Se guardo le stelle...

Attraverso spunti di Lectio divina, Madre Cànopi traccia un itinerario di vita spirituale seguendo le stelle nella Sacra Scrittura, dal racconto della creazione al cammino di Abramo, alla profezia di Baruc fino all'esortazione di San Paolo ai cristiani perchè risplendano come luce nella notte, a immgine di Cristo, stella radiosa del mattino.

In principio Dio creò il cielo e la terra... Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu (Gen 1,1.3). Dio crea chiamando per nome le creature, una a una, e sembra che davvero esse vengano all'esistenza rispondendo: «Mi hai chiamato, eccomi!» (cfr. 1Sam 3,5). Nell'immediatezza di questa risposta c'è un'esplosione di gioia, «la gioia di esistere!».

Il cantico delle creature con cui si apre la Bibbia è una liturgia della vita. Nel susseguirsi dei giorni della creazione ogni nuova creatura che viene alla luce aggiunge una nota al canto corale. Quando le stelle, rispondendo alla divina chiamata, cominciano a brillare nello spazio, il loro canto porta allegrezza nella notte. Sembra che il Creatore le abbia disseminate nello spazio a manciate, generosamente, come il seminatore del Vangelo sparge i semi di frumento. Tutte si muovono in obbedienza a un ordine perfetto, impresso in loro dalla stessa volontà divina. Non si scontrano, non escono dalle loro orbite, ma splendono di gioia per colui che le ha create. Sono miriadi di miriadi, ma ognuna è unica. E l'uomo, memore del suo compito di dare il nome alle creature, le ha nominate lasciandosi ispirare dai meravigliosi disegni che esse formano nel cielo. Sembra che questo sia detto per fare poesia, ma la realtà è molto più bella della nostra capacità di descriverla e di goderla. Il cielo stellato parla con quel suo silenzio che è pura lode: Tibi silentium laus! (Per te il silenzio è lode: Sal 65,2). È il canto delle stelle, luminose sentinelle alla dimora di Dio. Di fronte a tale spettacolo naturale l'uomo sta con tutta la sua piccolezza, con la sua grandezza, con la sua povertà e il suo inesausto desiderio.

Il salmista – che è l'uomo di sempre – dà voce al suo stupore e porta alla luce le domande più profonde del cuore: O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza... (Sal 8,2). Il cielo lo rimanda subito al suo Creatore e, guardando la volta stellata, a lui vuole rivolgere il suo canto di lode andando oltre il cielo stesso, così immenso da incutergli un santo timore e fargli sentire tutta la propria piccolezza: Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi? (Sal 8,4-5). Cerchiamo anche noi di guardare il cielo! Quanto più si cerca di esplorarlo e di penetrarlo, tanto più si fa grande il suo mistero. Il cielo stellato rimane sempre lo spettacolo più suggestivo e affascinante che possa presentarsi ai nostri occhi, fin da bambini. Quando cantiamo il Salmo 8, anche noi siamo pieni di stupore e pieni di gratitudine, perché in tutto quello splendore di bellezza e di grandezza Dio ci vede, ci ama. Non siamo dimenticati perché piccoli, non trascurati perché di poca importanza, ma siamo ancor più sotto il suo sguardo, perché «preziosa agli occhi di Dio» è la vita di ogni essere umano. Ed egli, adeguandosi a noi, attraverso tutto ci parla e ci attira a sé, al suo amore; ci fa sollevare lo sguardo: I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia (Sal 19,2-3). Dio ci parla nello splendore del giorno e nell'oscurità della notte; ci parla attraverso le miriadi di stelle che brillano nel cielo notturno, come un divino messaggio per noi: piccoli esseri di un piccolo pianeta. Eppure il Signore si prende cura di noi perché è amore, e l'amore si volge al piccolo e al grande, ai cieli e alla terra, all'alto monte e al granellino di sabbia. (...)

Noi "stelle" di Dio

L'amore eterno è la sorgente di tutto; un amore umile che si china sui poveri e li conosce a uno a uno così come conosce a una a una le stelle del cielo. Un significativo accostamento del salmista ci lascia persino pensare che siamo noi le «stelle» di Dio! È bello cantare inni al nostro Dio, è dolce innalzare la lode. Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome (Sal 147,1.3-4). Gesù stesso ci invita a non aver paura, perché siamo nelle mani del Padre: «E non abbiate paura... Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati  (Mt 10,28.30). Esistiamo perché siamo chiamati, guardati e conosciuti da Dio; perché siamo oggetto delle sue continue attenzioni, che talvolta sono anche richiami. Siamo stelle, ma in alcune circostanze ci allontaniamo dalla nostra orbita e ci perdiamo nel vuoto, cadendo allora nell'angoscia del nulla. Sono tanti i passi della Scrittura in cui questo tema ricorre, proprio alludendo alle stelle. Il più noto è forse il passo del profeta Baruc. Per aiutare il popolo di Israele, e noi, a individuare i motivi della propria tristezza, dice: «Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!» (Bar 3,12). Poi mostra le stelle che nel cielo brillano di gioia, perché alle continue chiamate di Dio rispondono sempre: «Eccomi!» (cfr. Bar 3,34-35).

Infatti, quando ci sentiamo tristi? Quando ci sentiamo invecchiare? Quando il nostro cuore non è più rivolto alla sua sorgente e non si alimenta più all'amore di Dio; ritrova, invece, la gioia e la giovinezza quando ascolta e mette in pratica la parola di Dio, quando aderisce a Dio con obbedienza d'amore. Anche nel libro del Siracide si legge un bellissimo canto al cielo, dove le stelle brillano per la loro bellezza, che è splendore della loro obbedienza: Bellezza del cielo è la gloria degli astri, ornamento che brilla nelle altezze del Signore. Stanno agli ordini di colui che è santo, secondo il suo decreto, non abbandonano le loro postazioni di guardia (Sir 43,9-10). Stupore di bellezza! Sono là, nella volontà di Dio, da essa ricevono e irradiano pace e gioia.

Da: Come astri nel cielo, di Anna Maria Cànopi, Paoline


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