Come pietre vive di un edificio spirituale

L'eremita muratore dello spirito

Frate, eremita e "muratore di Dio": padre Pietro Lavini ha portato avanti un'incredibile impresa di ricostruzione di un antico monastero, oggi meta di pellegrinaggi e centro di luce per tante persone.

Uno sperone di roccia situato a strapiombo su gole così profonde e temibili da essere chiamate Gole dell'Infernaccio; un luogo apparentemente inaccessibile, tra il monte Sibilla e il Monte Priora, ma in realtà collocato in posizione strategica per i pellegrini marchigiani che si recavano a Roma. Proprio qui, nel territorio di Montefortino (FM), antichi monaci avevano fondato nell'XI secolo l'Eremo di San Leonardo al Volubrio, che progressivamente divenne un centro di fede e di spiritualità per tutti gli abitanti del territorio.

Verso la metà del 1500 l'eremo fu abbandonato, a causa delle difficoltà sempre maggiori intervenute nel tempo, e i vasti possedimenti legati al monastero progressivamente declinarono. Per secoli quindi, quel luogo di bellezza e di preghiera rimase ridotto a poche rovine, soffocate dalle erbacce, destinato ad essere dimenticato se un giorno, in modo imprevedibile, un semplice frate francescano, padre Pietro Lavini, non avesse raggiunto quelle rocce a 1128 metri di altitudine, spinto "da una forza misteriosa", come lui stesso racconta:

Come in un sogno

"Era l'anno 1965. Spinto da una forza misteriosa, raggiunsi per la prima volta il luogo detto "San Leonardo", insieme ad un mio caro amico. Non una chiesa, non un romitorio, (...) ma si potevano scorgere soltanto alcuni ruderi, ricoperti da rovi, ortiche e da tanto letame. Accanto un recinto per pecore ed una stalla che, a stento si teneva ancora in piedi. Muri crollati e pietre antiche impregnate di cultura, sparse per il "Golubro" dimostravano chiaramente l'incoscienza, l'incuria e l'abbandono completo da parte degli uomini, specialmente negli ultimi tempi. Quei pochi ruderi sopravvissuti alle offese del tempo e degli uomini, mi permettevano di ricostruirne un pò la storia.

Proprio su quello sperduto angolo dei monti Sibillini, i primi seguaci di san Benedetto vi costruirono non un romitorio ma un vero monastero. Infatti, la montagna che oggi chiamiamo "La Priora", prenderà appunto il nome dal Priore del monastero. In seguito furono i monaci Camaldolesi, giunti dal monastero di Fonte Avellana, a trasformare questo piccolo angolo in un centro di fede, di cultura e di sviluppo che, nel corso dei secoli, ha tanto influito all'incremento della nostra civiltà. Ma come tutte le cose umane, anche la fiamma di vita che, per secoli e secoli, aveva illuminato il "Golubro", andrà lentamente esaurendosi. Saranno alcuni monaci Camaldolesi a ravvivarla, ma solo per pochissimi anni. Quello che era stato come un faro di luce nel periodo buio e tormentato del Medioevo, ora andava inesorabilmente spegnendosi fino a piombare nell'oscurità più assoluta.

Immerso come in un sogno, seduto sopra quei ruderi, mi sembrava di udire quelle pietre che mi dicevano: "perché non ci riporti all'antico splendore?". Ma quello che mi appariva in quel momento come un sogno impossibile, non lo era affatto per Colui, che proprio su "quell'ermo colle" aveva un progetto di amore e di salvezza per gli uomini..."

Padre Pietro era nato a Potenza Picena (Macerata) famosa per i suoi muratori e manovali e anche nella sua vita di frate cappuccino aveva lavorato in opere murarie in vari conventi. Quel giorno si sente chiamato da Dio a "ricostruire" la sua casa, come San Francesco con la chiesetta della Porziuncola, e inizia la sua avventura di "capomastro" sotto l'ispirazione del divino Impresario.

Per decenni fa la spola dal suo convento per ricostruire il monastero, con la sola forza delle sue braccia e della sua fede, trasportando pietre e cemento con un asino e una carriola, prima di potersi dotare di un artigianale motocarro. E San Leonardo non solo torna all'antico splendore per la bellezza delle mura, ma nel corso del tempo diviene un centro di spiritualità e un punto di riferimento religioso internazionale visitato ogni anno da 30.000 pellegrini.

A un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 9 agosto 015, il giornalista e scrittore Vincenzo Varagona ne racconta la storia, dando voce a quanti l'hanno conosciuto, nel volume "Il muratore di Dio" edito da Paoline.


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