La Chiesa mediale [Palermo]

Riflessioni e proposte sulla comunicazione digitale nella Chiesa. Prefazione di don Ivan Maffeis, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI, e postfazione di Massimiliano Padula, presidente nazionale AIART.

La società contemporanea si struttura su azioni e prassi comunicative. La cultura digitale è il vero e proprio ambiente in cui le generazioni nascono e si sviluppano. Adulti e giovani hanno un nuovo modello antropologico, caratterizzato dagli sviluppi digitali; essi modificano e apprendono un particolare modo di stare nel mondo e di relazionarsi. Può dunque la Chiesa non essere mediale in una società mediale?

È la domanda da cui parte nel nuovo libro La Chiesa mediale Alessandro Palermo, giovane sacerdote della diocesi di Mazara del Vallo, licenziato in Teologia pastorale della comunicazione alla Lateranense, che da tempo mette in rete contenuti teorici e pratici per l’azione comunicativa nei social media attraverso il blog Elementi di pastorale digitale.

L’autore affronta nel libro questa urgentissima sfida e propone percorsi di rinnovamento. Scrive nella prefazione don Ivan Maffeis, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI: “Il libro di don Alessandro Palermo ricorda come sia lo stesso papa Francesco a spronarci ad assumere in maniera forte e attenta le forme di comunicazione digitale. La competenza richiesta non concerne aspetti legati all’uso dei dispositivi tecnologici, ma chiama in causa livelli più complessi, legati ai riferimenti sociali, culturali, simbolici, valoriali. In gioco è la responsabilità di saper trasmettere ragioni di vita; e a fare la differenza, ancora una volta, è la persona, la sua maturità, la sua capacità di stare sulla piazza di questo tempo da testimone”.

E, nella postfazione, Massimiliano Padula, presidente AIART: “La Chiesa è mediale perché gli uomini che la vivono e la celebrano sono mediali. Non esiste individuo, infatti, la cui esistenza non incroci, a vario titolo, la questione dei media. Percezioni, scelte, conoscenza, evasioni, appartenenze sono tutti paradigmi che non possono oramai più prescindere da una mediazione digitale. Non è la tecnologia che ci determina, ma il nostro cuore, dice papa Francesco. Nei media ci esprimiamo, consumiamo porzioni di esistenza, comunichiamo Bene e Verità oppure agiamo nel male e nell’odio. Sta all’uomo scegliere di educarsi a una intelligenza responsabile che gli consenta di adoperarli in una prospettive che mira al bene comune, alla difesa e promozione della dignità della persona, alla testimonianza autentica”.

Il testo, suddiviso in quattro capitoli (Chiesa e comunicazione: un legame dinamico – L’Ufficio diocesano per le Comunicazioni - Progettare la comunicazione - La comunicazione della Chiesa nello scenario dei social network), può essere un valido supporto nella formazione di operatori pastorali che lavorano soprattutto negli uffici di Comunicazione e che sono chiamati a reinventarli, ristrutturarli, progettare in modo nuovo la pastorale della comunicazione.

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