Offrire e disporre fiori

Arte floreale /1

L'artista di fiori, nello spazio-chiesa in cui opera, ha a disposizione un luogo singolare e, oltre la necessaria preparazione tecnica, deve premurarsi di conoscere questo spazio e tutto ciò che vi accade. Per questo dedichiamo qualche puntata del percorso formativo sull'Arte floreale per la liturgia alla riflessione sull'edificio, sulle nostre chiese e le loro singolarità.

Le composizioni floreali entrano a far parte dell'insieme, illuminano e trasfigurano lo spazio, sottolineano un evento e ne fanno un tempo speciale.
Nella notte di Pasqua, al lume del cero pasquale, qualche mese fa abbiamo ascoltato la prima pagina della Bibbia: Dio, creando, ha disposto tutto in maniera bella, ordinata. Dio è il primo Artista! Egli crea bellezza e si compiace delle opere sue e gioisce molto per loro! Quando darà disposizione di costruire un santuario nel deserto, ne mostra il modello a Mosé sulla montagna; poi lo aiuta a realizzarlo donando il suo Spirito agli artisti. Perché l'opera d'arte è frutto dello Spirito creatore di Dio partecipato agli uomini; la «costruzione» ha il suo modello nel cielo.
Ora, il santuario mobile nel deserto che accompagnava il cammino del popolo di Dio era il luogo ove si posava la Presenza di Dio, come nube di giorno e come colonna di fuoco la notte; era il luogo ove si poteva incontrare e consultare Dio che i cieli dei cieli non possono contenere, come canterà Salomone nella dedicazione del suo splendido Tempio costruito di pietra, legno e altri materiali, a Gerusalemme, in alto, a difesa della città.
Nella Pentecoste, abbiamo celebrato Gesù come il vero Tempio, il Luogo ove abita Dio, vero Spazio ove si può incontrare Dio e gli si può rendere culto. Gesù Signore, morto e risorto, salito al cielo, ha donato lo Spirito dalla sua umanità risorta, egli è il nostro unico Tempio. Ma, come ci insegnano Pietro e Paolo nei loro scritti, noi pure siamo pietre vive di questo Tempio nuovo, noi formiamo il Corpo diffuso del Signore risorto, noi siamo la comunità dei chiamati, la ekklesia = la Chiesa.
Succede pure che al luogo ove ci raduniamo diamo questo nostro nome: chiesa! Questi spazi ordinati e costruiti con arte fin dai primi secoli cristiani, sono spazi simbolici, organizzati in modo tale da ricordarci sempre ciò che siamo, dove andiamo, chi celebriamo e perché. Sono spazi che parlano di Cristo e del suo mistero di salvezza, sono spazi che parlano di noi.
L'artista che interverrà in questo spazio disponendo fiori, dovrà conoscere la valenza esatta di ogni parte per non sviare ma orientare e accompagnare la comunità in maniera corretta.

Chiese, assemblea, celebrazione

La Commissione episcopale per la liturgia CEI, nella Nota pastorale su: L'adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, insiste su una lettura simbolica singolare delle chiese e spiega lo stretto rapporto tra assemblea, edificio e celebrazione del Mistero di salvezza:

