La fragilità di Abramo e Sara

Fare spazio agli altri /3

Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Terza tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Albero Curioni.

Abramo e i tre angeli, di Marc Chagall, è il dipinto scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo terzo del suo libro, Fare spazio agli altri, dove protagonisti sono i tre angeli in visita ad Abramo e Sara.

Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trovava il dipinto, consigliamo un lungo momento di silenzio per poterlo guardare e gustare con attenzione. Dopo si possono leggere e meditare le pagine 36-47 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.

Marc Chagall

Marc Chagall (1887 – 1985), nacque a Liosno, presso Vitebsk, nell'attuale Bielorussia, da una famiglia ebrea molto unita. Dal 1906 al 1909 studiò pittura, prima a Vitebsk, poi alla Scuola della Società Imperiale per la Difesa delle Belle Arti di Pietroburgo. Per vivere nella città, gli ebrei dovevano essere muniti di un apposito permesso di soggiorno e Chagall, per mantenersi, fu costretto a svolgere lavori d'ogni tipo, finendo persino in prigione1.
Nel 1910, grazie alla vendita di alcune sue opere ad un ricco editore, riuscì a trasferirsi a Parigi. Qui entrò in contatto con le emergenti correnti artistiche e di pensiero, avvicinandosi in particolar modo al Cubismo e al Fouvismo e frequentando artisti e intellettuali come Guilliame Apollinaire, Robert Delaunay e Fernand Léger.
Tornato a Vitebsk nel 1914, sposò Bella Rosenfeld e dal loro matrimonio nacque due anni dopo la figlia Ida. Nel 1917 partecipò attivamente alla Rivoluzione Russa, tanto da essere nominato Commissario dell'arte nella regione di Vitebsk. La sua carriera politica non durò però a lungo e, dopo un breve soggiorno a Mosca dove ebbe modo di realizzare la decorazione del Teatro Ebraico (1919 – 1920), lasciò l'Unione Sovietica nel 1923 per tornare a Parigi.
Nel 1941, a causa dell'occupazione nazista, fu costretto a lasciare la Francia trovando rifugio con la famiglia negli Stati Uniti. Nel 1944 l'amatissima moglie Bella morì a causa di un'infezione virale scaraventando Chagall nella depressione.
Tornato in Europa nel 1949 si stabilì in Provenza risposandosi tre anni più tardi con Valentina Brodsky, anch'ella di origine russa ed ebrea. Nel 1957 si recò in Israele, dove creò una vetrata per la sinagoga dell'ospedale Hadassah Ein Kerem (1960) e progettò un affresco per il nuovo parlamento (1966). Chagall tornò anche in Russia dove venne accolto trionfalmente, ma si rifiutò sempre di fare ritorno nella nativa Vitebsk. Morì a 97 anni a Saint Paul de Vence.

Le opere di Chagall si inseriscono in diverse categorie dell'arte contemporanea: pur prendendo parte ai movimenti parigini che precedettero la prima guerra mondiale, compresi il cubismo e il fauvismo, l'artista ne rimase infatti sempre ai margini. I suoi dipinti, ricchi di riferimenti alla sua infanzia, raffigurano scene della Russia popolare europea ed episodi biblici, riflesso della sua cultura e formazione ebraica. Contraddistinto da un'ingenuità fiabesca, il linguaggio di Chagall richiama il primitivismo della pittura russa di inizio XX secolo e in particolare le opere di Natal'ja Sergeevna Gončarova (1881 – 1962) e di Michail Fedorovič Larionov (1881 – 1964)2.
Con il tempo il colore di Chagall supera i contorni dei corpi espandendosi sulla tela. In tal modo i dipinti si compongono di macchie o fasce di colore, sul genere di altri artisti degli anni Cinquanta appartenenti alla corrente del Tachisme (da tache, macchia). Il colore diventa dunque elemento libero e indipendente dalla forma.

Abramo e i tre angeli è parte del ciclo del Messaggio biblico che Chagall realizza tra il 1935 ed il 1956. Il ciclo comprende 17 grandi tele, 194 incisioni e guazzi (che rappresentano scene della Genesi, dell'Esodo e del Cantico dei Cantici) e poi ancora sculture, mosaici, arazzi e una sala per concerti con grandi vetrate. L'artista si approccia nel ciclo alla Bibbia con un atteggiamento molto poetico, vedendola come una grande storia, un racconto pieno di episodi stupefacenti, di figure mitiche e di eventi sovrannaturali. Più che illustrare gli episodi l'autore infatti li re-inventa con il criterio della sua fantasia scegliendoli sulla base delle emozioni che sono in grado di trasmettergli3.

