Il miele

Simboli biblici

Il miele nella Bibbia, citato circa sessanta volte di cui tre nel Nuovo Testamento, è un alimento molto apprezzato come nutrimento che fortifica e cura.

È simbolo di abbondanza e benessere della terra che Dio ha donato al suo popolo: «terra dove scorrono latte e miele» (cfr. Es 3,8; 33,3; Nm 13,27; 14,8; 16,13-14; Dt 6,3; 11,9; 26,9; 26,15; Gs 5,6). Il miele era un cibo molto apprezzato. Giobbe ricorda uno che «se lo teneva nascosto sotto la sua lingua, assaporandolo senza inghiottirlo» (cfr. Gb 20,12-13). Data l’importanza del miele, il patriarca Giacobbe consiglia i suoi figli di donarlo, insieme agli altri doni, al viceré d’Egitto: «Mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti della terra e portateli in dono a quell’uomo: un po’ di balsamo, un po’ di miele, resina e làudano, pistacchi e mandorle» (Gen 43,11). Il miele si mangiava allo stato naturale: la manna scesa dal cielo aveva il sapore di una focaccia con miele (Es 16,31); Sansone si nutre del miele che trova nella carcassa di un leone (Gdc 14,8-9); Gionata, esausto, dopo aver mangiato il miele riprende le forze: «i suoi occhi si rischiararono» (1 Sm 14,27); l’Emmanuele mangerà panna e miele (Is 7, 15). Nel Cantico dei Cantici il miele è simbolo dell’amore forte e fedele (Ct 4,11; 5,1). Il miele, nutrimento sostanzioso, calorico e medicinale, è simbolo della dolcezza dei giudizi di Dio «più dolci del miele e di un favo stillante» (Sal 19,11b); «Le parole del Signore sono dolci al mio palato più del miele per la mia bocca» (Sal 119,103) al punto che il credente mai si toglierebbe le parole di Dio dalla sua bocca. Il miele è simbolo della saggezza di cui nutrirsi costantemente (Prv 24,13) e la persona saggia usa parole gentili dolci come il miele (Prv 16,24).

La Sapienza, che è la chiave della vita, avverte: «Il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele» (Sir 24,19). Anche il ricordo delle persone giuste, come il re Giosia (2 Re 22,2) che riportò la legge di Dio al centro della vita del popolo, è dolce come il miele (Sir 49,1-2). Il miele mangiato in eccesso richiama le parole lusinghiere e sdolcinate che disgustano profondamente. Perciò avverte il sapiente: «Mangiare troppo miele non è bene, né lasciarsi prendere da parole adulatrici» (cfr. Prv 25,13.16). Il miele è simbolo della fedeltà misericordiosa di Dio pronto a nutrire con miele di roccia il popolo peccatore che ritorna a Lui: «li nutrirei con fiore di frumento, li sazierei con miele di roccia» (Sal 81,17). In modo eminente il miele è simbolo della parola di Dio scritta che il profeta deve mangiare per poterla annunciare: «Mangia questo rotolo. Poi va’ e parla al popolo… Mangiai: era dolce come il miele» (Ez 3,1-3). Il veggente dell’Apocalisse, invece, dopo avere divorato il libro, dolce come il miele, sentì una profonda amarezza perché la salvezza che doveva annunciare passa per la sofferenza (cfr. Ap 10,9-10).

Da sapere

I vangeli di Marco e Matteo ricordano che Giovanni Battista si nutriva di locuste e miele selvatico, che poteva essere il normale miele delle api o anche il miele vegetale, cioè i datteri (Mc 1,6; Mt 3,4). La Bibbia in genere considera impuri gli insetti ma il libro dei Numeri dichiara commestibili alcune specie di cavallette (Lv 11,22.23). Il miele e le locuste sono il cibo del deserto e facevano parte della dieta dei suoi abitanti che si accontentavano del cibo necessario e nutriente.

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