Venite e guarite

I «dieci gesti» di Gesù per una nuova umanità

Una Chiesa che vuole essere soggetto affidabile di evangelizzazione, deve essere prima di tutto oggetto sensibile di una misericordia che guarisce, attraverso una compassione ricevuta che trasfigura l'umanità e la rende trasparente a quella forza divina che abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna.

Il Convegno della Chiesa italiana del prossimo novembre ha come tema un appello: In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Le varie comunità ecclesiali si sono preparate e continuano a prepararsi a questo appuntamento non solo con riflessioni teoriche, ma attraverso l'elaborazione di uno stile incarnato per assumere il Vangelo nella propria vita, fino a farsene volto leggibile per tutti quelli che incontriamo sulle strade della nostra esistenza quotidiana. La domanda si fa naturale: «Dove possiamo attingere i tratti di questa umanità nuova per farcene testimoni affidabili?».

Non è difficile rispondere a questa domanda. Bisogna ritornare al Vangelo lasciando che non solo le parole, ma anche i gesti del Signore Gesù divengano il lievito del nostro essere uomini e donne nel nostro tempo. Così, pure l'indizione del Giubileo dell'Anno Santo della Misericordia ci spinge a cercare, proprio nei tratti del volto di Cristo Signore, l'alfabeto della compassione, che ci renda riconoscibili come discepoli dell'unico maestro e dell'unico Signore.

Sulle orme del Vangelo

Questi due appuntamenti di Chiesa possono diventare così l'occasione per rimettersi alla scuola del Vangelo per cercare di assumere lo stesso stile, gli stessi modi, la stessa andatura che ci renda possibile trasmettere quell'esperienza di salvezza che abbiamo vissuto in prima persona. La prima cosa di cui siamo testimoni è che l'incontro con il Signore ci ha fatto bene... ci fa sentire meglio. In Cristo Gesù ci è dato di contemplare l'icona e l'archetipo della nostra umanità in cammino verso se stessa per ritrovare l'immagine e la somiglianza con Dio.

Come diceva Tertulliano, "Cristo è l'uomo certior et verior" ed è alla scuola del Signore Gesù che possiamo camminare verso un'umanità più certa e più vera, che si offra come speranza e come testimonianza, nell'incertezza che viene dalla particolare complessità del tempo che viviamo in cui il nostro stesso modo di pensarci «in umanità» è scosso. Dal punto di vista della grande tradizione spirituale e, in particolare monastica, per ritrovare il nostro volto autentico di uomini e donne è necessario accettare di entrare in un cammino di purificazione, che apra a un'illuminazione capace di farci ritrovare quell'armonia che dall'interno di noi stessi si effonde attorno a noi, restituendo pienezza di senso alle nostre relazioni. Si tratta di un cammino di guarigione da tutto ciò che ha imbrattato, fino a rendere illeggibile la moneta della nostra umanità per riconoscervi l'immagine stessa del Creatore. Si tratta di scrostare, pulire fino a far brillare di nuova luce ciò che è stato sempre là ed era solo un po' incrostato di disumanità.

Dieci gesti per tornare a brillare

Per fare questo cammino vogliamo rileggere i «dieci segni» (cfr. Mt 8-9) che il Signore Gesù compie, subito dopo aver ammaestrato le folle e i discepoli con il Discorso della montagna. Le «dieci parole» delle beatitudini diventano così «dieci gesti» di guarigione attraverso cui il Signor Gesù ci indica la via per diventare, a nostra volta, uomini e donne «più certi e più veri», più affidabili per noi stessi e per gli altri. Attraverso il metodo monastico della lectio divina, nelle pagine del testo Venite e guarite, cerco di ripercorrere alcune parole chiave del prossimo Convegno della Chiesa Italiana, a partire da uno di quei «dieci gesti» che l'evangelista Matteo ci fa contemplare come la medicina che il Signore offre a quanti incontra sul suo cammino, per ritrovare la propria integrità e aprirsi a una gioia ritrovata e sempre più condivisa.

Le parole e le sfide del Convegno suonano così: un umanesimo in ascolto, un umanesimo concreto, un umanesimo plurale e integrale, un umanesimo di trascendenza. Per guarire da tutto ciò che offusca e impedisce questo cammino di autentica umanizzazione ci sono offerti cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.

I racconti dei gesti terapeutici del Signore, nella seconda sezione del Vangelo secondo Matteo, diventano nostra guida per comprendere come realizzare quell'umanesimo cui siamo chiamati e per delineare il modo per attraversare esistenzialmente i verbi senza i quali nessun umanesimo, cristologicamente compatibile, sarebbe mai possibile.

Quei dieci gesti, scaturiti dalle dieci parole, sono per tutti una «traccia» di conversione e di guarigione per ritrovarci più umani e più affidabili in umanità. In una parola: più figli del Padre, più discepoli del Vangelo, più fratelli per ogni uomo e per ogni donna, del cui cammino ci sentiamo non spettatori annoiati, ma appassionati compagni di viaggio.

 

FRATEL MICHAELDAVIDE SEMERARO, monaco dal 1983, vive nella Koinonia de la Visitation a Rhêmes Notre-Dame in Valle d'Aosta. Dopo i primi anni di formazione monastica, ha conseguito il Dottorato in Teologia Spirituale presso l'Università Gregoriana di Roma. Coniugando la sua esperienza monastica con l'ascolto delle tematiche che turbano e appassionano il cuore degli uomini e donne del nostro tempo, collabora con alcune riviste, tiene conferenze e accompagna ritiri. Per ulteriori informazioni vedi: www.lavisitation.it

Con Paoline ha pubblicato: Etty Hillesum: umanità radicata in Dio (2013), Saliamo a Gerusalemme. Itinerario quaresimale quotidiano (2014), Andiamo a Betlemme! Itinerario quotidiano per l'Avvento (2014) e con altri autori, Felice di essere cristiano. Un anno con papa Francesco (2014).


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