«Ci siamo! Adesso anche il volontariato si inventano i miei, pur di impegnarmi in qualcosa!». Crescere nei valori essenziali della vita e nell'impegno concreto, è questo l'invito che scaturisce dalla lettera di Gigi Cotichella, al figlio Simone, pubblicata nel dossier interno della rivista "Catechisti parrocchiali" sul numero di maggio 2021.
Un'ultima lettera, per quest'anno, a mio figlio Simone. Desidero concludere focalizzando ciò che conta davvero, che ci fa prossimi e ci aiuta ad essere «veri esseri umani».
Carissimo Simone,
nell'ultimo periodo ti ho obbligato allegramente a venire con me, per fare volontariato alla Caritas parrocchiale. Un impegno tutto sommato facile. Ogni 15 giorni collaboriamo a preparare i pacchi di viveri e a distribuirli. Tu mi hai guardato «stranito», ma hai accettato e hai messo una condizione: si va insieme. Stiamo andando insieme, tra mille incastri che la vita ci chiede. Usi il tuo solito stile: cerchi di capire le cose da fare e, quando hai chiaro lo schema, le realizzi il prima possibile, per metterti, poi, a osservare.
E arrivano le tue domande per comprendere: «Perché si diventa poveri? Perché ci sono persone bisognose e altre che sembrano stare bene?». E poi la domanda delle domande: «Perché dobbiamo aiutarli?». Non è una domanda irriverente, ma chiedi proprio il motivo profondo.
Ti rispondo con le parole dell'ultima enciclica del Papa: perché siamo tutti fratelli. Perché dietro quella persona ci può essere un tuo amico o parente; perché ogni persona ha diritto alla felicità. Questo tempo ci sta mettendo a dura prova. Dicono che, nei prossimi mesi, ci saranno circa 850.000 depressi diagnosticati in più. Quasi un milione di persone non avrà più voglia di vivere. Se succedesse a noi non vorresti che ci dessero una mano? Non andiamo alla Caritas perché ci sentiamo migliori degli altri, ma perché siamo tutti fratelli e sorelle e, sostenendo loro, aiutiamo noi stessi.
A uno dei miei corsi ho incontrato una persona meravigliosa, Salvatore, impegnatissimo nel volontariato. Lui chiama i poveri «amici con qualche problemino; definirli "poveri" significherebbe metterli su un gradino più basso».
Siamo tutti fratelli e sorelle. Non ci è facile comprenderlo... Ogni sera preghiamo il «Padre nostro» che ci ricorda questa grande realtà. Tu cerchi di migliorare il tuo atteggiamento verso le tue sorelle; spesso lo fai per mamma e papà, perché sai che tutti e quattro siete amati in modo personale e unico. Così avviene quando aiutiamo i poveri: Dio ci ama tutti e, quando ci adoperiamo per loro, collaboriamo con Dio. In tal modo esprimiamo la nostra gratitudine per ciò che abbiamo e permettiamo al bene di espandersi. Andando alla Caritas la prossima volta, non ti aspettare il grazie, ma ringrazia tu loro, perché ci permettono di compiere cose meravigliose.
Tuo papà
• In un incontro intervistate qualche volontario che aiuta i poveri o i malati. Chiedete se è vero che ricevono tanto quanto danno e con quali sentimenti si avvicinano a queste persone.
• Condividete insieme: proponete un lavoro, un impegno per dare una mano a chi rimane indietro.
Sia il confronto sia la decisione sull'impegno da assumere si può proporre in modalità online. L'animatore prepara le domande precedentemente, in modo mirato.
Dall'articolo: Valori insetimabili, di Gigi Cotichella, in "Ragazzi&Dintorni", dossier di Catechisti parrocchiali 8 - Maggio 2021
Gli itinerari di «catechesi mistagogica», sulla scia di Marco, Immettono nel dinamismo di grazia, il cui simbolo è «la veste bianca»; essa indica il rivestirsi di Cristo per vivere atteggiamenti e comportamenti di tenerezza, bontà, umiltà... In tale linea si pongono i sussidi, il cammino verso la Pasqua e i contributi formativi. Dossier è su: #70volte7.
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