La fragilità del cieco nato

La vista della fede /7

Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Settima tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Alberto Curioni.

La Guarigione del cieco nato, di Domenico Theotokopulos, detto El Greco, è il dipinto scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo settimo del suo libro, La vista della fede, dove il protagonista è l'uomo nato cieco, mendicante seduto sulla strada in uscita da Gerico che attira l'attenzione di Gesù con le sue grida e viene guarito.

Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trovava il dipinto, consigliamo un lungo momento di silenzio per poterlo guardare e gustare con attenzione. Dopo si possono leggere e meditare le pagine 80-91 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.

El Greco

El Greco, nome d'arte di Domínikos Theotokópoulos (1541 – 1614), fu un noto pittore, scultore e architetto greco, vissuto tra Italia e Spagna. Tra le figure più importanti del tardo Rinascimento spagnolo, è spesso considerato il primo maestro del Siglo de Oro1.

Nacque a Creta, all'epoca parte della Repubblica di Venezia e centro di un importante movimento pittorico post-bizantino, chiamato Scuola cretese. Dopo l'apprendistato come pittore di icone e dopo aver ottenuto il titolo di maestro d'arte di quella tradizione artistica, intraprese, all'età di 26 anni, il viaggio verso Venezia, usuale meta dei pittori greci dell'epoca2. Durante il soggiorno veneziano, El Greco modificò il suo stile in modo sostanziale, arricchendolo con elementi tratti dal manierismo e dal Rinascimento veneziano, ispirati soprattutto al Tintoretto nelle linee sinuose e allungate, nel dinamismo e nella drammaticità dell'illuminazione, e all'ultimo Tiziano per quanto riguarda il colore3.

Nel 1570 si recò poi a Roma dove aprì anche una bottega. Grazie al periodo trascorso nella città capitolina i suoi dipinti si arricchirono di caratteristiche tipiche del linguaggio manierista4. All'epoca del suo arrivo in città infatti, nonostante Michelangelo e Raffaello fossero già morti, il loro esempio continuava ad essere un elemento imprescindibile nella formazione di tutti i giovani pittori. El Greco era deciso però a lasciare la propria traccia a Roma, conservando una propria originalità stilistica5. Apprezzò molto il lavoro del Correggio e del Parmigianino ma non esitò a criticare duramente il Giudizio universale di Michelangelo realizzato nella Cappella Sistina6.

Nel 1577 si trasferì a Toledo, in Spagna, dove visse e lavorò fino al giorno della morte. Proprio a Toledo ricevette numerose e importanti commissioni e realizzò alcune delle sue opere più celebri tra cui anche La Sepoltura del conte di Orgaz.

Lo stile drammatico ed espressionistico di El Greco era guardato con perplessità dai suoi contemporanei ma è stato molto apprezzato e rivalutato nel corso del XX secolo. La sua personalità e le sue opere sono diventate fonte di ispirazione per poeti e scrittori come Rainer Maria Rilke (1875 – 1926) e Nikos Kazantzakis (1883 – 1957). Alcuni studiosi moderni l'hanno definito come un artista assai singolare e difficilmente inquadrabile nelle scuole pittoriche tradizionali7. È famoso per le sue figure umane sinuosamente allungate e per i colori originali e fantasiosi di cui spesso si serviva, frutto dell'incontro tra l'arte bizantina e la pittura occidentale8.

La Guarigione del cieco nato, è documentato fin dal Seicento nelle collezioni di Palazzo Farnese a Roma, come dimostra il sigillo con un giglio che appare sul retro della tela. Il dipinto è stato molto probabilmente commissionato dal cardinale Alessandro Farnese (1520 – 1589): dopo che il pittore giunse a Roma da Venezia nel 1570, venne infatti raccomandato al cardinale dal miniatore Giulio Clovio (1498 – 1578), a quel tempo al servizio dei Farnese, trovando fin da subito un grande estimatore anche nel bibliotecario del cardinale, l'erudito Fulvio Orsini (1529 - 1600).

