Nell'isola che non c'è, San Nicola,
incontriamo nonna Sisina,
ultimo avamposto di Mediterraneo.
Fa un caldo torrido, siamo in pieno agosto
e qui alle isole Tremiti
sembra di essere in un'altra Italia.

Nonna Sisina forse ha più di settant'anni,
forse ne ha di meno, e la sua simpatia è travolgente.
Gestisce un'osteria d'altri tempi,
insomma una casa dove l'ospite
viene accolto come fosse in famiglia,
a ridosso del castello di San Nicola
e dell'abbazia di Santa Maria a mare.

Dietro i gesti e le parole
di questa antica cultura popolare
c'è il segreto di un'Italia che fa fatica a morire.
Ci offre la coppa dell'amore, un elisir di lunga felicità,
secondo un rito che la simpatica nonna
ha creato per i turisti ma che in fondo ci piace assaporare.

Che bella, nonna Sisina.
Sola, con un figlio che lavora altrove,
con una casa disseminata di ricordi
e di vecchi cimeli di famiglia...

Le scogliere di notte sono attraversate da suoni
che sembrano lamenti, simili ai vagiti dei neonati.
Il grido delle berte è più nitido,
il mare ondeggia nell'oscurità,
i turisti rintanati nelle case,
i pescherecci sono al largo,
e il silenzio avvolge l'isola.

Solo la luce degli occhi di nonna Sisina
e il portone antico dell'abbazia di Santa Maria a mare
sono la nostra guida in questo
lembo d'Italia rimasto nascosto al tempo e alla storia,
e che ci piace chiamare con il nome che le è proprio:
l'isola che non c'è.

Da: Gianni Di Santo - Carlo Finocchietti, Sentieri per lo spirito. Trekking (per tutti) nei luoghi della fede, Paoline