Due lampi della stessa luce

Epifania del Signore - Solennità - Anno C - 2022

La stella di Betlemme e le acque del Giordano per rinverdire il nostro Battesimo.

Quest’anno, l’andamento del calendario civile ha praticamente unificato l’Epifania del Signore e il Battesimo di Gesù. Questa concomitanza, però, non attenua il messaggio spiritale delle due feste, bensì lo rafforza.

L’Epifania annuncia che, se non vogliamo camminare al buio, basta alzare gli occhi: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te». C’è sempre una stella sopra il nostro buio. La sua luce è alta, splendente, ma nello stesso discreta, come lo è sempre Dio nei nostri confronti. Non si impone. Si propone. Si può decidere di avvistarla e seguirla come i Magi; oppure di ignorarla come i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo; oppure cercare di spegnerla come Erode. La sua luce chiama tutti, senza alcuna distinzione e discriminazione, «a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo». Ma non obbliga nessuno. Chi la vede e la segue, prova una «gioia grandissima», rafforzandosi nella capacità di evitare le tante oscurità di “Erode”: il piccolo cabotaggio, il conformismo, l’individualismo...

Il Battesimo di Gesù proclama che questa stella è dentro di noi, è in mezzo a noi. Perciò, dopo aver alzato gli occhi è necessario abbassarli per leggersi dentro e guardarsi intorno dove Gesù, più forte di Giovanni Battista, il più grande tra i nati di donna, l’Amato in cui il Padre ha risposto il suo compiacimento, fa brillare la sua luce sulla vita e sulla storia, rianimando la nostra fede fioca, la nostra speranza incerta, la nostra carità risparmiosa con la potenza misericordiosa di Dio: «il suo braccio esercita il dominio», ma porta gli agnellini sul petto e misura il suo passo con quello debole delle pecore madri.

Come i Magi

L’Epifania e il Battesimo di Gesù ci invitano ad accogliere la luce della stella per dare luce alla nostra vita e farla brillare con la nostra testimonianza. Come i Magi.
I Magi videro «spuntare la stella» e partirono. Tanti la videro come loro e insieme a loro, ma rimasero lì dove erano. I Magi, invece seppero scorgere in essa qualcosa di grande, da adorare. Essi sono stimolo e rimprovero per noi credenti dalla fede stanca e abitudinaria, stagnante, marginale.
I Magi cercarono, si informarono, domandarono. Invece i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo - non soltanto il papa, i vescovi, i preti, ma tutti noi, quando ci accontentiamo di una fede di pratiche, di preghiere, di riti senza anima e senza coinvolgimento concreto - sapevano delle profezie, ma non si curarono di verificarne la realizzazione.
I Magi, al ritrovare la stella per la quale si erano messi in cammino, «provarono una gioia grandissima». È la gioia di una fede che non si fossilizza, che guarda a “Betlemme” non come storia passata, ma evento sempre attivo, sempre attuale, sempre capace di emanare la sua luce.
I Magi, consapevoli del “pericolo Erode”, fecero ritorno al loro paese per un’altra strada. È ciò che siamo invitati a fare noi, ricominciando ogni giorno a tornare sulla strada della fedeltà al Signore.

Offrendo i nostri doni

Non presentiamoci al Signore a mani vuote, ma con gli scrigni da aprire per offrire in dono: oro, incenso e mirra.
Il nostro oro è una fede splendente, ripulita da tutte le pesantezze del “si è fatto sempre così”, dalle convenzioni senza convinzioni.
Il nostro incenso è una fede che non rimane chiusa dentro di noi, come l’incenso dentro la scatola, ma che brucia per sprigionare il profumo di Cristo.
La nostra mirra è la capacità di coltivare e testimoniare la fede anche nei momenti della prova e quando sono potenti le oscurità che si contrappongono alla sua luce.


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