La sesta parola, "sequela", ci riporta automaticamente al verbo seguire, che nel dizionario vuol dire "andare dietro a qualcuno, procedere dopo di lui; indica il fatto intenzionale e cosciente di tenersi dietro a chi procede, per farsi guidare da lui, per non perderlo di vista".
Seguire Cristo cosa significa? Scopriamolo insieme.
Il termine sequela, fin dall'inizio del cristianesimo, aveva un significato preciso, anzi materiale: era un camminare dietro a Gesù, che era sempre in movimento, non aveva una sede e svolgeva un ministero itinerante. Chi voleva stare con lui doveva mettersi in cammino. Gesù non dice: "Venite a stare con me a...", ma dice: "Seguitemi!". È interessante fare il confronto con il discepolato rabbinico. Nel popolo ebraico il discepolo poteva scegliersi il proprio maestro tra tanti, poi, una volta imparato tutto, diventava egli stesso un rabbino. Con Gesù tutto è diverso. Egli è il maestro che sceglie i suoi discepoli e seguirlo significa condividere il suo destino segnato da solitudine, impopolarità e altre difficoltà. Il brano di Luca citato sotto, in modi differenti ci spinge a riflettere sulle esigenze del discepolato. Tre situazioni diverse ma che ci invitano ad aderire al messaggio di Gesù in modo totale e completo, liberandoci da tutte quelle situazioni che rallentano il nostro cammino cristiano. L'anonimato dei tre discepoli ci aiuta a rifletterci in essi.
Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Io ti seguirò dovunque andrai». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». Ed egli rispose: «Permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va' ad annunciare il regno di Dio». Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia». Ma Gesù gli disse: «Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio» (Luca 9,57-62).
Seguire può voler dire andare nel verso della corrente, cioè fare quello che fanno gli altri, lasciarsi influenzare dalle mode, dai comportamenti, dalle idee dominanti.
Sicuramente con il pensiero sarai andato subito al mondo dei social network dove si usa spesso il termine "segui"per indicare il proprio interesse verso una determinata pagina, contenuto, persona, prodotto... dove il successo di un gruppo, di una pagina o di un profilo dipende proprio dal numero dei followers e dove l'influencer è qualcuno di popolare, che ha la capacità di pilotare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di quelli dei potenziali consumatori. Certo ti sarai reso conto che tutto questo è ben diverso dalla sequela evangelica e che non è facile seguire Gesù in un mondo secolarizzato che tende a farci diventare schiavi di abitudini, di consumi, dove spesso rimane difficile individuare e comunicare valori e bellezza. Seguire Cristo significa capire che la felicità non viene dall'avere ma dall'essere. «Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia» (Papa Francesco, Christus vivit 89). Il Signore ci chiede di essere suoi, di essere noi stessi, di essere diversi dalla mentalità del mondo e così via. E questa sequela non è solo riservata a monaci, a frati, a consacrati/e, è la sequela di ogni battezzato.
Come avrai capito, andare dietro a Gesù è una scelta impegnativa che chiama a metterci in gioco e a rischiare. Nella Parola che ti ha accompagnato in questa scheda trovi tre modalità di sequela che vogliamo approfondire.
La sequela non nasce a caso, nasce dal desiderio di capire, di conoscere Gesù; può sorgere da un incontro con una persona, da una folgorazione, da una situazione di sofferenza o di gioia... In definitiva nasce prima da una sete di Dio. Ma allora quali possono essere le motivazioni di un discepolo?
«Ti seguirò dovunque tu vada». È una dichiarazione bellissima, di un entusiasta, ma Gesù lo mette subito in guardia: «Le volpi hanno le loro tane». Se segui Gesù perché vuoi avere una certezza, hai sbagliato: il Signore non è un rifugio, non è una soluzione, né qualcosa che ti mette al riparo della vita e della sofferenza. Se vuoi andare dietro a Gesù, devi imparare a camminare con le tue gambe.
«Seguimi»: la cosa più bella è che Gesù ci chiami a seguirlo. E noi che facciamo? Gli anteponiamo la nostra vita: «Concedimi di andare...». Non fissarti con il tuo passato, con le tue ferite, non lasciare che quelle scelgano per te, non rimanerne prigioniero. Smettila di guardare indietro, se vuoi essere discepolo devi imparare ad andare avanti.
«Ti seguirò, Signore; prima però lascia che...» A volte siamo il capolavoro del compromesso. Devi trovare il coraggio di liberarti dai rapporti che non ti fanno andare avanti perché, così come li vivi, non sono liberanti, non ti aiutano a seguire Gesù.
La sequela vera è la libertà di camminare liberi da queste tre categorie. Hai paura? Guarda a Gesù e chiedigli nella preghiera di mostrarti la via da seguire. È un cammino che dura tutta la vita e anche oltre.
Nelle parole di Papa Francesco dell'omelia della Domenica delle Palme 2020, rivolte in particolare ai giovani, troviamo il senso della sequela di Gesù: «I veri eroi non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all'amore, senza se e senza ma. Dire sì all'amore senza se e senza ma. Come ha fatto Gesù per noi».
La cosa importante è non perdere mai la fiducia in Cristo, tenere sempre la Sua mano, specie nel momento della difficoltà ed imparare ad accettare tutto ciò che ci arriva, sia che appaia sotto forma di cosa piacevole, sia che sembri qualcosa di doloroso. Come ha fatto Carlo Acutis, un giovane come te ormai in cammino verso la beatificazione, esperto di informatica e morto di leucemia a 15 anni. Vede che «molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che "tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie"». Non lasciare che ti succeda questo (Christus Vivit, 106).
Se vuoi conoscere la vita di questo giovane, basta che navighi in rete. Alcuni libri e tantissimi siti raccontano la sua storia.