Fino a pochi mesi fa, prima dell'emergenza sanitaria scatenata dal diffondersi del Covid-19, sembrava che la nostra libertà fosse una condizione acquisita, ma presto abbiamo dovuto fare i conti con una nuova esperienza: la limitazione, anche se temporanea, della nostra libertà individuale.
Iniziamo con il dire cosa intendiamo con il concetto di libertà.
Libertà è un valore sacro, una parola importante e suggestiva che a volte però abbiamo riempito di retorica. Per molti la libertà coincide con il poter fare qualunque cosa, quello che ci pare e piace. Di conseguenza la libertà viene intesa come autonomia da tutto e da tutti, così che la propria vita dipende solo da se stessi e dalle proprie autonome decisioni. In realtà il termine «libertà trova il suo autentico significato nella capacità di scegliere tra opposte alternative secondo il diritto di ogni individuo a pensare e ad agire in maniera autonoma, ma sempre nel pieno rispetto del prossimo e delle regole condivise in ogni società civile». Tutto ciò è sintetizzabile nella celebre massima: «La mia libertà finisce dove comincia quella altrui».

Ma si nasce o si diventa liberi? Se intendiamo la libertà come capacità di scegliere il bene, diciamo che nessuno nasce libero di scegliere il bene. La libertà non è un dato acquisito una volta per sempre, ma è un cammino che si costruisce attraverso le microdecisioni quotidiane connesse con i valori della vita.
La vera libertà sta nel dire sì a ciò che non abbiamo voluto. Sembra un paradosso ma per poter vivere una limitazione occorre la libertà di attuarla. Un noto psicoanalista laico, Massimo Recalcati, afferma che «la vera libertà non consiste mai nel rifiuto del vincolo, ma nella sua accettazione».
Pare facile a dirsi, ma dietro questa espressione vi è un profondo e quotidiano lavorio personale con l'obiettivo d'imparare ad accogliere le situazioni che non possiamo controllare, che ci fanno sentire inermi. Il contesto contemporaneo ci ha scaraventati tutti dentro una serie di regole e di comportamenti da osservare per il bene comune, che richiedono un sacrificio, tuttavia limitato rispetto a chi ha perso – a motivo della pandemia - la vita oppure a chi si trova in prima linea per aiutare chi è nel bisogno.
È un fatto, però, che possiamo sentirci allo stretto dentro le pareti di casa nostra per un tempo prolungato. Attraverso la rete e i social abbiamo superato, in qualche modo, l'isolamento e il distanziamento fisico, ma, in questo tempo di riposo forzato, a volte le ore non passano mai e la noia sembra avere il sopravvento. La sensazione di essere annoiati nasce dal desiderio di svolgere un'attività che ci soddisfi e dia un senso alle nostre giornate. E qui entra in gioco la capacità di reagire, di inventare e di sognare per convertire la noia in un'energia preziosa e farci piacere anche ciò che non ci piace perché – come afferma Goethe – «quello che trasforma la vita in una benedizione non è fare ciò che ci piace, ma farci piacere ciò che facciamo».