Per la prima volta tradotti in italiano, due opere del XIII secolo di e su Beatrice di Nazareth, figura poco conosciuta ma di altissimo livello spirituale.
Nata nell’anno 1200 in una famiglia di grande religiosità, nella regione storica del Brabante (Paesi Bassi), Beatrice si unì in giovanissima età a un beghinaggio, per poi entrare in un monastero cistercense e passare rapidamente dal grado di oblata a quello di monaca. Di lei viene raccontata la straordinaria memoria, l’applicazione nello studio, la capacità di scrivere, la conoscenza nel latino e la dimestichezza con i trattati teologici, da Agostino al XII secolo. Nel 1237 divenne badessa nel monastero di Nazareth, fondato l’anno prima dal padre, dove trascorse tutto il resto della vita, fino alla morte (29 agosto 1268).
Vengono ora pubblicate in un unico volume, per la prima volta in traduzione italiana, due importanti opere spirituali che la riguardano: il suo I sette modi di amare Dio e la Vita di Beatrice, opera agiografica di un anonimo cistercense.
Nell’opera poetica I sette modi di amare Dio, scritta in dialetto brabantino (una forma di medio olandese) nella prima metà del XIII secolo, Beatrice di Nazareth condensa la propria esperienza di Dio, tracciando un percorso che riassuma la forma più alta e perfetta di unione tra Dio e l’uomo – l’amore –, studiandone l’essenza, i mezzi, gli stimoli, il rapporto intrattenuto con la vita della fedele. I sette “modi”, come altrettanti gradini, costituiscono un cammino unitario dell’anima, la quale, provando l’esperienza d’amore, comprende al tempo stesso che essa si può realizzare per l’uomo solo se è riconosciuta come proveniente da Dio e a lui orientata.
La Vita di Beatrice è un’opera scritta in latino pochi anni dopo la morte della monaca (1268). Essa, seppure basata sugli schemi tradizionali dell’agiografia (e in particolare sulle Vite di sante mistiche), si riferisce a un’effettiva autobiografia spirituale scritta da Beatrice stessa in volgare (non pervenutaci), a cui si attiene fedelmente e di cui lascia emergere i tratti di originalità. La Vita presenta ricorsivamente i temi propri della spiritualità di Beatrice: l’amore come desiderio insaziabile; la ricerca dell’umiltà e della spoliazione di sé; la follia della mente e lo sconquasso del corpo come esito dell’incontro estatico con l’amore di Dio.
Il volume offre uno studio ricco e completo (le due opere sono in una certa misura complementari l’una dell’altra) su una figura di altissimo livello spirituale, purtroppo finora poco nota in Italia. È un testo di grande profondità e godibilità, perché caratterizzato da uno stile poetico; presenta tratti di grandissima attualità, presentando una perspicace lettura dell’animo umano, dei suoi moti e delle sue potenzialità, una volta illuminato dalla grazia divina.
Note sui curatori
Franco Paris insegna Lingua e Letteratura Nederlandese presso l’Università “L’Orientale” di Napoli e ha tradotto, tra gli altri, G.A. Bredero, M.K. Gandhi, J. Huizinga e H. Claus. È membro onorario straniero della Reale Accademia delle Lettere di Gand. Per le Paoline ha curato la traduzione di Jan van Ruusbroec, Specchio dell’eterna beatitudine (1994).
Elena Tealdi ha conseguito nel 2012 il dottorato di ricerca in Storia del cristianesimo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove tuttora collabora con il Dipartimento di Scienze Religiose. Studia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano ed è insegnante alle scuole medie.