Amedeo Cencini torna a parlare di vita consacrata con un testo che mostra, in modo schietto, le difficoltà attuali, ponendole però nel tracciato di speranza indicato da papa Francesco.
Con quale atteggiamento la Vita Consacrata oggi va incontro al (proprio) futuro, vista la situazione critica, per tanti aspetti, che sta attraversando, soprattutto a causa della progressiva contrazione numerica degli effettivi? Papa Francesco ha invitato i consacrati/e ad «abbracciare il futuro con speranza». Amedeo Cencini riprende questa espressione analizzando il significato di ogni termine da cui è composta, individuando in ciascuno d’essi una certezza, o una serie di certezze, che sono sufficienti per camminare con fiducia in questi tempi di crisi, e facendo della crisi addirittura uno stimolo per esser sempre più veri e coerenti, e per sfatare luoghi comuni che invitano al pessimismo e rendono depressi.
Ripropone così una «profezia» dei tempi turbolenti del post-Concilio, che parlò d’una Chiesa che avrebbe attraversato tempi difficili e sarebbe divenuta sempre più povera e priva di potere, e proprio per questo anche più vera ed evangelica, più credibile e significativa per l’uomo d’oggi. E così anche la vita consacrata.
Scrive l’Autore: “Il problema vero e fondamentale non è esattamente quello della nostra sopravvivenza (termine minimalista che già in sé non è esaltante), ma quello semmai del nostro modo di guardare al futuro. Non esiste, peraltro, alcun diritto all’immortalità delle nostre istituzioni: esse appartengono alle realtà passeggere di questo mondo, anche se annunciano quelle definitive dell’altro. Semmai, vogliamo credere nella stabilità della vita consacrata in se stessa, per il significato che ha in questo pellegrinaggio nel tempo, come immagine terrena dei beni futuri, oltreché per quella via sanctitatis da sempre da essa percorsa e indicata alla Chiesa e per quel servitium caritatis offerto al mondo, e nelle varie forme che potrà assumere nel tempo, ma senza auto-attribuirci alcuna patente o diritto a vivere per sempre. Ciò che appare oggi problematico, e persino contraddittorio, è piuttosto un certo modo di rimpiangere il passato che ci fa automaticamente temere il futuro, accontentandoci di un presente sempre più precario”.
Note sull’Autore
Amedeo Cencini, sacerdote canossiano, psicologo e psicoterapeuta, è docente di materie psicologiche in ambito formativo all’Università Gregoriana e Salesiana. Dal 1995 è consultore della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Dal 2017 è membro della Commissione tutela minori, prevenzione e formazione della Conferenza Episcopale Italiana. È autore di diversi libri in cui cerca il dialogo tra psicologia moderna e antropologia cristiana.