Beatrice di Nazareth, la sua Vita e i suoi sette modi di amare Dio

Storia di un incontro con Dio

Beatrice di Nazaret, monaca cistercense e mistica, vissuta nel XIII secolo nel Brabante fiammingo, una zona a circa cinquanta chilometri da Bruxelles, è autrice de I sette modi di amare Dio, un trattato sui diversi tipi di amore per Dio sperimentati nell'ascesi mistica. Per la prima volta la sua opera e la biografia sono presentate in traduzione italiana.

Il 29 agosto 1268 moriva Beatrice di Nazareth.
Pochi anni dopo, un anonimo monaco scrisse in latino la sua Vita, riconoscendo in essa in segni di una fortissima e vivida esperienza di Dio, che cercò di trascrivere e tradurre. Iniziava intanto a circolare un trattato poetico autentico di Beatrice, I sette modi di amare Dio, che significativamente costituisce la prima opera della letteratura nederlandese (o neerlandse, termine con cui si designa ufficialmente la lingua parlata nei Paesi Bassi e nelle Fiandre).

I due scritti, tradotti per la prima volta in italiano a opera di Franco Paris ed Elena Tealdi e pubblicati insieme, permettono al lettore di comprendere a pieno la vita e la spiritualità di Beatrice, conducendolo in un mondo religioso capace ancora di sorprendere, destare l'attenzione e la coscienza, parlare con immagini vivide e parole penetranti all'interiorità dell'uomo.

Mistica, monaca, amata: la donna che raccontò il suo desiderio di Dio

L'universo mistico di Margherita Porete, Christine Pizan, ma soprattutto Hadewijch di Anversa, che con la monaca di Nazareth condivide la terra d'origine e la lingua, emerge dalle pagine di Beatrice nella forma più alta e intensa di un amore furente e di un desiderio incolmabile, che l'incontro estatico con Dio non può mai pienamente soddisfare, mentre al contrario lo riaccende, generando un vorticoso moto di ascesa e discesa, quiete e turbamento, gioia e dolore.

Il cammino mistico di Beatrice si colora, così, di toni di intensa fisicità, mentre la passione d'amore, resa incontenibile dalla forza del desiderio, tracima oltre gli argini dell'interiorità ed erompe come un fiume in piena attraverso tutti i sensi del corpo, che viene così sconquassato, stravolto e, quindi, profondamente trasfigurato, diventando segno, esso stesso, dell'esperienza mistica che all'interno si anima.

Intimità dell'uomo, profondità di Dio

La profonda intimità dell'uomo diventa, così, intima profondità di Dio stesso e luogo dell'incontro con lui; quello che sarà per Eckhart il Grund (fondo) – quel luogo interno all'uomo ma quasi inaccessibile, dove si realizza l'unione con Dio – assume in Beatrice una personalissima coloritura, in cui i tratti propri di una mistica femminile dell'amore, caratterizzata da un sentimento intimo e nascosto, vengono abitati da una forza inedita e diventano strumento dell'azione stessa di Dio.

La volontà dell'uomo vive della volontà di Dio e in essa si immerge, mentre un desiderio stravolgente conduce la ragione al superamento di se stessa e il corpo all'abbandono delle proprie funzioni, mentre l'anima arde di un amore che divampa inarrestabile e incontenibile.

Beghina e mistica, ma soprattutto monaca.

Questa è la Beatrice che emerge dalla Vita, basata sulle testimonianza delle sorelle del monastero e su uno scritto autobiografico di Beatrice stessa, che, oggi perduto, emerge come un torrente carsico dalle pieghe di una narrazione agiografica apparentemente del tutto tradizionale.
I tratti propri della scrittura di Beatrice e della sua personale esperienza di Dio vengono così tradotti, trascritti, incanalati entro i confini della spiritualità cistercense, senza per questo venire mai traditi o travisati.

Beatrice: mistica-scrittrice e monaca

La penna di Beatrice appare in controluce in alcune annotazioni, in particolari inaspettati, in peculiari espressioni di intensa e appassionata spiritualità, mentre gli elementi desunti dalla teologia e dalla spiritualità claustrale tracciano i confini – quelli del monastero – entro cui si anima e si gioca la vicenda dell'incontro tra Beatrice e Dio, nella forma dell'Amato, dello Sposo, del Padre di misericordia.

Il tempo liturgico scandisce la vicenda e ne connota i punti di maggiore intensità, soprattutto le visioni, fornendo in qualche misura una chiave d'accesso per esperienze che pure rimangono soprattutto indicibili, inesprimibili, incomprensibili per chi non le abbia provate. Il cuore della beata diventa chiostro, giardino sicuro e protetto, dimora in cui accogliere e custodire l'incontro con l'Amato, mentre il chiostro esteriore, il monastero fatto di pietra in cui Beatrice trascorre la sua esistenza e alla cui Regola rivolge tutta la dedizione della propria obbedienza, si identifica con lo spazio delle relazioni, delle occupazioni e degli studi che costruiscono l'interiorità di Beatrice e formano la sua spiritualità.

Beatrice mistica e scrittrice e Beatrice monaca, le "due" donne che caratterizzano – come soggetto la prima, come oggetto la seconda – i due testi, riescono così a intessere un profondo dialogo. Il lettore, condotto nell'intreccio della vita dell'una e dell'altra, comprende così che non possono che essere la stessa persona: l'esperienza mistica dell'una non avrebbe luogo al di fuori del chiostro (o almeno risulterebbe profondamente mutata), mentre la vita claustrale dell'altra perderebbe ogni realtà se non fosse radicata nella profondità di una spiritualità intensissima e nel dialogo incessante tra l'anima e Dio.

Per conoscere direttamente Beatrice di Nazaret, Franco Paris - Elena Tealdi (a cura di), I sette modi di amare Dio e Vita di Beatrice (Paoline 2016).

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I sette modi di amare Dio - Vita di Beatrice
 

Prima traduzione italiana di un testo poetico del 1200 scritto in un dialetto olandese da una monaca cistercense di grande cultura e di profonda spiritualità. Un documento prezioso che testimonia la vivacità culturale e spirituale della vita monastica femminile dell'epoca

 

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