«Tra assemblea celebrante ed edificio nel quale avviene la celebrazione sussiste un legame profondo: la celebrazione della liturgia cattolica è tutt'altro che indifferente all'architettura e, viceversa, l'architettura di una chiesa non lascia indifferente la liturgia che vi si celebra. In secondo luogo, tale legame non è dato una volta per tutte ma muta nel corso della storia: come non esiste una liturgia immutabile, così non esiste un'architettura e un'arte per la liturgia che siano immutabili. Di conseguenza, è necessario abbandonare l'erronea convinzione secondo la quale, essendo immutabile la liturgia cattolica anche l'architettura in cui la liturgia si sviluppa dovrebbe considerarsi immodificabile (n. 11).
Il dato permanente e originario della tradizione cristiana considera l'assemblea, o sacra convocazione (ecclesia) dei dispersi figli di Dio (cf. Gv 11,52), come matrice irrinunciabile di ogni ulteriore definizione spaziale, momento generatore e unificante dello spazio in vista dell'azione cultuale: l'edificio che l'accoglie è segno forte della comunità viva nella sua dimensione storica e stabile riferimento visivo anche per i non credenti. Elemento caratterizzante l'edificio per la celebrazione cristiana è, inoltre, la sua capacità di essere simbolo della realtà tangibile che in esso si compie, ossia la comunione con Dio che si attua soprattutto nella celebrazione dei sacramenti e nella liturgia delle ore. Inoltre, la chiesa edificio, poiché evoca questa comunione già in qualche modo anticipata e vissuta si può considerare un luogo escatologico, "segno e simbolo delle realtà celesti". In questa prospettiva simbolica, infine, come le varie celebrazioni liturgiche rinviano l'una all'altra a formare realtà unitaria, così la chiesa-edificio non è l'insieme delle sue parti ma un organismo unitario (n. 12).
I molteplici linguaggi ai quali la liturgia ricorre: parola, silenzio, gesto, movimento, musica, canto, trovano nello spazio liturgico il luogo della loro globale espressione. Da parte sua lo spazio contribuisce con il suo specifico linguaggio a potenziare e a unificare la sinfonia dei linguaggi di cui la liturgia è ricca. Così anche lo spazio, come il tempo, viene coinvolto dalla celebrazione del mistero salvifico di Cristo e, di conseguenza, assume caratteri nuovi e originali, una forma specifica, tanto che se ne può parlare come di una "icona". Ad esempio, la chiesa-edificio si può considerare una "icona escatologica" grazie al collegamento dinamico che unisce il sagrato alla porta, all'aula, all'altare e culmina nell'abside, grazie all'orientamento di tutto l'edificio, al gioco della luce naturale, alla presenza delle immagini e al loro programma. Nella progettazione, costruzione e gestione di un edificio liturgico si riflette, in qualche modo, la vita della comunità cristiana nel suo incontro con Dio attraverso la liturgia e il culto. Da questo punto di vista, la chiesa-edificio si può considerare una "icona ecclesiologica": di volta in volta essa è sentita come il luogo della Chiesa in festa, come il luogo della Chiesa in raccoglimento e in preghiera, come il luogo in cui la Chiesa esprime la propria natura intensamente corale e comunitaria. La scelta delle forme, dei modelli architettonici, dei materiali ha come fine di manifestare la realtà profonda della Chiesa» (n. 13). [...]

Prossimamente, visiteremo singolarmente alcune parti architettoniche importanti delle nostre chiese.

«La revisione dei riti ha cercato una nobile semplicità (cf. SC, 34) e dei segni facilmente comprensibili ma la semplicità auspicata non deve degenerare nell'impoverimento dei segni, al contrario: i segni, soprattutto quelli sacramentali, devono possedere la più grande espressività. Il pane e il vino, l'acqua l'olio, e anche l'incenso, le ceneri, il fuoco e i fiori, quasi tutti gli elementi della creazione hanno il loro posto nella liturgia come offerta al Creatore e contributo alla dignità e alla bellezza della celebrazione» (Giovanni Paolo II, Vicesimus quintus annus, 10).

 

vita in cristo giugno luglio 2018 pLa Vita in Cristo e nella Chiesa n. 6
giugno-luglio 2018

Con questo numero doppio ci avviamo verso l'estate, tempo di meritato riposo e riflessione più calma e tranquilla, magari nel silenzio della natura e in compagnia di qualche buon libro che alimenti il nostro spirito. Alle pp. 29-36 un inserto è dedicato agli spazi per la liturgia con la presentazione di una cappella per la preghiera di una comunità religiosa..

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