La fragilità di Zaccheo

«Oggi la salvezza è entrata in questa casa» /16

Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Sedicesima e ultima tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Alberto Curioni.

La Vocazione di Zaccheo, è il mosaico scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo sedicesimo del suo libro, «Oggi la salvezza è entrata in questa casa», dove i protagonisti sono Gesù e Zaccheo.

Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trova l'opera d'arte (o dove si trovava), consigliamo un lungo momento di silenzio per poterla osservare e gustare con attenzione. Dopo si possono leggere e meditare le pagine 185-196 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.

Cenni storici

La decorazione musiva della Basilica di San Marco copre un arco di tempo molto ampio ed è probabilmente dettata da un programma iconografico coerentemente unitario. Le prime decorazioni risalgono infatti al Doge Domenico Selvo (1071-1084) ma continuano fino agli inizi del 1400, con l'avvento nella Serenissima di artisti chiamati anche dalla Toscana.

I mosaici più antichi sono quelli dell'abside (raffiguranti Cristo pantocratore e figure di santi e apostoli), e quelli dell'ingresso (raffiguranti ApostoliEvangelisti), realizzati alla fine dell'XI secolo da maestranze greche e veneziane, che mostrano affinità ai mosaici, della Cattedrale Ursiana di Ravenna (1112) o a quelli degli Apostoli nell'abside della Cattedrale di San Giusto a Trieste.

I restanti mosaici dell'edificio vennero invece realizzati nel corso della seconda grande campagna decorativa, a partire dalla metà del XII secolo, da artisti bizantini e veneziani. Questa interessò in particolare l'atrio, che presenta Storie dell'Antico testamento, le tre cupole sull'asse longitudinale, con Apoteosi divine e cristologiche, i relativi arconi, che presentano Episodi dei Vangeli, e le cupole laterali con Storie di Santi.

La Cupola della Pentecoste (la prima a ovest) venne realizzata entro la fine del XII secolo, forse riproducendo le miniature di un manoscritto della corte bizantina. La cupola centrale (detta dell'Ascensione) e quella sopra l'altare maggiore (dell'Emanuele), furono invece decorate successivamente.

Tra il 1220 e il 1240 circa venne realizzata la Cupoletta della Genesi dell'atrio, seguendo fedelmente le illustrazioni della Bibbia Cotton1. Sulle volte e i cupolini successivi si sviluppano invece le storie degli antichi patriarchi: Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè. Seguono poi Le giornate della creazione, in ognuna delle quali è presente la figura di Dio creatore, identificata - secondo l'iconografia orientale - nel Cristo giovane dall'aureola crociata e dalla croce astile.

Nel transetto nord, realizzato in seguito, troviamo la Cupola di San Giovanni Evangelista e negli arconi le Storie della Vergine. Quello sud presenta invece la Cupola di San Leonardo (con altri santi) e sopra la navata destra, Episodi della vita di San Marco. In queste opere, e in quelle coeve della tribuna, gli artisti veneziani introdussero sempre maggiori elementi occidentali, derivati dall'arte romanica e gotica2.

Di epoca più tarda (probabilmente della seconda metà del XIII secolo) sono i mosaici delle cupolette di Giuseppe e di Mosè, nel lato nord dell'atrio, dove si cercano effetti grandiosi con una riduzione delle scenografie architettoniche in funzione della narrazione. Altri notevoli mosaici decorano il Battistero, la Cappella Mascoli e la Cappella di Sant'Isidoro. Le ultime decorazioni musive sono quelle della Cappella Zen (angolo sud dell'atrio), dove avrebbe nuovamente operato un maestro greco di notevole perizia3.

Tutte le scene musive, immerse nell'oro (per la tradizione orientale simbolo della luce divina), sono puntualmente accompagnate da iscrizioni in lingua latina in versi leonini4 che suggeriscono una lettura dell'intero ciclo quasi come ci si trovasse di fronte a un Vangelo miniato: si tratta di brani biblici, puntualmente trascritti o ripresi in forma riassuntiva dalla Vulgata di San Girolamo, oppure di preghiere e invocazioni in forma poetica medievale.

L'episodio di Zaccheo, si trova nel transetto sud in corrispondenza della volta est e narra della conversione operata da Cristo nei confronti del pubblicano.

 

[La vocazione di Zaccheo (XII secolo), mosaico, Venezia, Basilica di San Marco]

Dal Vangelo di Luca (19, 1-10)

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

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Il mosaico

L'iscrizione soprastante alla scena "Praecipis alme Deus: properans, descendo Zacheus" (letteralmente si traduce: "Tu comandi, o Dio della vita; io, Zaccheo, mi affretto a scendere") è la risposta in rima alla richiesta che Gesù fa a Zaccheo di scendere dall'albero per recarsi assieme lui a casa sua.

Sulla sinistra sei discepoli assistono alla scena accogliendo con gesti ed espressioni di scandalo, il fatto che il loro maestro vada a casa di un peccatore.

Il mosaico è un capolavoro dell'arte bizantina realizzato da maestranze greche attive nel cantiere di San Marco nel XII secolo. Risulta privo di qualsiasi contestualizzazione spaziale a eccezione dell'albero di Sicomoro, mentre le figure che lo compongono sembrano rifarsi alle miniature di un Tetraevangelion databile al secolo precedente5. Il gruppo dei discepoli invece, potrebbe essere stato inserito solamente nel XIII secolo, come risulta evidente dal panneggio chiaroscurato delle loro vesti, non equiparabile a quello delle vesti di Cristo e Zaccheo. I volti dei discepoli e di Gesù potrebbero essere frutto di restauri avvenuti tra il XV e il XVI secolo.

1. Giulia Grassi, La "Cupoletta della Genesi" a San Marco, MATDID, italian language for foreigners.
2. Mosaici, in Basilica di San Marco (ad vocem). Wikipedia. L'Enciclopedia libera.
3. Ibidem.
4. Venezia in Guida d'Italia del Touring Club Italiano, 2012, III edizione, p. 227.
5. Zaccheo in B. Bertoli (a cura di), I mosaici di San Marco: iconografia dell'Antico e del Nuovo Testamento, Milano, Electa, 1986, n. 88.

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Il coraggio di essere fragili
Riscoprirne il dono alla luce della Bibbia

Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi.

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