Canto liturgico e Nuovo Messale Romano

Una raccolta di canti di Introito per l'Anno liturgico nei tempi di Avvento e Natale. Un'opera esclusiva, in quanto primo contributo musicale basato sulla nuova traduzione del Messale Romano. La composizione è frutto della collaborazione fra don Piero Panzetti, Maestro della Cappella Musicale della Cattedrale di Lodi, e Mariano Suzzani, organista e compositore.

Un'opera esclusiva

A te Signore è un libro di spartiti: 96 pagine che contengono una cospicua raccolta di canti di Introito per l'Anno liturgico nei tempi di Avvento e Natale, basati sulla nuova traduzione del Messale Romano. Nella premessa all'inizio del volume, scrive così Ettore Garioni, descrivendo le intenzioni dell'opera e le sue caratteristiche: «La sapienza della Chiesa ha predisposto i giorni dell'anno liturgico come singolare tempo di grazia scandito da figure profetiche, da gesti e parole, che ci consentono di entrare, a poco a poco, nel mistero della salvezza: un succedersi di giorni che - con un crescendo di intensità - ci predispongono ad accogliere il Dono, a noi fatto nel tempo, della nascita del Figlio di Dio fatto uomo. È proprio partendo da queste riflessioni che è nato il presente sussidio, A te Signore - Canti di introito per l'anno liturgico. Tempi di Avvento e Natale, ispirato dalla recente entrata in vigore della nuova edizione del Messale Romano (2023). Il titolo è tratto dall'antifona di ingresso della I domenica di Avvento.
Questo sussidio propone, come canto d'ingresso per ciascuna domenica del Tempo di Avvento e delle feste del tempo di Natale, l'antifona del nuovo Messale Romano. Si tratta di un'opera esclusiva, la cui composizione musicale è frutto di una feconda collaborazione fra don Piero Panzetti, Maestro della Cappella Musicale della Cattedrale di Lodi, e Mariano Suzzani, organista e compositore, collaboratore della medesima. La loro lunga esperienza di direttore di coro e di organista li ha convinti che la prospettiva di una lettura della celebrazione liturgica di una determinata domenica possa avvenire anche attraverso le antifone di ingresso che sono una sintesi del mistero presentato dalla Parola di Dio e dalle altre parti eucologiche, una sorta di porta di accesso che apre l'orizzonte sul dono della liturgia che si sta per vivere come comunità, convocata per la festa».

La funzione delle antifone introitali

Scrive ancora Garioni: «È utile ricordare la funzione propria delle antifone introitali o d'ingresso nella liturgia. L'introduzione di questo canto, attribuito dal Liber pontificalis a Papa Celestino I (422-431), è frutto di una preoccupazione pastorale: concentrare i fedeli sulla celebrazione che sta per volgersi proprio nel momento in cui il celebrante si dirige verso l'altare (introito, del resto, deriva dal verbo introire). Per lo più l'antifona tende a sintetizzare il mistero, che sta per essere celebrato. Questo avviene soprattutto per le grandi feste e i tempi liturgici cosiddetti "forti". In particolare, ad una attenta lettura, le antifone delle domeniche di Avvento e del Natale, con le quali gli autori iniziano la loro collaborazione, sono modulate come un itinerario in cui il grido dell'anima si apre prima all'invocazione della venuta del Signore, passando poi ad un invito alla gioia per la sua vicinanza e a una sollecitudine di natura cosmica per la nascita di un Dio fatto bambino.
Oggi, soprattutto dopo le sempre attuali riflessioni scaturite dal Concilio Vaticano II, il canto d'ingresso non accompagna solo l'ingresso del celebrante e dei ministri, ma svolge una funzione di preparazione alla celebrazione e, se ben scelto, alla liturgia della Parola e al suo tema.
Del resto, l'Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) ai numeri 47-48 ci presenta la natura dell'introito e la sua finalità specifica, orientata a favorire l'unione dei fedeli riuniti e a introdurre nel mistero del tempo liturgico, con un carattere quindi di introduzione e di preparazione: «Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d'ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l'unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri (cfr. n. 47, p. XXIII)». E ancora, a proposito del canto, nel nuovo Messale si legge: «Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla schola. Si può utilizzare sia l'antifona con il suo salmo quale si trova nel Graduale romanum, o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all'azione sacra, al carattere del giorno o del tempo... [...] (cfr. n. 48, p. XXIV)».
Non sarà inutile, a tale riguardo, ricordare quanto è detto anche nelle Precisazioni a proposito dei canti: «I canti siano scelti secondo il criterio della pertinenza spirituale, siano degni per la sicurezza dottrinale dei testi e per il loro valore musicale, adatti alle capacità dell'assemblea, del coro e degli strumentisti. È fondamentale che ogni intervento cantato divenga un elemento integrante e autentico dell'azione liturgica in corso» (cfr. § 2, p. LII).
È proprio dal chiaro intento di attenersi fedelmente a queste indicazioni che gli autori del presente sussidio sono stati guidati nel musicare le antifone d'ingresso dell'Avvento e del Natale.

Gli intenti e la struttura

Sempre riprendendo le annotazioni nelle prime pagine del volume: «È proprio dal chiaro intento di attenersi fedelmente a queste indicazioni che gli autori del presente sussidio sono stati guidati nel musicare le antifone d'ingresso dell'Avvento e del Natale. L'intento, in sostanza, è stato quello di far cantare, vestendoli con la musica adatta, i testi proposti dai libri liturgici la cui bellezza poetica e profondità spirituale hanno attraversato i secoli, e offrire, in tal modo, agli animatori musicali una raccolta che intende completarsi per i tre cicli dell'anno liturgico.
Ciascun brano, concepito nella forma corale, è preceduto da un breve preludio organistico. Il corale, che inteso come ritornello, è destinato al canto dell'assemblea, si alterna alle strofe liberamente estratte dai Salmi e assegnate o al coro, che canta a quattro parti, o a un solista, che può eseguire la voce del soprano. Si è pensato altresì di offrire ai Cori delle parrocchie, a seconda della diversa preparazione musicale, una o più versioni polifoniche del corale-ritornello concepite come efficaci Conclusiones del canto medesimo. Come si noterà le Conclusiones sono diverse, alcune più facili, altre più impegnative, spesso in dialogo con l'organo, che il coro potrà eseguire per chiudere il canto, quando ormai il celebrante si trova alla cattedra. Se è vero che la liturgia è partecipazione e condivisione, non si esclude, tuttavia, che nei momenti di accoglienza che precedono il rito, questi canti di introito, proposti o da un animatore liturgico o dal Coro, possano fornire un prezioso aiuto ai fedeli da un lato per serbare un clima di raccoglimento, dall'altro quale occasione propizia per imparare la melodia semplice del ritornello.
L'auspicio è che il presente sussidio, concepito per l'animazione liturgico-pastorale del Tempo di Avvento e di Natale, rappresenti un valido strumento a sostegno delle celebrazioni che scandiscono il cammino di fede delle nostre comunità cristiane, perché il "tempo" possa essere gustato come dono di libertà e di grazia».

Nella raccolta "Mi invocherà" sono stati pubblicati anche i canti di introito per Quaresima e Pasqua.

 


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