Maria nelle origini cristiane

Profilo storico della mariologia patristica

La Chiesa dei primi secoli era consapevole della funzione essenziale e decisiva svolta da Maria in qualità di madre di Cristo nell'economia della salvezza. Tale significato storico-salvifico della Vergine, rilevano gli studiosi, si consolidò progressivamente nella Chiesa prenicena docente e discente.

I primi autori cristiani posero i fondamenti del culto alla Vergine, radici che hanno come denominatore comune la verginale maternità salvifica della Madre del Signore. Prima di tracciare il profilo storico delle più antiche testimonianze cultuali che ci sono pervenute e di valutarne la portata, è opportuno puntualizzare che nei primi secoli non è agevole distinguere le manifestazioni cultuali liturgiche da quelle non liturgiche. Pertanto, con il termine "culto" – al di là delle distinzioni che verranno in seguito – nell'ambito dei primi secoli si intende designare «l'atteggiamento riverente (espresso nelle forme più svariate) che le prime comunità cristiane e i singoli fedeli hanno assunto nei confronti della «Madre del Signore» per il ruolo da lei svolto nel mistero della salvezza.

Testimonianze cultuali di indole omiletica, innografica, sacramentale.

Dopo l'Omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi di cui si è già detto, vanno ricordati l'anafora eucaristica e il rito battesimale. Leone Magno ha rilevato: «Ciò che era visibile nel nostro Redentore, è passato nei riti sacramentali». Due riti sacramentali appaiono, fin dalle origini, caratteristici e costitutivi della liturgia cristiana: il battesimo e la coena Domini; insieme essi costituivano l'iniziazione cristiana. È assai significativo, sotto l'aspetto cultuale, che, là dove veniva commemorata e resa presente l'opera salvifica di Cristo, venisse ricordata anche la Vergine Madre.

In una autorevole testimonianza primitiva qual è La tradizione apostolica – risalente alla prima metà del III secolo, ma contenente formulari liturgici più antichi –, nel cuore della celebrazione eucaristica, la Chiesa che celebra l'anamnesi del Salvatore commemora e rivive anche l'evento salvifico dell'incarnazione verginale:

Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo del tuo diletto figlio Gesù Cristo, che negli ultimi tempi hai inviato a noi come salvatore, redentore e messaggero della tua volontà; [...] che hai mandato dal cielo nel seno di una vergine e accolto nel grembo, si è incarnato e si è manifestato come Figlio tuo, nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine.

L'evento dell'incarnazione, fondamentale nel progetto salvifico di Dio per l'uomo, è presentato dall'autore come invio del Verbo dal cielo nel grembo della Vergine. È chiaro che si tratta di una formulazione dottrinale che tuttavia ha luogo in un contesto marcatamente liturgico. La Vergine è menzionata due volte nell'anafora, perché ha svolto una funzione essenziale nel piano della salvezza è la madre vergine di Cristo, Verbo di Dio, salvatore dell'uomo. Non si può rendere grazie a Dio per il dono della salvezza senza associarvi radicalmente Maria: in lei è cominciata l'economia della salvezza. Non a caso questa primordiale presenza della Vergine nell'anafora eucaristica diventerà continua e avrà spazio in ogni prece eucaristica delle varie liturgie che si succederanno nel tempo della Chiesa. [...]

Da: Maria nelle origini cristiane. Profilo storico della mariologia patristica, di Angelo Gila, Paoline.

9788831549004 pMaria nelle origini cristiane
 

Questo saggio è un contributo importante per studenti e seminaristi e per chi vuole fondare la sua conoscenza e la sua devozione mariana su una roccia solida.

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