Mai più schiavi

Biram Dah Abeid e la lotta pacifica per i diritti umani

In Mauritania convivono berberi e neri. I primi sono la minoranza dei quattro milioni di abitanti del Paese, i secondi sono oltre due terzi della popolazione. Nonostante la schiavitù sia stata abolita nel 1981, attualmente circa trecentomila neri sono schiavi dei berberi. Alla causa della loro liberazione ha dedicato la vita Biram Dah Abeid, il «Gandhi della Mauritania».

Mai più schiavi.La schiavitù sembra un argomento superato, fuori moda...
«Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma»: così recita l'articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
A settant'anni da quell'evento, grande passo avanti nella civiltà, in realtà a tutt'oggi la schiavitù non è scomparsa dalla faccia della terra. Anzi, ha assunto nuove forme, come lo sfruttamento della manodopera con paghe ingiuste, la prostituzione forzata e la schiavitù sessuale di donne e bambini...
Il rapporto 2016 del Global Slavery Index, realizzato dalla fondazione australiana Walk Free, sostiene che ci sono 45,8 milioni le persone nel mondo che vivono in stato di schiavitù; la gran parte dei quali sono cittadini di cinque Paesi: India, Cina, Pakistan, Bangladesh e Uzbekistan.
In Africa un Paese e un uomo sono protagonisti di una storia molto interessante da raccontare: si tratta della Mauritania e di Biram Dah Abeid, un nero nato libero, che nel 2008 ha fondato l'«Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista» (IRA), movimento nonviolento contro lo schiavismo nel suo Paese.

La situazione in Mauritania

Innanzi tutto, la Mauritania: un territorio vasto tre volte l'Italia e abitato soltanto da quattro milioni di persone, per il 75% desertico e roccioso; un ponte tra il mondo arabo (Marocco e Algeria) e l'Africa nera. Prima Repubblica islamica creata nel secolo scorso, la sua popolazione è composta per il 20% di arabo-berberi e per circa il 50% di cosiddetti haratin, neri arabizzati discendenti di ex schiavi affrancati o ancora in stato di dipendenza dai loro padroni arabo-berberi; il resto è composto da neri liberi, appartenenti a varie etnie che vivono anche nei Paesi limitrofi (Mali, Senegal).

In Mauritania, dove la schiavitù è stata ufficialmente abolita nel 1981, e il divieto è stato ribadito da due leggi del 2007 e del 2015, gli schiavi si aggirano attorno al 10-15% della popolazione. Il fenomeno è dovuto anche al fatto che i nuovi nati non vengono iscritti all'anagrafe e, in quanto tali, non esistono di fronte allo Stato e non godono di diritti come cure mediche in ospedale, formazione scolastica, possesso della terra, esercizio dell'autorità sui figli, che spesso sono separati dalla madre e ceduti a parenti del padrone.
Gli schiavi non ricevono compenso per il lavoro che fanno, a parte il vitto e un posto per dormire, e spesso subiscono pesanti angherie. La sorte delle donne, più preziose in quanto «fattrici» di nuovi schiavi, è la peggiore: lavorano duramente e sono spesso vittime di violenza sessuale da parte dei padroni.

Un uomo coraggioso e pacifista

Biram Dah Abeid «è un uomo coraggioso. Fierezza, rettitudine, orgoglio e dignità... oltre a un altruismo che è tipico dei difensori dei diritti umani: coloro che non si accontentano di rivendicare il rispetto dei propri, ma che mettono in gioco la loro stessa vita per difendere quelli degli altri. Sanno bene che i diritti o sono di tutti, oppure sono privilegi» (dalla Prefazione).

All'alba del XXI secolo, Biram Dah Abeid sogna l'uguaglianza anche per gli uomini e le donne del suo Paese. Grazie a lui e agli attivisti di IRA Mauritanie, donne e uomini haratin hanno avuto il coraggio di spezzare le catene che li tenevano in soggezione economica e psicologica e di rivolgersi alle autorità per chiedere il rispetto della legge mauritana che ha abolito la schiavitù.
Biram crede nella bontà delle sue idee, nella giustizia della sua battaglia, nei principi di uguaglianza proclamati dal Corano. Il suo metodo di opposizione è pacifista. Forte di due premi internazionali ottenuti nel corso del 2013, Biram Dah Abeid nel marzo del 2014 si è presentato per le elezioni presidenziali come candidato indipendente, ma non è risultato eletto. In questo tempo si sta preparando per le elezioni presidenziali del 2019, e nello stesso tempo continua a lavorare per il cambiamento socio-culturale del suo Paese. La stampa internazionale l'ha talora definito il «Nelson Mandela della Mauritania». Ma Biram Dah Abeid controbatte: «Mandela è stato un grande leader, ma non era un non violento... Io ho scelto la non violenza, è questa la mia strada».


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Biram Dah Abeid e la lotta pacifica per i diritti umani 

Biram Dah Abeid, il Mandela della Mauritania, è stato più volte in carcere per il suo impegno contro la schiavitù, abolita in Mauritania nel 1981 sulla carta, ma tutt'ora viva e protetta da una rete di connivenze e complicità. Un coraggioso impegno di civiltà.

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