[Marc Chagall (1887-1985), Abramo e i tre angeli, olio su tela, Nizza, Musée National Marc Chagall]

Dal libro della Genesi (18, 1-33)

Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fà pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!».
Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso». Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli.
Il Signore diceva: «Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso».
Disse allora il Signore: «Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere... Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

paoline saggezza stoltezza fragilita abramo e sara curioni p

Il dipinto

Il dipinto racconta l'episodio accaduto alle querce di Mamre; qui Abramo riceve la visita di tre angeli: Gabriele, che annuncia a Sara la nascita di Isacco, Raffaele che guarisce Abramo dopo la circoncisione, e Michele venuto per distruggere Sodoma. L'episodio rappresenta però anche per la tradizione Cristiana il primo incontro dell'uomo con la Trinità. Abramo parla con l'unico angelo di profilo che rappresenta Dio Padre e i cui colori dell'abito si riflettono in quelli del patriarca. Gli altri due angeli, invece, appaiono girati di spalle e hanno ali bianchissime. Quello di destra, vestito con una tunica viola (il colore che Chagall assegna alla sofferenza) è l'immagine di Cristo ed è anche il più vicino al Padre. L'altro angelo, invece, bianco con una striatura verde (colore della vita), rappresenta lo Spirito Santo. È lui che indica con la mano la tavola imbandita: è proprio grazie allo Spirito infatti che pane e vino divengono Corpo e Sangue di Cristo4.

In questa immagine biblica Chagall ci racconta molto dell'uomo moderno il quale, perduta l'intimità di quel banchetto divino, volta le spalle a Dio. Così facendo però volta le spalle a sé stesso e alla sua origine5. Probabilmente anche per questa ragione l'autore pone sullo sfondo la mano di Dio che invita Abramo a uscire da Ur dei Caldei, abbandonando la vuota idolatria della città per andare verso una nuova scoperta di sé.
Ritroviamo poi il patriarca, seguendo la direzione della mano di Dio, nell'angolo destro della tela. Qui L'uomo, in mezzo ai tre angeli, scopre la sorte di Sodoma e Gomorra e intercede per le due città. Ecco allora che Chagall sembra indicare all'uomo moderno, che non percepisce più Dio come una presenza amica ed annaspa dentro la propria solitudine, la via per ritrovare sé stesso, la via per uscire da Sodoma e Gomorra: ed è precisamente la via della familiarità con Dio6.

1. Biografia e vita di Marc Chagall (1887 – 1985) in Settemuse.it.
2. Marc Chagall (ad vocem) in Wikipedia. L'Enciclopedia libera.
3. Marcello Stanzione, Marc Chagall e gli angeli in Zenit. Il mondo visto da Roma.
4. Maria Gloria Riva, In contemplazione tra arte e Bibbia alla vigilia della solennità. Famigliari della Trinità nell'Iride di Chagall in Avvenire, 25 maggio 2013.
5. Ibidem
6. Ibidem

Per approfondire

L'opera è inoltre l'unicadel ciclo in monocromia rossa, ed è anche l'unica in cui né il cerchio né la diagonale sostengano la composizione, ma dove, invece, una rete di verticali e di orizzontali, realizzate secondo un procedimento quasi cubista, determina l'organizzazione del quadro. Ciò rivela l'intenzione dell'autore di dare alle ali dei tre angeli il massimo risalto possibile: la scelta dello sfondo ha infatti come effetto quello di far sporgere gli angeli verso lo spettatore, così da fargli svolgere completamente la loro funzione di messaggeri, non solo tra Dio e l'uomo Abramo, ma anche tra il mondo della pittura e l'osservatore7.

Infine il colore rosso che fa da sfondo alla tela può essere visto da un lato, con un'accezione positiva, come un richiamo all'amore divino della Trinità o come simbolo della vita trasmessa da Sara ad Isacco, dall'altro, in senso decisamente più negativo, come una prefigurazione del sangue che gli angeli si accingono a versare distruggendo Sodoma e Gomorra8.

7. Mirella Lovisolo, Un artista racconta la Bibbia. "Le message biblique" di Marc Chagall in Arte e Fede.
8. Ibidem

 

Vai alle altre schede

paoline il coraggio di essere fragili p

Il coraggio di essere fragili
Riscoprirne il dono alla luce della Bibbia

Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi.

acquista


Condividi

la-fragilita-di-abramo-e-sara.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA