Dio è amore e misericordia

Giovanni Paolo II e il mistero della sofferenza

Cristo rivela Dio che è Padre, che è "amore", come si esprimerà san Giovanni nella sua prima lettera (1Gv 4,8.16); rivela Dio "ricco di misericordia", come leggiamo in san Paolo (Ef 2,4). Tale verità, più che tema di un insegnamento, è una realtà a noi resa presente da Cristo.

Il render presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di Messia, lo confermano le parole da lui pronunciate prima nella sinagoga di Nazaret, poi dinanzi ai suoi discepoli e agli inviati di Giovanni Battista.
In base a un tal modo di manifestare la presenza di Dio che è Padre, amore e misericordia, Gesù fa della misericordia stessa uno dei principali temi della sua predicazione. Come al solito, anche qui egli insegna innanzitutto "in parabole", perché queste esprimono meglio l'essenza stessa delle cose.

Basta ricordare la parabola del figliol prodigo (Lc 15,11-32), oppure quella del buon Samaritano (Lc 10,30-37), ma anche - per contrasto - la parabola del servo spietato (Mt 18,23-35). Sono molti i passi dell'insegnamento di Cristo che manifestano l'amore-misericordia sotto un aspetto sempre nuovo. È suffìciente avere davanti agli occhi il buon pastore, che va in cerca della pecorella smarrita (Mt 18,12-14; Lc 15,3-7), oppure la donna che spazza la casa in cerca della dramma perduta (Lc 15,8-10). L'evangelista che tratta particolarmente questi temi nell'insegnamento di Cristo è Luca, il cui Vangelo ha meritato di essere chiamato «il Vangelo della misericordia».


Beati i misericordiosi

Quando si parla della predicazione, si apre un problema di capitale importanza in merito al significato dei termini e al contenuto del concetto, soprattutto al contenuto del concetto di "misericordia" (in rapporto al concetto di "amore"). La comprensione di quel contenuto è la chiave per intendere la realtà stessa della misericordia. Ed è questo quel che per noi più importa. Tuttavia, prima di dedicare un'ulteriore parte delle nostre considerazioni a questo argomento, cioè di stabilire il significato dei vocaboli e il contenuto proprio del concetto di "misericordia", è necessario constatare che Cristo, nel rivelare l'amore-misericordia di Dio, esigeva al tempo stesso dagli uomini che si facessero anche guidare nella loro vita dall'amore e dalla misericordia.
Questa esigenza fa parte dell'essenza stessa del messaggio messianico, e costituisce il midollo dell'ethos evangelico. Il Maestro lo esprime sia per mezzo del comandamento da lui definito come «il più grande» (Mt 22,38), sia in forma di benedizione, quando nel Discorso della montagna proclama: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7).


L'ethos del Vangelo

In tal modo, il messaggio messianico sulla misericordia conserva una particolare dimensione divino-umana. Cristo - quale compimento delle profezie messianiche - divenendo l'incarnazione dell'amore che si manifesta con particolare forza nei riguardi dei sofferenti, degli infelici e dei peccatori, rende presente e in questo modo rivela più pienamente il Padre, che è Dio «ricco di misericordia».
Contemporaneamente, divenendo per gli uomini modello dell'amore misericordioso verso gli altri, Cristo proclama con i fatti ancor più che con le parole quell'appello alla misericordia, che è una delle componenti essenziali dell'«ethos del Vangelo».

In questo caso non si tratta solo di adempiere un comandamento o una esigenza di natura etica, ma anche di soddisfare una condizione di capitale importanza, affinché Dio si possa rivelare nella sua misericordia verso l'uomo: «I misericordiosi... troveranno misericordia»

Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dives in misericordia 3, Paoline


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