Fratelli tutti

Fraternità e amicizia sociale

Il 3 ottobre, dopo la Messa celebrata nella Cripta della Basilica inferiore ad Assisi, il Papa ha firmato la sua terza Enciclica. Una sintesi approfondita e organica del suo pensiero "sociale".

Per il titolo della nuova Enciclica, papa Francesco ha preso ancora una volta spunto (così come aveva fatto per la Laudato si') dal santo poverello di Assisi. Fratelli tutti è infatti l'espressione con cui San Francesco si rivolgeva ai fratelli e alle sorelle che volevano seguire una forma di vita "plasmata" dal Vangelo.

Una sintesi del pensiero "sociale" di Francesco

Suddivisa in otto capitoli, l'Enciclica rappresenta una sintesi approfondita e organica dei tanti interventi che il Papa ha fatto nei suoi 7 anni di pontificato sui temi della fraternità e dell'amicizia sociale. Ispirata al Documento sulla Fratellanza, firmato lo scorso anno insieme al Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, Fratelli tutti non è però, come qualcuno prima dell'uscita sospettava – e, forse, temeva! - un documento sulla fratellanza esclusivamente tra religioni. Basta scorrere i titoli dei capitoli per coglierne l'ampiezza di respiro e la dirompenza a più livelli: Le ombre di un mondo chiuso - Un estraneo sulla strada - Pensare e generare un mondo aperto - Un cuore aperto al mondo intero - La migliore politica - Dialogo e amicizia sociale - Percorsi di un nuovo incontro - Le religioni al servizio della fraternità nel mondo.

Se il Papa parte offrendo un quadro fosco della situazione attuale ("Le ombre di un mondo chiuso"), le sue riflessioni virano subito dopo, attraverso la parabola del Buon Samaritano, su un percorso definito da due parole-chiave: speranza e concretezza. Scrive Francesco: «Invito alla speranza [...]. La speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l'orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa. Camminiamo nella speranza» (55). Contro una cultura e una politica dei muri, dello scarto, della guerra, del profitto che silenzia l'etica e i diritti, il Papa propone la via del dialogo, della conoscenza reciproca, della collaborazione.

Slancio ideale ma proposte concrete

Un invito, quello di papa Francesco, non puramente ideale, ma che, al contrario, si esprime anche con richieste e appelli concreti. Come, ad esempio, il dirottamento del denaro investito in armamenti verso un fondo per l'eliminazione della fame nel mondo; l'abolizione della pena di morte; la riforma dell'ONU nella direzione di una reale "famiglia delle nazioni".

Una via fatta di speranza e concretezza, che deve plasmare tutti gli ambiti, compreso quello politico: «Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un'amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità. Perché un individuo può aiutare una persona bisognosa, ma quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel campo della più vasta carità, della carità politica» (180).

Un modello di fratellanza universale

L'Enciclica si conclude con due preghiere. Nella seconda, Preghiera cristiana ecumenica, troviamo la chiave di volta di tutto il documento: «Riconoscere Cristo in ogni essere umano – è l'appello al Padre - per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi». E papa Francesco, poche righe prima, ci ricorda una testimonianza concreta e fattiva di quelle parole: Charles de Foucauld. Che, ci dice il Papa, aspirando a sentire tutti come fratelli, arrivò ad essere fratello di tutti «solo identificandosi con gli ultimi».

 

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Fratelli tutti
Lettera enciclica sulla fratellanza e l'amicizia sociale

Terza enciclica di papa Francesco dopo Lumen fidei (2013) e Laudato si' (2015), sembra segnare un nuovo ritmo allo scorrere ordinario e spesso troppo autocentrato delle nostre società e delle nostre chiese...

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