare il rischio di un certo appiattimento dei testi biblici. In tal senso, l'OLM precisa che la lettura del Vangelo rappresenta il vertice celebrativo dell'intera liturgia della Parola: «La lettura del Vangelo costituisce il culmine della stessa liturgia della Parola; all'ascolto del Vangelo l'assemblea vien preparata dalle altre letture, proclamate nel loro ordine tradizionale, prima cioè quelle dell'Antico Testamento e poi quelle del Nuovo» (OLM 13). Cristo è la pietra angolare che unisce l'antica e la nuova alleanza, centro, pienezza e compimento di tutta la Scrittura. Ecco perché la lettura evangelica rappresenta il culmine, il momento più alto al quale il popolo viene preparato dall'ascolto delle altre letture.

La riforma liturgica del Concilio Vaticano II insiste anche nel porre in risalto il particolare significato teologico ed ecclesiale dell'acclamazione che segue ogni lettura biblica: «Al termine delle letture, la conclusione "Parola di Dio (Parola del Signore)" può venir cantata anche da un cantore diverso dal lettore che ha proclamato la lettura; tutti i presenti acclamano. In questo modo l'assemblea riunita rende onore alla parola di Dio, ascoltata con fede e in spirito di rendimento di grazie» (OLM 18). Occorre, quindi, quel minimo di creatività e di fantasia rituale, perché la proclamazione delle letture bibliche diventi un vero fatto rituale, che abbia un preciso spessore celebrativo. Diversamente la Parola di Dio non è celebrata, ma solo letta, e l'intera struttura liturgica di essa diventa monotona e finisce per stancare.

Il salmo responsoriale rappresenta il prolungamento lirico della prima lettura biblica e, nello stesso tempo, costituisce la risposta orante dell'assemblea: «Il salmo responsoriale, chiamato anche graduale, essendo "parte integrante della liturgia della Parola" ha grande importanza liturgica e pastorale» (OLM 19). In questo senso il salmo responsoriale costituisce una vera e propria lettura biblica, anche se la sua identità è profondamente originale. Perciò, sia l'OGMR al n. 102 sia l'OLM al n. 56 prevedono la figura ministeriale del salmista che ha il compito non solo di eseguire il salmo, ma anche di prendere le iniziative opportune per l'educazione della comunità alla preghiera salmodica.

Normalmente il salmo responsoriale dovrebbe essere cantato (cf. OLM 20) ma, se non fosse possibile, può essere eseguito anche in forma recitata. Per la sua esecuzione sono previsti tre modi diversi: quello responsoriale, quando il salmo è proclamato dal salmista e l'assemblea partecipa con il ritornello; quello diretto, quando il salmo è proclamato dal salmista e ascoltato dall'assemblea; quello corale, quando il salmo è recitato dall'assemblea divisa in due cori. È importante far recepire all'assemblea che il salmo responsoriale è un mezzo molto efficace per cogliere il senso spirituale del salmo stesso e per favorirne la meditazione. È una risposta dell'intera assemblea alla Parola di Dio che è stata proclamata e, come tale, si tratta di un gesto che esprime adesione al progetto salvifico di Dio.

test pddm vita in cristo ottobre 2015Brano tratto dall'articolo: La mensa della Parola, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 6, giugno 2017.
Per conoscere la rivista visita il sito pddm.it e clikka su: La Vita in Cristo e nella Chiesa.

 


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