Il "buttafuori" di Dio

Un giovane criminale londinese, John Pridmore, avverte un giorno una voce che gli cambia la vita e lo trasforma in un appassionato credente, capace di evangelizzare con fede ed entusiasmo i suoi coetanei in tante parti del mondo.

"Un pomeriggio, mi recai a Kilburn da un amico per giocare a backgammon, ma non era in casa. Mentre ero seduto in macchina ad aspettarlo, ripensavo alla conversazione avuta con Gary e a quello che mi aveva detto, a proposito di lasciare il passato a Dio. Non riuscivo a togliermelo dalla mente. Stavo sorseggiando una birra e fumando uno spinello, quando a un certo punto vidi avvicinarsi un poliziotto. Con un guizzo, gettai lo spinello fuori dal finestrino e misi la lattina sotto il sedile. Il poliziotto mi chiese di scendere dalla macchina e di fare un test per misurare il livello di alcool. Risultai appena sotto il limite consentito. Mi suggerì di non bere più e di andare a casa. Ero stanco, così seguii il suo consiglio. Tornato a casa, tutto solo, pensai a che disastro fosse la mia vita. Mi sentivo molto depresso e vuoto. Erano circa le nove di sera. A un certo punto udii qualcosa di simile a una voce, che mi elencava tutte le peggiori malefatte che avevo compiuto. Sarà la TV, pensai, e subito cambiai canale. Ma la voce era ancora lì. Spensi la TV. Che stava succedendo? Stavo impazzendo? Si accese allora una luce dentro di me: era la voce che tutti sentiamo, quando abbiamo fatto cose buone o cattive.

Era la voce di Dio, della mia coscienza

Mi venne a mancare il respiro. Mi sembrava di morire, mi sentivo in preda auna paura incredibile. "Sto andando all'inferno", pensai. Caddi sulle ginocchia, e cominciai ad avere le lacrime agli occhi. «Dammi un'altra possibilità!», gridai. All'improvviso, ebbi come la sensazione che qualcuno mi avesse messo una mano sulla spalla e mi stesse sollevando. Mi sentii pervaso da un calore incredibile e la paura svanì immediatamente. In quell'istante non solo credetti, ma capii che Dio esisteva. Ebbi allora un desiderio irresistibile di uscire e condividere quest'esperienza così incredibile. Chiusi la porta dietro di me e, guardando l'orologio, notai con stupore che era l'una di notte. Roba da non credere, erano passate quattro ore. Allora feci una cosa mai fatta prima: mi misi a pregare. «Dio, finora nella mia vita ho solo preso da te, ora voglio dare». Fui come consumato da un grande sentimento di amore. "Questa è la sensazione più meravigliosa che abbia mai provato", pensai. Non poteva durare più di un minuto. Mi resi conto, allora, per la prima volta nella vita, di essere amato da Dio. Fino ad allora, mi ero sempre ritenuto indegno e non importava se ero vivo o morto. Chi poteva capirmi? A chi potevo dirlo? Mi venne allora in mente mia madre. Lei e il mio patrigno erano le uniche persone, fra quelle che conoscevo, che credevano in Dio. Mi avviai così da mamma, che abitava a una mezzoretta di distanza. Era abituata a vedermi arrivare a qualsiasi ora, di solito ubriaco e con un mazzo di fiori in mano. Quando aprì la porta, sbottai: «Mamma, credo di aver trovato Dio!». «Cosa, all'una e mezza di notte?», disse, stropicciandosi gli occhi per il sonno. Alan era dietro di lei in pigiama.

La preghiera della madre

Mentre mamma andava in cucina a mettere il bollitore del tè sul gas, mi sedetti in salotto, insieme ad Alan, che appariva perplesso. Mamma tornò, si sedette sul divano e chiese: «Hai bevuto?». «No, mamma», risposi. «Mi è successa una cosa stranissima». Così le raccontai tutti i fatti straordinari di quella notte. A giudicare dai loro volti, non erano sbalorditi come pensavo. Poi mi ricordai che mi avevano detto, in più occasioni, quante volte Dio li avesse aiutati nella loro vita. Ricordai come ci avevo riso sopra, dicendo che Dio era solo una favola che si racconta alla gente affinché si comporti bene. E ora eccomi là, convinto che Dio esisteva e, cosa più importante, che mi amava. Al termine del mio racconto, mamma e Alan avevano le lacrime agli occhi. Alan disse: «È una cosa meravigliosa. Una risposta alle nostre preghiere». «John», disse lentamente mamma, «devo dirti una cosa». «Cosa?» «Io ho pregato per te ogni giorno. Ma due settimane fa, sentivo che le mie preghiere non venivano ascoltate. Ho pregato Gesù di prenderti con sé. Se questo voleva dire toglierti la vita, avrei accettato la sua volontà. Ma l'ho pregato di impedirti di fare altro male a te stesso e agli altri».

Aggiunse di aver anche pregato, in una novena, san Giuda Taddeo, il santo dei casi disperati. Sapevo quanto mi volesse bene e che, per aver recitato quella preghiera, aveva capito che razza di mostro stavo diventando. Rimasi colpito al pensiero che avesse pregato per me ogni giorno, e mi chinai ad abbracciarla. Sentivo per lei un grande affetto, che non provavo da tanto tempo. Era come se vedessi mia madre sotto una luce diversa. Alan mi disse: «Ho una cosa per te, che è di mio padre». Mi diede un Nuovo Testamento. Era la versione King James, con le parole di Gesù riportate in rosso. Poi suggerì di recitare insieme una preghiera di ringraziamento a Dio per quello che aveva fatto nella mia vita. Che strana sensazione: era la prima volta, dalla scuola elementare, che pregavo con qualcuno. Quella notte, disteso sul divano di mamma, ebbi difficoltà a prendere sonno. Pensavo a come poteva essere entusiasmante la vita, ma avevo anche paura pensando a quanti cambiamenti avrei dovuto apportarvi. Avrei avuto la forza necessaria?"

Da: Il buttafuori di Dio, di John Pridmore, Paoline.

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L'avvincente autobiografia di John Pridmore, ex criminale londinese, che si converte a Dio trasformandosi in un evangelizzatore pieno di fede e di entusiasmo.
 

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