Cercasi amici e lavapiedi

«Dobbiamo cadere in ginocchio per percepire la parola di Dio»

Quando ci si imbatte nella predicazione del cardinale Seán O'Malley un elemento balza subito all'occhio: lo humour. Un genere di umorismo che diverte, sì, ma allo stesso tempo lascia di stucco perché scava tunnel nella trincea delle nostre certezze, rimette in discussione gli ordini che seguivamo come sonnambuli, scuote la nostra «buona» coscienza e abbatte i luoghi comuni a cui spesso riduciamo l'esperienza religiosa (José Tolentino Mendonça).

Cercasi...

Poco tempo dopo essere stato nominato arcivescovo di Boston, ricevetti una lettera dall'Irlanda, da una donna che potremmo definire un tesoro in attesa di scopritori. Mi aveva contattato perché riteneva il nuovo arcivescovo la persona più adatta a trovarle un marito in America. Cercava uno sgobbone, non
dedito all'alcol e fedele osservante dei precetti della Chiesa. Oggi, per la verità, esistono servizi online che aiutano a incontrare l'anima gemella, e di solito le richieste riguardano persone «non fumatrici, vegane, che amino andare al cinema e viaggiare».
Esistono inoltre giornali specializzati in annunci di ricerca del personale, che in America sono chiamati want ads. Qui i datori di lavoro cercano babysitter referenziate, o esperti nel settore falegnameria o nella progettazione di giardini. Perfino le forze dell'ordine hanno i propri want ads, i famosi manifesti con su scritto wanted. Li si nota sulle pareti degli uffici postali, con fotografie poco lusinghiere dei criminali più ricercati. Nelle saghe del Far West questi manifesti riportavano spesso a caratteri in grassetto espressioni come: «Ricercato, vivo o morto. Ricompensa per ogni informazione utile alla cattura di questo soggetto. La mancata denuncia verrà punita con il carcere». Di recente ho visto in rete un poster in cui il ricercato era «l'indesiderato numero uno: Harry Potter».

...amici e lavapiedi

Mi piace immaginare che, se Gesù utilizzasse questo genere di annunci per cercare candidati al discepolato nella Chiesa, potrebbe usare il titolo di questo libro: Cercasi amici e lavapiedi. Sono queste le caratteristiche essenziali che indicò agli Apostoli nel suo testamento finale, il discorso di addio all'Ultima Cena (Gv 13,14; 15,15). Il Signore dice agli Apostoli che devono essere suoi amici, non suoi funzionari. È questa la differenza che passa tra un pastore e un estraneo che lavora solo per soldi (Gv 10,11-13). Il nuovo comandamento, «amatevi gli uni gli altri come io amo voi» (Gv 13,34), rivela che la nostra identità più profonda si radica nell'amicizia con Cristo e con il prossimo.
Il Signore non ci sta chiedendo un'amicizia da spiaggia, ci chiede di essere amici disposti a dare la vita (Gv 15,13). La vita interiore consiste nel coltivare questa amicizia, cosa che ci consentirà di produrre quei frutti di gioia di cui parlava Gesù nelle istruzioni finali che ci ha lasciato (Gv 15,5).
Alle nozze di Cana c'erano sei anfore di pietra per l'acqua (Gv 2,6); all'Ultima Cena – anch'essa un banchetto di nozze – ce n'era probabilmente solo una. All'Ultima Cena Gesù non ha trasformato l'acqua in vino perché era già troppo occupato a trasformare il vino in sangue, però ha usato l'acqua dell'anfora per lavare i piedi ai discepoli, invitandoli poi a fare altrettanto: a diventare dei lavapiedi. Desiderava che i suoi Apostoli – i suoi amici – smettessero di disputarsi i primi posti a tavola (Lc 22,24-27) e cominciassero a disputarsi il «grembiule».
Le meditazioni contenute in questo libretto si basano sui requisiti professionali richiesti da Gesù durante l'Ultima Cena, quelli di essere amici e lavapiedi. Condividere questi pensieri con ascoltatori e lettori mi ha anzitutto reso più consapevole dei miei stessi limiti nel vivere questi impegnativi ideali nella mia vita e nel mio ministero.

Il ritiro spirituale che ha ispirato queste pagine – nella prima parte – rappresenta quindi una seconda chance. La Conferenza episcopale portoghese mi aveva scriteriatamente invitato a predicare ai vescovi un ritiro a Fatima nel 1996. Al termine dell'ultima meditazione annunciai di dover tornare immediatamente a Fall River, in ottemperanza alle rigide prescrizioni ni delle Costituzioni cappuccine secondo cui, se un frate predica un ritiro, deve poi tornare all'istante in monastero per non disfare con il cattivo esempio il bene eventualmente fatto con la predicazione. A quanto pare, ha funzionato. Mi hanno di nuovo invitato, cosicché adesso posso predicare un ritiro ai superstiti e ai nuovi vescovi.
Il loro invito è stato davvero un grande privilegio. Ho accettato in spirito di fede e di umiltà, nella consapevolezza che il vero leader di un ritiro è sempre lo Spirito Santo, la cui brezza gentile sprona i cuori a una sempre maggiore carità e fedeltà al Vangelo.


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