Ecumenismo al bivio

È trascorso un secolo e mezzo da quando Paul Francis Wattson (1863-1940) diede inizio alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani; iniziativa poi fortemente sostenuta anche dall'abate francese Paul Couturier (1881-1953), promotore dell'ecumenismo spirituale come la vera anima dell'ecumenismo.

L'ecumenismo spirituale si nutre anzitutto della parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture, della liturgia sacramentale e della diakonìa, quale atteggiamento condiviso di servizio; è partecipazione alla preghiera di Gesù e frutto della preghiera della Chiesa; è dono dello Spirito Santo.

Spiritualità di unione

Dopo un iniziale entusiasmo da parte dei cristiani, oggi assistiamo a un mutamento nel paesaggio ecumenico. Tra le varie Confessioni è sorta una nuova domanda identitaria: io chi sono? Chi siamo noi? Come tutelare la nostra identità religiosa e culturale in un mondo sempre più globalizzato?
Si riscontrano non solo disparità di opinioni, ma anche contrapposizioni nette su tante questioni relative alla fede e alla vita cristiana, all'essenza della Chiesa e, in particolare, ai temi di etica e di pastorale.
Quel consenso sulle grandi questioni di fede che si è creato con tanto paziente lavorio teologico, non sempre è arrivato alle orecchie del fedele della "base", e di fatto non è stato recepito all'interno della vita della Chiesa. Diventa dunque necessario ridefinire l'ecumenismo a partire dalla pienezza e dal cuore della fede cristiana, a livello contenutistico e spirituale.

La grande sfida dei nostri giorni è quella delle crescenti persecuzioni anticristiane in più aree del mondo. I cristiani vengono perseguitati non in quanto cattolici, ortodossi o protestanti, ma semplicemente in quanto cristiani. In questo "ecumenismo di sangue", come lo ha definito papa Francesco, si sperimenta davvero che ciò che ci unisce è molto di più di ciò che ci divide. È questo ecumenismo a rendere concreto il comune radicamento dei cristiani nella croce e risurrezione di Cristo, mistero in cui sono stati immersi con il battesimo.

Reimparare il nostro "essere cristiani"

È sempre più evidente che un'intesa dottrinale da sola non basta a far compiere un passo effettivo e duraturo sulla via dell'unità. Poiché l'unità dei cristiani ha a che fare con il cuore pulsante dell'appartenenza cristiana, solo seguendo la via dello Spirito e ponendo Cristo al centro della nostra fede potremo arrivare ad affermare: ciò di cui oggi abbiamo bisogno non è una caratterizzazione delle diverse Confessioni cristiane per mezzo di confini contrapposti, ma una caratterizzazione dell'essere cristiano grazie a cui, tutti insieme, possiamo rendere ragione della speranza che è in noi.

L'unità di Dio e l'unità del genere umano costituiscono il terreno universale della storia della salvezza, la manifestazione del regno di Dio. La Chiesa è chiamata, come segno e strumento, a rendere sempre più evidente questa unità. Essa sta al servizio di qualcosa di più grande di sé: il regno di Dio.
La "sveglia" che chiama all'unità i cristiani potrà funzionare solo a questo patto. Sulla strada della sequela di Cristo, le differenze e le questioni ancora aperte potranno essere viste in una nuova luce.

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