La fragilità della donna adultera

Prigionieri del proprio peccato /4

Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Quarta tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Alberto Curioni.

Cristo e l'adultera, di Tiziano Vecellio, è il dipinto scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo quarto del suo libro, Prigionieri del proprio peccato, dove la protagonista è la donna adultera portata davanti a Gesù per essere giudicata e lapidata.

Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trovava il dipinto, consigliamo un lungo momento di silenzio per poterlo guardare e gustare con attenzione. Dopo si possono leggere e meditare le pagine 48-57 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.

Tiziano Vecellio

Artista innovatore e poliedrico, Tiziano Vecellio (1488/1490 – 1576) fu, insieme a Giorgione (1478 – 1510), il grande maestro del tonalismo veneto arrivando a guidare un vero e proprio rinnovamento della pittura. Basandosi sull'uso del colore, il suo linguaggio pittorico si pose infatti come alternativa al "primato del disegno" michelangiolesco1.

Tiziano, ancora bambino, lasciò Pieve di Cadore (suo luogo di nascita) con il fratello maggiore Francesco per trasferirsi a Venezia, dove lo zio Antonio ricopriva una carica pubblica. Qui imparò i primi rudimenti tecnici della pittura dal mosaicista Sebastiano Zuccato e, successivamente, venne messo a bottega da Gentile Bellini (1429 – 1507), pittore ufficiale della Serenissima. Alla morte del maestro, avvenuta nel 1507, Vecellio passò probabilmente a collaborare con Giovanni Bellini, subentrato al fratello anche nel ruolo di pittore ufficiale. Nello stesso anno avvenne anche l'incontro con Giorgione con il quale collaborò per la realizzazione della decorazione esterna del Fondaco dei Tedeschi, ricostruito dopo l'incendio del 1505.

Al 1511 risalgono poi i primi lavori autonomi, tra cui anche Cristo e l'adultera oggi conservato al Kelingrove Art Galley and Museum di Glasgow.

 

[Tiziano Vecellio (1488-1576), Cristo e l'adultera (1511 ca), olio su tela, Glasgow, Kelingrove Art Gallery and Museum]

Dal Vangelo di Giovanni (8, 1-11)

Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosé, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

paoline prigionieri peccato donna adultera curioni p

Il dipinto

Il dipinto raffigura l'episodio in cui Gesù viene interpellato da alcuni farisei in merito alla sorte di una donna sorpresa in flagranza di adulterio. La pericope evangelica racconta come il Salvatore si espresse con parole di perdono, dichiarando che chi fosse stato "senza peccato", avrebbe dovuto scagliare "per primo" la pietra contro di lei.

Il carattere rivoluzionario della tela è chiaramente evidente se visto nel contesto della tradizione artistica veneziana rappresentata da Giovanni Bellini: le sue composizioni, anche quelle con soggetti narrativi, erano infatti contraddistinte da una calma statica, mentre Tiziano impostò pose e gesti in maniera audace e veemente, con figure contraddistinte da un'innovativa robustezza fisica, e i colori dei panneggi accesi di toni brillanti. Nessuna figura del dipinto è infatti statica e tutti si piegano, secondo una spazialità bilanciata, attorno all'ipotetico semicerchio di un palcoscenico, visto con un punto di vista leggermente rialzato.

1. E. H. Gombrich, La storia dell'Arte, Roma, Leonardo Arte, 1997, p. 331.

 

Per approfondire

L'opera è forse L'adultera citata come di Giorgione da C. Sordi nel 1612 in una sua lettera da Venezia a Francesco IV Gonzaga2. Dipinti con analogo soggetto e sempre con il nome di Giorgione sono ricordati nelle raccolte di Michele Spietra a Venezia nel 1656; di Giovanni Vincenzo Imperiale a Genova nel 1661; dei fratelli Pesaro a Venezia nel 1663 e nel 1672 in una collezione privata di Firenze3.

Sull'attribuzione la critica avanzò numerosi nomi. Cavalcaselle (1871) fu il primo a dubitare dell'assegnazione a Giorgione e, in seguito, vennero fatti i nomi di Giovanni Cariani, Sebastiano del Piombo, il Romanino e Domenico Mancini. Per l'attribuzione a Tiziano, oggi la più accreditata, si espressero Berenson (1928 e 1932), Roberto Longhi (1927), Suida (1933), Fiocco (1941), Morassi (1942 e 1966), Pallucchini (1944) e Valcanover (1960). Decisivi sono stati soprattutto i raffronti con gli affreschi di Tiziano della Scuola del santo a Padova, con una simile concertazione dinamica delle figure, in particolare col Miracolo del Neonato4.

Il restauro compiuto da Helmut Ruhemann del 1955 ha riscoperto l'aureola di forma crociata sul capo di Cristo, sciogliendo i dubbi sul soggetto, da alcuni indicato anche come Susanna dichiarata innocente dal profeta Daniele (Conrat, 1945), nel tentativo di riconoscervi una delle quattro storie di Daniele commissionate da Alvise da Sesti a Giorgione nel 1508, secondo un contratto pubblicato da Maolmenti sul quale però Richter espresse dubbi di autenticità. Il Berenson (1928) accertò anche che il dipinto originale venne mutilato di un Busto d'uomo (54,5 x 43,5 cm) sul lato destro, oggi conservato nello stesso museo5.

2 F. Valcanover, L'opera completa di Tiziano, Rizzoli, Milano 1969, p. 102, n. 27.
3 Ibidem.
4 F. Valcanover, L'opera completa di Tiziano, Rizzoli, Milano 1969, pp. 102-103, n. 27.
5 Ibidem.

 

Vai alle altre schede

paoline il coraggio di essere fragili p

Il coraggio di essere fragili
Riscoprirne il dono alla luce della Bibbia

Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi.

acquista


Condividi

la-fragilita-della-donna-adultera.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA