Farsi leggere da... Marco

Nel suo commento al Vangelo di Marco, che la Chiesa ci consegna nell'anno liturgico B, Gaetano Piccolo invita a "lasciarsi leggere" da questa Parola provocatoria per avere il coraggio di intraprendere un nuovo inizio.

Inizio è una parola drammatica. Una parola davanti alla quale si può essere presi dall'entusiasmo o dall'angoscia. Una parola che può essere vissuta come possibilità o come delusione.

È una parola che mi fa pensare al mio amico Antonio, che ha dovuto ricominciare la vita con un nuovo midollo, rivivendo sulla sua pelle la fatica della vita che vuole rinascere; mi fa pensare al mio amico Francesco, che ha deciso di buttarsi nello studio della filosofia mentre a giorni alterni si reca in ospedale per la dialisi; penso al mio amico Luca che, grazie alla sua arte e alla riscoperta di Dio, ha cominciato una vita senza alcol. Ma questa parola, inizio, mi fa anche pensare a quelle povere persone, spesso giovani, che pur avendo un midollo sano, un rene funzionante, e una dieta salutare, sono bloccati dalla paura, non riescono a fare un passo nella vita anche se frequentano le scuole di ballo, vivono nella convinzione che il treno della vita sia ormai passato e che non ci sia più speranza di ricominciare. Soprattutto a loro il Vangelo dice che un nuovo inizio è sempre possibile.

Siamo morti quando pensiamo che per noi un nuovo inizio non sia più possibile: anche in questo senso il Vangelo ci ridona vita. La parola di Dio consola, ma è una consolazione che spinge all'azione. La seconda parte del cosiddetto libro di Isaia comincia proprio così: Consolate! Cioè mettetevi in moto e tornate nella terra del vostro esilio per ricostruire quello che è stato distrutto. «Consolate!» è la parola che si trasmetteva di bocca in bocca e che fila dopo fila metteva in moto un popolo intero, animato dalla speranza di un nuovo inizio, un nuovo inizio che sopraggiungeva dopo decenni di schiavitù. Nel tuo oggi, Dio ti dona una parola di consolazione perché, se lo desideri, la tua schiavitù può terminare, ci può essere anche per te un nuovo inizio, puoi cominciare a scrivere un capitolo nuovo della tua vita. Sempre Lao Tse diceva: «Quello che il bruco chiama la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla». A volte occorre spostarsi un po' per accorgersi che ciò che mi sembra la fine è solo la possibilità di un nuovo inizio. Stare nell'inizio è faticoso: vuol dire stare sulla soglia, aspettare che qualcuno ti inviti a entrare. Mi fa pensare a sant'Ignazio che, quasi quarantenne, si mette a studiare latino con i ragazzini. Era solo l'inizio, l'inizio di un percorso lungo che nasceva però da un desiderio: aiutare gli altri. L'inizio infatti è anche desiderio. Anzi, ci può essere un inizio solo se c'è un desiderio.

L'inizio, in effetti, come dicevano gli antichi greci, è archè, è causa, fonte, è ciò che mette in moto un processo. In ogni inizio c'è anche tutto questo. Un nuovo inizio è possibile solo se lo desideri veramente; se c'è il desiderio che ti mette in moto.

L'inizio ha bisogno di un segno concreto. Il battesimo è il simbolo più radicale del nuovo inizio. Vuol dire scendere nell'acqua che è morte e vita insieme: è l'acqua che ti rapisce, ma è anche l'acqua da cui nasce la vita. Per ricominciare occorre stare – appunto – in questo passaggio, in questa tensione, abitare il luogo dove morte e vita si incontrano. Il battesimo vuol dire scendere, immergersi, toccare il fondo della propria miseria per decidere di ricominciare a vivere. Il battesimo è il segno della conversione, il segno della decisione del cambiamento: dall'acqua si esce trasformati. Nella vita attraversiamo tante situazioni battesimali, si offrono a noi tante vasche battesimali, nelle quali immergersi, in cui morire per poter rinascere. Davanti a questo nuovo inizio ci arrivo con tutta la mia storia, con il mio passato. E questa storia non è da cancellare, ma da assumere, da accogliere: sono io.

Giovanni Battista rappresenta tutta questa storia. Israele è riportato davanti alla possibilità di un inizio nuovo: Giovanni è vestito di pelli proprio come il vestito di pelli che Dio, in quel tragico inizio raccontato da Genesi 3, aveva confezionato per Adamo ed Eva, continuando a prendersi cura di loro anche mentre uscivano dall'Eden. Giovanni parla nel deserto: è il luogo del cammino di Israele, delle sue paure, del suo tradimento, ma è anche il luogo dell'intimità con Dio, laddove il popolo si è sentito solo e ha sperimentato di non poter contare su nessun altro se non su Dio. Giovanni battezza al Giordano: ilGiordano è la soglia, è il luogo dove Israele si fermò, aspettando che Giosuè accompagnasse il popolo oltre il fiume, nella terra promessa. Ora Giovanni Battista, come nuovo Giosuè, è ancora lì, sulle rive del Giordano, per accompagnare il nuovo popolo di Dio, la nuova umanità, a entrare nella nuova terra promessa: la vita piena!

L'inizio del Vangelo di Marco ci insegna che la vita ci riaccompagna di volta in volta sulle rive del Giordano e ci invita a scegliere di nuovo, ci rimette sempre davanti alla possibilità di un nuovo inizio.

Leggersi dentro

  • Pensi che per te un nuovo inizio sia possibile?
  • Cosa ti impedisce oggi di ricominciare?

Gaetano Piccolo, in: Leggersi dentro con il Vangelo di Marco, Paoline


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