Il gallo

Simboli biblici

Il gallo, nell'immaginario popolare, ha la funzione dell'orologio. Il suo canto alla luce dell'alba, segna il superamento delle tenebre, invita al risveglio e all'attività.

La Bibbia nell'Antico Testamento lo cita due volte, descrivendone l'aspetto esteriore. Il libro di Giobbe lo considera animale intelligente: «chi ha dato al gallo intelligenza?» (Gb 38,36) e quello dei Proverbi lo definisce aggressivo e 'pettoruto' (cfr. Pr 30,31). Nei Vangeli ricorre tredici volte. In quello secondo Matteo, il gallo invita alla vigilanza: «Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà se alla sera o mezzanotte o al canto del gallo o al mattino (cfr. Mc 13,35).
I quattro vangeli ricordano unanimemente il canto del gallo nel contesto della Passione, quando a Pietro che gli ostenta la sua fedeltà anche a costo della morte, Gesù annuncia che, nel momento della prova, intorno alla terza delle quattro veglie notturne, detta appunto "del canto del gallo", l'avrebbe rinnegato tre volte (Mt 26,34- 35; Lc 22,34; Gv 13,38. 18,27). Nel vangelo secondo Marco, il gallo che ricorderà a Pietro le parole di Gesù canterà ben due volte (Mc 14,30).

Il canto del gallo oltre che scandire l'ora del rinnegamento, a Pietro ricorda le parole di Gesù, rivela la sua umana fragilità, favorisce l'incontro del suo sguardo con quello mite di Gesù, suscitandogli il pentimento accompagnato dal pianto (Mt 26,74-75; cfr. Lc 22,60; Mc 14,72). Dal punto di vista storico, dal momento che i Vangeli non raccontano una cronaca dettagliata di come si svolsero i fatti, ma comunicano un messaggio di salvezza, alcuni autori hanno dubitato della presenza del gallo in quella notte. Al di là della sua presenza concreta, conta, ed è importante, il valore simbolico della funzione di questo animale nel contesto della Passione. Il canto del gallo che preannuncia il sorgere del sole, di fatto, annuncia che la bontà misericordiosa di Dio precede l'aurora e vince le tenebre del peccato, dando inizio a una vita nuova.
Nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù risorto a Pietro, per tre volte, domanda se lo ama veramente e se è disposto a pascere le sue pecore (Gv 21, 15-17). Questa triplice domanda ricorda le tre volte in cui Pietro l'aveva rinnegato, affermando di non conoscerlo. Alla luce di quella triste esperienza, Pietro, dopo la risurrezione, potrà affermare che il suo sincero amore non si fonda sulle sue capacità ma soltanto sull'amore fedele e misericordioso del suo Signore.

La presenza del gallo richiama la gallina che Gesù prende a simbolo del suo amore e cura affettuosa di Gerusalemme che, invece, lo rifiutava come già aveva rifiutato i profeti: «Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Mt 23,37; cfr. Lc 13,34).

Da sapere

  • A Gerusalemme, sul versante orientale del monte Sion, vi è una chiesa detta San Pietro in Gallicantu, che conserva la memoria del pianto di Pietro, avvenuto al canto del gallo.
    In molte chiese della Riforma protestante, il gallo posto sui campanili, primo animale a salutare il mattino, ricorda le donne discepole che di buon mattino scoprirono la tomba vuota di Gesù e annunciarono con gioia che era risorto. Il canto del gallo insieme ai primi testimoni della risurrezione canta, di buon mattino, la gioia pasquale: "Gesù è risorto!".

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