Un originale ritratto del pontificato di papa Francesco, a partire dai suoi gesti, vero e proprio magistero in 3d, che raggiunge in tempo reale anche chi un’enciclica vera non l’ha mai letta.
Fin dall’inizio del pontificato papa Francesco ci ha abituato alle sorprese. Che spesso prendono la forma di gesti tanto innovativi e densi di significato da diventare più eloquenti di cento discorsi. La visita a Lampedusa, il giovedì santo celebrato nei luoghi della sofferenza umana, l’indizione di un Anno Santo straordinario della misericordia, ma anche i selfie con i ragazzi e la decisione di andare a comprarsi gli occhiali come una persona normale fanno parte di un modo del tutto personale di concepire e attuare il ministero petrino. Secondo alcuni il primo papa latinoamericano della storia sta scrivendo con il suo pontificato una enciclica dei gesti, che nasce dal realismo dell’esperienza pastorale e dalla capacità di ascoltare il mondo contemporaneo, ponendosi accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo con lo stile del viandante di Emmaus.
Ne è convinto anche Mimmo Muolo, vaticanista e vice capo della redazione romana di Avvenire, già autore, per Paoline, del fortunatissimo libro dedicato al Cardinale Simoni, Don Ernest Simoni. Dai lavori forzati all’incontro con Francesco (20173). Scrive Muolo nell’introduzione della sua nuova fatica editoriale, L’enciclica dei gesti di papa Francesco: “Se incontrare vuol dire non soltanto parlare, ma anche porre in essere atteggiamenti che attraverso la semantica del corpo esprimono i nostri stati d’animo, ebbene Francesco è davvero un maestro in questo. Sono in molti ormai ad affermare che la ragione del suo successo, ben oltre i confini degli ambienti ecclesiali ed ecclesiastici (anzi, in qualche modo specialmente al di fuori di essi), risieda nel fatto di aver sdoganato i gesti della normale quotidianità anche per l’uomo vestito di bianco. Un papa che non ha timore di mostrarsi, che non fa mistero dei suoi affetti, che conserva gli amici di ieri, quando era cardinale. Un papa che cerca di vivere – per quanto è consentito al vescovo di Roma – in una sorta di casa di vetro dove tutti possono guardarlo e apprezzarlo per quello che è”.
Nel libro, i gesti del papa vengono suddivisivi in quattro categorie, quasi quattro capitoli di questa particolare enciclica. Ci sono i gesti della carità e della misericordia (ad esempio, la grande attenzione verso gli ultimi e i più poveri: migranti, barboni, esclusi; i gesti pastorali in senso classico (come la stessa indizione dell’Anno Santo straordinario, il rapporto con i giovani, i Sinodi sulla famiglia, la riforma della curia); i gesti della comunicazione (come le molte interviste, le conferenze stampa senza rete in occasione dei viaggi apostolici, l’uso dei new media e di una lingua creativa facilmente comprensibile da tutti); e, infine, i gesti della quotidianità, che liberano le sue stesse occupazioni di ogni giorno da quell’alone di mistero che le avevano connotate nei secoli.
Scrive ancora l’autore: “La gestualità di papa Bergoglio sfugge al rigido schematismo che portava gli osservatori di cose vaticane a distinguere tra magistero per così dire normale (fatto cioè di discorsi e documenti) e « contorni » di altro tipo. Con Francesco un gesto può valere più di un documento o un’omelia. E lo abbiamo constatato in varie occasioni, specie durante i viaggi, ma non soltanto. Il Pontefice che si ferma davanti al muro che divide Israele dai Territori palestinesi dice con quella sosta e con l’atto di appoggiare la mano sulla livida cortina cementizia molto di più che se avesse pronunciato un discorso. E lo stesso vale per le visite a Lampedusa o a Lesbo e per tante altre occasioni che hanno avuto come scenario Roma o il Vaticano e che saranno dettagliate nelle pagine seguenti. In tal modo il magistero esce dai ristretti confini della carta o degli schermi da computer, per diventare carne e concretezza sotto i nostri occhi. E per parlare in definitiva a tutti gli uomini, anche e soprattutto a quelli che una volta si chiamavano i lontani”.
Il libro di Mimmo Muolo, attraverso l’esame dei gesti, coglie in pieno una delle peculiarità del pontificato di Bergoglio, tutto teso a una missionarietà che egli chiama Chiesa in uscita e che vuole si spinga fino alle periferie geografiche ed esistenziali della nostra epoca. L’enciclica dei gesti è magistero in 3D che raggiunge in tempo reale anche chi un’enciclica vera non l’ha mai letta.