Giovani e... quarantena

Non è più una novità. La pandemia ha modificato improvvisamente la nostra vita quotidiana. Siamo stati spiazzati da un virus, un nemico invisibile, che minaccia in profondità la salute di tutti e ci ha confinati in quarantena, per mesi, negli spazi delle nostre case.

Chissà quante volte prima i genitori ti hanno detto: resta a casa, fermati un po', non uscire... e tu, preso dalle mille cose da fare, dalle attività, dagli amici da incontrare, chiuso in casa stavi giusto lo stretto necessario. Ora, con l'emergenza dettata dal Covid-19 e il relativo distanziamento fisico-sociale, #iorestoacasa è diventato non solo lo slogan "virale" di questi mesi ma anche il comportamento sociale adottato per tutelare il mio bene e quello degli altri, specialmente dei più fragili.

Siamo ormai consapevoli che la pandemia è la vera prima crisi del terzo millennio e nella nostra memoria il 2020 rimarrà come uno "spartiacque epocale". Prima c'era qualcosa. Dopo tutt'altro. E adattarsi all'inatteso non è sempre facile. Pensavamo illusoriamente di tenere tutto sotto controllo e invece i conti non sembrano tornare. Ci siamo ritrovati disorientati e privi di punti di riferimento. Inaspettatamente svuotati di sogni e riempiti di "perché". Il virus ci ha riconsegnato un pervasivo senso di incertezza, di percezione profonda della fragilità legata alla condizione umana che sfida le capacità di ognuno di sapere e potere fronteggiare le situazioni, di re-immaginare il futuro.

Abbiamo sperimentato e sperimenteremo a lungo non solo la perdita di molte libertà ma anche la perdita di ciò che potevamo sognare di avere per l'avvenire.

È cambiato radicalmente il modo di gestire il tempo, le relazioni, lo studio, il lavoro, le piccole cose di ogni giorno che davamo per scontate. Anche le relazioni digitali, le amicizie coltivate sui social, che sembravano l'unico modo per rimanere in contatto e per rafforzare la connessione tra le persone, adesso non sembrano più bastarci. Abbiamo nostalgia di un abbraccio, di una stretta di mano, di prossimità, esperienze che ci restituiscono la nostra natura relazionale, capaci di regalarci e regalare affetto e sicurezza.

Cosa significa oggi la normalità a cui stiamo cercando di tornare con molta cautela? Nessuno può darci la risposta. Ma ripensando alla permanenza forzata di questi mesi, abbiamo imparato rapidamente che seguire e rispettare le regole è importante; abbiamo imparato che possiamo agire diversamente rispetto a quelle che sono le nostre consuetudini, e non solamente perché spinti dal coronavirus. Abbiamo imparato che siamo capaci di cambiare, e le cose cambieranno se riusciremo a fare spazio alla nostra vulnerabilità, a non pensare a ritornare a come eravamo prima... e sarà fondamentale avere la capacità di dare un senso a ciò che abbiamo vissuto e che siamo chiamati a vivere.
E non dimentichiamo che - come afferma S. Agostino - «la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per la realtà delle cose;
il coraggio per cambiarle».
Avanti! C'è ancora spazio e tempo per guardare oltre, ripartire e iniziare una nuova storia.

 

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Vivere insieme. Istruzioni per l'uso

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