Il miele e l'amaro

Lettura mistico-sapienziale dell'Apocalisse

«Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza. Allora mi fu detto: “Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni, lingue e re”» (Ap 10, 10-11).

Il miele e l'amaro, un titolo evocativo, che suggerisce contrasto e che Antonietta Potente ha scelto per indicare la sua personale lettura dell'Apocalisse, l'ultimo libro della Bibbia. Titolo affascinante che rende in modo immediato le atmosfere di questo libro, in cui i contrasti sono marcati: morte e vita, luce e tenebre, terra e mare, gli abissi dove il male viene inghiottito e il cielo da cui discende la Gerusalemme nuova, la Città della pace. Contrasti marcati, ma che non devono trarre in inganno. Non si tratta di sottolineare i contrasti, ma di leggerli per quello che sono: chiavi di lettura, come spiega l'Autrice, «per interpretare la propria vita e quella che si dipana attorno a noi, anche quella degli esseri viventi visibili e invisibili, presenti nell’universo».
Il filo rosso che attraversa le pagine del libro è proprio questo: il testo dell'Apocalisse «riguarda il presente e non il futuro» dice l'Autrice, dichiarando l'obiettivo di questa sua fatica: alla luce del testo biblico «guardare la realtà, imparare a starci dentro vivendo in un altro modo».
È l'Autrice stessa che ci informa su quando e come è nato questo libro: «l’ho scritto in tempo di pandemia... Un tempo improvviso certamente, ma forse tempo che dovevamo aspettarci. Da molti anni, infatti, o chissà da secoli, c’era un progressivo rompersi degli equilibri: tra gli esseri umani e il pianeta Terra, ma anche tra di noi e in noi...». Tutto ciò che il libro dell’Apocalisse, ma anche tutta la parola biblica, ci presenta, se lo vogliamo, ci insegna a leggere e così imparare a vivere il nostro tempo segnato da disastri sanitari, economici e ambientali, dalla povertà e dallo sfruttamento che generano ingiustizia e violenza. Il sottotitolo del libro (Lettura mistico-sapienziale dell'Apocalisse) indica che questo tipo di lettura ci può rendere sapienti, capaci cioè di leggere dentro gli eventi che, volenti o nolenti, stiamo vivendo.
Sapienza, sottolinea l'Autrice, ha la stessa radice che viene dal latino sàpere che indica il sapore, il gusto. In senso figurato indica la sapienza. Per gustare un cibo ci vuole calma, attenzione, concentrazione... il contrario della fretta, della superficialità. Così anche per capire il nostro tempo è necessario scegliere fra una visione frettolosa e consumista e una visione sapiente, capace appunto di leggere dentro i chiaroscuri del quotidiano. Possiamo così imparare non solo a resistere, ma a creare possibilità nuove e differenti da quelle che il sistema ci presenta. Del resto la parola Apocalisse significa togliere il velo, quindi rendersi disponibili a vedere ciò che ancora non vediamo e accettare che non sia come l'avevamo previsto o immaginato. A questo proposito vale la pena citare la dedica che l'Autrice pone in apertura del libro: «A tutte e tutti coloro che guardando la realtà fanno fatica a innamorarsene». La lettura sapienziale del testo biblico dell'Apocalisse proposta dall'Autrice rende effettivamente meno faticoso innamorarsi della realtà perché è dentro questa realtà, faticosa e scomoda da accettare, che la vita offre le sue sfide, che altro non sono se non inviti a prendere posizione per un possibile cambiamento, piccolo, magari, ma che lascia il suo segno. Del resto l'esperienza quotidiana ci dice che il buio della notte contiene già le primissime luci dell'alba e il sole di mezzogiorno anticipa le ombre del crepuscolo, così come le doglie del parto anticipano e contengono la gioia di una vita nuova.

Sicuramente questa Iettura mistico-sapienziale dell'Apocalisse non segue i modelli tipici di molti commentari. Qui non vale l'itinerario classico della lettura dall'inizio alla fine: «Questo libro è come un tessuto», spiega l’Autrice, «i fili si intrecciano; come avviene con ogni mio libro, potete iniziare dalla fine o dall’inizio, come volete. In realtà è un po’ cosi anche il libro dell’Apocalisse. Un andirivieni di immagini, sensazioni ed emozioni... Gioia e dolore si sovrappongono, cosi come nelle più normali trame della vita».
Una lettura che predilige le emozioni, le suggestioni, ma non per questo meno rigorosa perché le emozioni hanno una loro logica senza della quale molto rischia di rimanere incomprensibile. Emozioni, sentimenti, suggestioni sono più comuni all'universo femminile ed è ciò che sorprende e coinvolge in questo commento all'Apocalisse: lo sguardo femminile - poco frequentato nei commentari a questo testo biblico - che propone una chiave di lettura ulteriore e, credo, più liberante, più pacificata.
Lascio a coloro che leggeranno il libro questa scoperta che riassumo così: ho riletto l'Apocalisse dopo la lettura di questo saggio e vi ho scoperto squarci di luce che non avevo intravisto prima. È l'augurio che faccio a tutti. Il saggio di Antonietta Potente, Il miele e l'amaro, vi sorprenderà per la sua lucida visione del nostro tempo e delle sue profonde ferite. Soprattutto sorprenderà per la speranza concreta e realissima che l'attraversa: speranza che può diventare per chi lo desidera, un cammino verso giorni buoni.

Intervista a Antonietta Potente - EVENTO online


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