C'è sempre un raggio di sole

La vita luminosa di Ilaria Colamartino

Ci sono persone che attraversano la vita lasciando una scia luminosa. Ilaria è una di queste. Ma sarebbe rimasta sconosciuta se non avesse creduto che il suo modo di affrontare quella rara malattia intestinale poteva interessare anche altri. Così è nato questo libro che si legge tutto d'un fiato, fresco, sincero, a tratti commovente e quando lo riponi nella libreria rimane in te tanta serenità.

Ci sono persone che attraversano la vita lasciando un segno, spesso una scia luminosa. Ilaria è una di queste. Ma sarebbe rimasta sconosciuta a molti se a un certo punto della sua vita non avesse pensato che la sua esperienza, il suo modo di affrontare la malattia rara, quel bisogno continuo di emanciparsi poteva essere utile e di conforto anche ad altri.
Da qui l'idea di confidare alla sua amica Maria Luisa, attrezzata di carta, penna e registratore, tutte le sue emozioni, le sue paure, le sue ansie, la sua rabbia, il suo amore per la vita e la voglia di non lasciarsi mai andare, di credere che alla fine anche nel buio più profondo c'è sempre un raggio di sole... Il risultato è questo agile volumetto che si legge tutto d'un fiato, fresco, sincero, a tratti crudo e alla fine commovente, e quando giri l'ultima pagina e lo riponi nella libreria ti lascia con tanta serenità.

Il libro si compone di 22 capitoletti, tutti titolati con il nome proprio di una persona. Sono le relazioni che Ilaria ha saputo intessere e coltivare durante i lunghi anni della sua malattia che l'ha costretta a ripetuti interventi chirurgici fino alla carrozzina.

Allora conosciamo appunto Maria Luisa, appassionata di scrittura, mai puntuale ma sempre pronta ad assecondare i ritmi di Ilaria. Tra le due nasce subito un'empatia senza la quale una persona non si narra, specie nelle pieghe più profonde: «... è entrata nella mia vita da così poco tempo eppure ha saputo mettermi di fronte a me stessa, come fanno solo i veri amici».

E c'è Mau, don Maurizio, il giovane prete della parrocchia che spontaneamente va a casa sua per conoscerla e non la lascerà più. È lui che la invita a frequentare il gruppo giovanile, a introdurla alla preghiera, a rivolgersi a Dio con sincerità, senza maschere: «... senza quella forza interiore che mi viene dall'alto oggi non sarei quella che sono e non riuscirei ad avere tutto questo amore per la mia vita, nonostante viva ormai tra un letto e una sedia a rotelle». Ma soprattutto è lui che le fa riacquistare fiducia in se stessa quando a un certo punto, sentendosi inutile e di peso, perderà la stima di sé.

E poi c'è Sandra, malata come lei ma che non ce la farà e Nadia che vorrebbe entrare tra le monache di clausura ma è attratta anche dall'idea di formarsi una bella famiglia; e Alex e Marco, così attenti e premurosi nei suoi confronti. Fondamentale per Ilaria l'esperienza di portare da mangiare ai senza tetto della Stazione Termini. Le dirà Maria Luisa: «Io credo che tu possa dare a queste persone un aiuto che nessuno di noi può dare. Anche se per un motivo diverso da chi vive per strada, tu sai cos'è la fame, e la comprensione che puoi esprimere verso di loro, secondo me, supera qualsiasi parola detta da chiunque altro. Riflettici: quando ci rendiamo conto che il nostro dolore è condiviso da qualcuno, ci sentiamo confortati, anche se poi nulla cambia praticamente. Ecco, secondo me tu puoi dare loro quel tipo di conforto».
Ilaria commenterà così quella serata: «Credo di non essermi mai sentita così realizzata: sono riuscita ad aiutare qualcuno che soffre, sono riuscita a stare vicino a chi ha bisogno. Nonostante la mia disabilità, nonostante la sedia a rotelle, nonostante il freddo e il mio corpo debole. Amo la vita!».

Nel libro si parla naturalmente anche della presenza costante dei genitori e di Betta, la sorella che la renderà zia di Fabio, il suo amatissimo nipotino con il quale passerà ore indimenticabili e al quale dirà lei stessa che tra pochi giorni non potrà più stare con lui, perché non arrivi impreparato a quel momento: «So che non è stato facile per lui ascoltarmi; a un certo punto ci siamo messi anche a piangere insieme, ma dovevo farlo. E adesso siamo più sereni tutti e due».

Nella sua leggerezza il libro affronta anche tematiche importanti quali l'insufficiente assistenza da parte della sanità pubblica: «Spesso non è la malattia che ti sfianca, ma il dover lottare per ottenere i tuoi diritti fondamentali»; il diritto di conoscere la verità, qualunque essa sia: «una cosa che vorrei mettere nel libro è di far capire a chi è in una situazione simile alla mia che non deve mai avere paura della verità. Non deve rimanere niente di nascosto. È un diritto sapere quello che succede nel proprio corpo».

Il messaggio del libro è semplice e nello stesso tempo impegnativo: ogni vicenda umana (positiva o negativa) è un'opportunità, un'occasione di crescita e di maturazione. Sta a noi scegliere come viverla: da arrabbiati, pieni di rancore, centrati su noi stessi, isolandoci... o cercando di essere, sempre e comunque, un raggio di luce. Ilaria ha fatto la sua scelta e la propone a tutti i suoi lettori.

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