Le regole del discernimento spirituale

Oltre all'evangelico discernimento dei frutti, per riconoscere i veri dai falsi profeti (Mt 7,15- 20), il discernimento può riguardare differenti oggetti, come la vocazione (stato matrimoniale o di speciale consacrazione), la professione, le vicende della vita in funzione del culto spirituale, l'apostolato, la pastorale.

Ricordiamo i cinque imperativi di Paolo:
«Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male» (1Ts 5,19-22). È il testo che Ignazio, proprio all'inizio delle Regole sul discernimento, ha così tradotto: «Regole per sentire e conoscere in qualche modo le varie mozioni che si producono nell'anima: le buone per accoglierle e le cattive per respingerle» [313]. Continuiamo a tenere presente lo scopo del discernimento: cercare e trovare la divina volontà per farla e così offrire i « corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio » (Rm 12,1) e, come scrive Ignazio, «in tutto amare e servire sua divina maestà» [233].

Altro scopo non secondario: appurare se si è sotto l'influsso dello spirito buono e non del cattivo e se si è effettivamente individuata la paterna volontà. In linea di massima possiamo ritenere che si è sotto l'azione del Consolatore quando ci si sente infiammati di amore di Dio; si vede Dio inètutto e tutto in lui si ama; si verifica in noi un accrescimento delle virtù teologali; ci si commuove fino a versare lacrime; ci si sente attirati dalle realtà celesti, eterna felicità inclusa; si gode intima, realizzante pace; si gusta il frutto dello Spirito nei suoi vari aspetti (cfr. Gal 5, 22); ci si dedica – memori del detto di Gesù: « Non chiunque mi dice: "Signore, Signore" [...], ma colui che fa la volontà del Padre » (Mt 7,21) – con maggiore impegno ai propri doveri (cfr. [316]). Il frutto dello Spirito, al singolare, uno solo con molteplici, gratificanti sapori, che impreziosiscono la vita e, unificando, portano a pienezza di gioia.

Il tutto in stile mariano: nell'umiltà, nella gratitudine a Dio, datore di ogni bene, nel generoso servizio dei fratelli e dei più bisognosi in particolare.
Quando, al contrario, si vive nella paura e nella tristezza, nell'inquietudine e nel turbamento; si è pigri, svogliati e disimpegnati, distratti e disinteressati, inquieti e agitati; si è soggetti a tentazioni e si è attratti dalle «opere della carne» (Gal 5,19-21); si è sfiduciati e insoddisfatti (cfr. [317]); si ama il mondo e le cose del mondo e si coltivano sentimenti di superbia, di autosufficienza, di vanagloria..., si è sotto l'azione di una forza di male.

Da: Discernere la volontà di Dio, di p. Pietro Schiavone, sj, Paoline.


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