Vivere d'amore: Teresa di Lisieux

Zelo missionario

Lo zelo missionario dovrebbe caratterizzare la vita di ogni battezzato. Colui che riceve in sé la vita stessa di Cristo, non può non desiderare che Dio sia conosciuto e amato, non può non amare con il cuore stesso di Dio. «L'amore del Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti» (2Cor 5,14).

Teresa sa bene che «Dio è Amore» e arde dal desiderio di proclamare tale verità salvifica «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). La scelta del Carmelo nasce dal suo zelo missionario: Teresa non vuole ritirarsi dal mondo per pensare alla sua personale salvezza. Sa con chiarezza che la sua vocazione è quella di consacrarsi pienamente alla preghiera per salvare tante anime e offrirle a Gesù.
Lo «zelo per la casa di Dio divora» (Sal 69) Teresa che, opportunamente, da Pio XI è stata proclamata, con san Francesco Saverio, patrona delle missioni.
«O mio Dio, non voglio ammassare meriti per il cielo, voglio soltanto lavorare con l'unico intento di farti piacere, di consolare il tuo sacro cuore e di salvare anime che ti ameranno eternamente» (PRI, p. 963).

È per salvare le anime che mi sono fatta carmelitana: non potendo essere missionaria d'azione, ho voluto esserlo con l'amore e la penitenza come santa Teresa, la mia serafica madre (189).

Nella solitudine del Carmelo, ho capito che la mia missione era quella di far amare il Re del cielo e di assoggettargli il regno dei cuori (224).

Poiché la vita non dura che un giorno, lavoriamo insieme per la salvezza delle anime (226).

È così dolce aiutare Gesù con i nostri lievi sacrifici, aiutarlo a salvare le anime che lui ha riscattato a prezzo del suo sangue e che aspettano soltanto il nostro soccorso per non cadere nell'abisso! (191)

Guarda i commercianti come si danno da fare per guadagnare denaro. E noi, noi possiamo accumulare in ogni istante tesori per il cielo senza faticare così: non dobbiamo far altro che raccogliere diamanti con un rastrello (91).

Io vorrei salvare anime e dimenticarmi per loro; ne vorrei salvare anche dopo la mia morte (221).

Lavoriamo insieme alla salvezza delle anime: non abbiamo che l'unico giorno di questa vita per salvarle e offrire così al Signore le prove del nostro amore. L'indomani di questo giorno sarà l'eternità; allora Gesù ci renderà al centuplo le gioie così dolci e legittime che oggi gli offriamo (213).

Durante i brevi istanti che ci restano non perdiamo il nostro tempo: salviamo le anime, le anime... Esse si perdono come fiocchi di neve e Gesù piange e noi, noi pensiamo al nostro dolore senza consolare lui (94).

Il granello di sabbia vuole a ogni costo salvare anime. Occorre che Gesù gli conceda questa grazia (94).

Sento che la nostra missione è di dimenticarci, di annullarci... Siamo così poca cosa... E tuttavia Gesù vuole che la salvezza delle anime dipenda dai nostri sacrifici, dal nostro amore, ci chiede in elemosina le anime. Ah, comprendiamo il suo sguardo! Sono così pochi coloro che lo sanno comprendere; Gesù ci fa la grazia insigne di istruirci egli stesso, di mostrarci una luce nascosta (96).

Mi piace molto questa parola dei Salmi: «Mille anni sono agli occhi del Signore come il giorno di ieri che è già passato». Che rapidità! Oh, voglio lavorare molto, mentre il giorno della vita risplende ancora! (71)

Ah, fratello mio, lo sento, le sarò molto più utile in cielo che sulla terra ed è con gioia che vengo ad annunciarle il mio ingresso ormai prossimo in questa beata città, sicura che lei condividerà la mia gioia e ringrazierà il Signore di darmi i mezzi per aiutarla più efficacemente nelle sue opere apostoliche (254).

In cielo io desidererò la stessa cosa che in terra: amare Gesù e farlo amare (220).

La sola cosa che desidero è la volontà del buon Dio e confesso che, se in cielo non potessi più lavorare per la sua gloria, alla patria preferirei l'esilio (220).

Se io lascio già il campo di battaglia, non è certo con il desiderio egoistico di riposarmi. Il pensiero della beatitudine eterna fa trasalire appena il mio cuore. Da molto tempo la sofferenza è divenuta il mio cielo quaggiù e faccio fatica a capire come potrei acclimatarmi in un Paese in cui regna
una gioia piena senza alcuna tristezza. Occorrerà che Gesù trasformi la mia anima e le doni la capacità di gioire, altrimenti non potrò sopportare le delizie eterne (254).

Sono felice di morire perché sento che questa è la volontà del buon Dio e che, molto più che quaggiù, sarò utile alle anime che mi sono care (253).

(Da Teresa di Lisieux, Vivere d'amore. Brani scelti dall'epistolario, a cura di Maria Antonietta La Barbera, Paoline 2019, pp. 138-142).

 


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