Lo sguardo: password delle nostre relazioni quotidiane

Comunicando s'impara

Siamo consapevoli degli effetti dei nostri gesti non verbali? Tra questi lo sguardo è un potente elemento di comunicazione che spesso usiamo senza renderci conto. Dagli occhi di una persona possiamo dedurre a cosa è interessata, a cosa sta pensando, cosa attira la sua attenzione ma anche ciò che desidera o intende fare.

Durante la pandemia, causata dal Covid-19, l'utilizzo della mascherina ha cambiato i nostri gesti e il nostro modo di relazionarci con gli altri. Questo prezioso dispositivo di protezione individuale nasconde il sorriso, tuttavia valorizza fortemente il contatto visivo incorniciando il nostro sguardo e mettendo in risalto il linguaggio degli occhi. Infatti, quando incontriamo una persona, la nostra attenzione si focalizza anzitutto su un aspetto cruciale: lo sguardo. Gli occhi sono una parte fondamentale del viso. Attraverso di essi possiamo esprimere una varietà di emozioni. Secondo alcuni studiosi più del 90% della nostra comunicazione quotidiana è non-verbale. Ricordiamo che il primo ascolto appartiene agli occhi, si entra in contatto con lo sguardo prima che con la voce.
Scrive Massimo Gramellini: «Credendo che il potere risieda nella parola, trascorriamo ore a limare il testo di un sms per la persona amata, convinti che sarà un aggettivo a modificare la temperatura del suo cuore. Mentre sono sempre e soltanto i gesti. E il gesto per antonomasia è lo sguardo, che parla un linguaggio magico che le parole possono solo inquinare».
Manifestiamo più pensieri con uno sguardo che con le parole. È con l'incrocio degli sguardi che inizia una relazione interpersonale perché i nostri occhi "parlano" più delle nostre parole. Essi esprimono emozioni, atteggiamenti, intenzioni, creano empatia o antipatia. Attraverso il linguaggio degli occhi passa il nostro io più profondo. Infatti il contatto visivo è un linguaggio autentico perché non ha tempo per calcolare, è immediato e più rapido dell'inganno.

Il nostro modo di guardare l'altro rispecchia dunque il nostro essere. Gli occhi dischiudono il nostro intimo esistenziale. Lo sguardo è veramente la finestra dell'anima. Se sostituiamo al termine "anima" quello di "mente" possiamo dire che lo sguardo ci consente di arrivare alla mente dell'altro, a cosa sente e soprattutto a cosa pensa. Lo sguardo annulla la distanza e crea presenza, genera contatto e incontro. All'opposto, rifiutare lo sguardo è rifiutare l'incontro, ignorare l'altro; quando si vuole evitare di entrare in comunicazione con una persona si evita di guardarla. Così pure chi ha difficoltà a socializzare evita di guardare, ha paura di fissare gli occhi negli occhi. L'assenza di contatto visivo, almeno nella nostra cultura odierna, può essere segno di ostilità, di timidezza, di rifiuto, di assenza (sguardo nel vuoto). Oppure lo sguardo fisso, perso, dice depressione, alienazione.
Con lo sguardo si può distruggere una persona o ricostruirla, farla innamorare oppure spaventare, spegnerla o infonderle fiducia, farla piangere o confortarla. Nell'incontro interpersonale l'espressione dello sguardo deve essere tale da favorire al massimo livello una comunicazione autentica e liberatoria. Tutti noi sappiamo riconoscere uno sguardo attento, empatico, inoffensivo. Percepiamo quando siamo incoraggiati a proseguire, quando chi parla lo si sta seguendo e lo si comprende; può continuare a dire ciò che vuole perché non ha nulla da temere, neppure il giudizio. Guardare senza intimorire o sentirsi intimoriti.

Ricordiamo gli sguardi di Gesù nel Vangelo: l'incontro con il giovane ricco (Mc 10, 17-27), lo sguardo rivolto a Pietro durante il processo, dopo il rinnegamento (Lc 22, 61-62). Con Gesù il dialogo fra Dio e l'uomo diventa concreto, diventa incontro quotidiano sulle strade, nelle case, nelle piazze, è sguardo, ascolto, parola, chiamata, guarigione, sostegno, misericordia, correzione, donazione senza misura.
Il messaggio per la 55a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, celebrata domenica 16 maggio scorso, ha avuto come tema: «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono. Scrive Papa Francesco: «La forte attrattiva di Gesù su chi lo incontrava dipendeva dalla verità della sua predicazione, ma l'efficacia di ciò che diceva era inscindibile dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti e persino dai suoi silenzi».
È questo il segreto: vedere l'altro ogni giorno con occhi nuovi, con quello sguardo di fede che ci fa scorgere nell'altro - che ci è prossimo - un figlio di Dio. Occorre affinare lo sguardo e accorgersi che il mondo di Dio passa anche attraverso i nostri sguardi accoglienti e attenti a chi ci è accanto.


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