La fragilità dell'emorroissa

Afferrare il lembo del mantello /12

Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Dodicesima tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Alberto Curioni.

La Guarigione dell'emorroissa, è il mosaico scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo dodicesimo del suo libro, Afferrare il lembo del mantello, dove i protagonisti sono Gesù e una donna malata, conosciuta nei Vangeli come "emorroissa" per il tipo di malattia che la affliggeva.

Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trova l'opera d'arte (o dove si trovava), consigliamo un lungo momento di silenzio per poterla guardare e gustare con attenzione. Dopo si possono leggere e meditare le pagine 136-147 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.

Cenni storici

Il mosaico, raffigurante la Guarigione dell'emorroissa, si trova nella basilica di Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna. Fatta erigere dal re goto Teodorico nel 505 come luogo di culto ariano, la basilica venne riconsacrata, dopo la conquista della città da parte dei bizantini del 540, a San Martino di Tours, difensore della fede cattolica e strenuo avversario di qualsiasi forma di eresia. La sua attuale denominazione risale invece al IX secolo ovvero a quando vennero qui trasferite, per ragioni di sicurezza, le reliquie del protovescovo Apollinare dalla chiesa di Sant'Apollinare in classe, a causa delle incursioni piratesche a cui erano frequentemente soggette in quel periodo le coste ravennati.

La decorazione musiva presente sulle pareti lunghe della navata centrale è divisa in tre registri che, in quanto appartenenti a periodi diversi, risultano essere una preziosa testimonianza dell'evoluzione dello stile bizantino.
Il registro superiore, di età Teodoriciana, è decorato da una serie di riquadri rappresentanti scene della vita di Cristo, intervallati dal motivo allegorico di un padiglione con due colombe. Le scene, nonostante l'altezza considerevole che rende difficile una loro lettura, risultano particolarmente curate nei dettagli e nel complesso dotate di una loro tridimensionalità.
La fascia mediana, anch'essa di età teodoriciana, è invece composta da riquadri che si alternano alle finestre della basilica e che incorniciano figure di Santi e Profeti dal panneggio delle vesti morbido e ombreggiato. Questi, nonostante l'indefinito fondo oro possiedono un piano prospettico.
Il registro inferiore, risalente alla prima metà del VI secolo (età di Giustiniano), forma una decorazione continua e senza interruzioni che raffigura sul lato sinistro la Città di Classe con il porto, la Teoria delle Sante Vergini, i Re magi e La Madonna in trono mentre, sul lato destro, il Palazzo di Teodorico, il Corteo dei Martiri e Cristo in trono.

I mosaici teodoriciani nelle due fasce più alte sono maggiormente legati alla tradizione romana e ai suoi spunti realistici, come si intuisce dall'inserimento di elementi del paesaggio, dalla maggiore plasticità delle figure e dalla naturalezza dei loro gesti e delle loro azioni. Le scene evangeliche sono infatti descritte qui come episodi di vita quotidiana, quasi a volerne attestare la verità storica.

I mosaici giustinianei, invece, sono di gusto più orientaleggiante e astratto. I paesaggi, ad eccezione di qualche elemento simbolico, scompaiono. Le figure, prive di volume, sembrano sospese e appiattite mentre tutte le forme risultano in generale più geometrizzate.

 

[Guarigione dell'emorroissa (inizio VI secolo d.c.), mosaico, Ravenna, Basilica di Sant'Apollinare Nuovo]

Dal Vangelo di Marco (5, 21-43)

Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

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Il mosaico

Cristo è qui raffigurato imberbe e con il capo nimbato, vestito con una tunica e un pallio color porpora. Alle sue spalle compare un Apostolo, il quale alza una mano come a voler esprimere il disorientamento per la domanda appena posta dal suo Maestro: «Chi mi ha toccato?».
Cristo, senza aspettare la risposta alla sua domanda, avanza però da sinistra verso destra, tendendo la mano verso l'emorroissa inginocchiata in atteggiamento di proskynesis1.

La donna, avvolta in un mantello grigio-verde dai riflessi violacei, rivolge gli occhi verso il basso, mentre le sue mani sono coperte, a simboleggiare l'intoccabilità di Cristo.

Dietro alla donna compaiono poi tre personaggi tra loro raggruppati: i due davanti, di aspetto giovanile e imberbi, sono vestiti con una tunica bianca e con una paenula2, rossa per quello sulla sinistra e color ametista per quello sulla destra. In secondo piano si scorge infine un terzo personaggio con barba di cui risulta visibile solo la testa.

1. Termine greco indicante l'atto di prostrazione al cospetto di una persona riconosciuta come di rango sociale più elevato o comunque come superiore.
2. Mantello rotondo e senza maniche.

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Il coraggio di essere fragili
Riscoprirne il dono alla luce della Bibbia

Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi.

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