Le peculiarità stilistiche della tela, hanno permesso agli studiosi di datarla subito dopo il soggiorno romano di El Greco; questa venne infatti dipinta con ogni probabilità a Venezia nel 1573, dove si ritiene che l'artista fosse tornato prima di trasferirsi definitivamente in Spagna nel 1577. Il dipinto venne poi spedito a Parma nel 1662 per essere esposto nel Palazzo del Giardino, anch'esso di proprietà Farnese e venne, in quell'occasione, attribuito a Tintoretto. Infine venne venduto alla Galleria nazionale di Parma nel 1862 e lì è ad oggi conservato.

[El Greco, Domínikos Theotokópoulos (1541-1614), Guarigione del cieco nato (1573 ca), olio su tela, Parma, Galleria Nazionale]

Dal Vangelo di Marco (10, 46-52)

E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

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Il dipinto

Al centro del dipinto, Gesù, in primo piano, apre gli occhi ad un cieco. Lo spazio della tela viene qui ampliato a dismisura grazie ad un pavimento quadrettato che conduce lo sguardo dello spettatore in una fuga prospettica che va dal porticato di un tempio, allo scorcio di due edifici rinascimentali, terminando in ruderi con arcate a cannocchiale. Il cielo nuvoloso incombe sulle figure e sulla piazza, rese a tocchi rapidi e guizzanti9. L'uso drammatico della prospettiva e della luce, la rapidità "furiosa" del tocco dell'artista nel rendere le figure e l'espressività del colore materico indicano come El Greco, nel realizzare l'opera, guardi soprattutto ai grandi maestri del Cinquecento veneto, ovvero Tiziano e ancor più a Tintoretto a cui l'opera venne anche attribuita.

Il soggetto del dipinto è perfettamente consono ad una committenza cardinalizia: la parabola della guarigione del cieco in un'epoca, quella post-tridentina, di profonda crisi religiosa e di vera e propria spaccatura dell'Europa cristiana, ormai divisa tra cattolici e protestanti, può essere vista infatti come una chiara allegoria del ruolo della Chiesa di Roma che, sola, può aprire gli occhi alla vera fede.

1. Il Siglo de Oro, cioè il "secolo d'oro", per la Spagna va dai primi del cinquecento a tutto il seicento e corrisponde al periodo della maggior gloria politica e militare della nazione, da poco giunta all'unità con la cacciata dei mori. 
2. J. Brown, El Greco and Toledo, in El Greco of Toledo (catalogue), Little Brown, 1982, pp. 75-77. 
3. El Greco (ad vocem) in Wikipedia. L'Enciclopedia libera.
4. M. Lambraki-Plaka, El Greco-The Greek, Kastaniotis, 1999, p. 42.
5. M. Scholz-Hänsel, El Greco, Taschen, 1986, p. 20.
6. Ibidem.
7. Greco, El, in Encyclopaedia Britannica.
8. M. Lambraki-Plaka, El Greco-The Greek, Kastaniotis, 1999, p. 60.
9. Guarigione del nato cieco (ad vocem) in Wikipedia. L'enciclopedia libera.

 

Per approfondire

Un secondo motivo per il quale gli studiosi ritengono che l'opera sia stata realizzata per diretta committenza del Cardinale Farnese è il fatto che in essa siano riconoscibili alcuni ritratti dei membri della famiglia orvietana. Nel gruppo assiepato a sinistra, infatti, si può forse vedere il giovane principe Alessandro e, più centralmente, il cardinal Ranuccio Farnese (1530 – 1565), fratello di Alessandro, qui ritratto post mortem.

Gli stessi ritratti non si ritrovano nelle altre due versioni di questo stesso soggetto che El Greco dipinse (una conservata oggi nella Gemäldegalerie di Dresda, risalente al primo soggiorno veneziano, e l'altra al Metropolitan Museum of Art di New York, considerata appartenere all'epoca dell'arrivo in Spagna). 

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