Se vince la luce [Sorce]

Storie, esperienze, incontri di un prete di strada che, attraverso la sua vita, narra l’emarginazione, la sofferenza e la speranza, e invita a partecipare alla costruzione di una Chiesa ricca di compassione e misericordia.

Vincenzo Sorce, nato nel 1944 a Serradifalco in provincia di Caltanissetta, ordinato sacerdote nel 1970, giornalista pubblicista, è stato docente di Catechetica e Pastorale alla Facoltà Teologica delle Chiese di Sicilia, docente di Dottrina sociale della Chiesa all’Istituto Teologico “Mons. Guttadauro” di Caltanissetta, docente di Pedagogia sociale alla LUMSA, componente del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali dei Cattolici. Negli anni Novanta ha collaborato con il Dipartimento di Stato Americano e con l’ONU per la formazione di operatori contro la droga nell’Europa dell’Est. È il fondatore delle Associazioni “Casa Famiglia Rosetta”, “Terra Promessa”, “L’Oasi”, che accolgono e assistono quotidianamente più di mille persone in condizione di disagio (disabilità, dipendenze patologiche, aids, minori a rischio, adulti e minori immigrati). Fondatore della Comunità di vita apostolica Santa Maria dei poveri, ha al suo attivo più di trenta pubblicazioni in ambito terapeutico, sociologico, spirituale, catechetico.

Padre Vincenzo si racconta ora nel libro Se vince la luce, narrando, attraverso la sua vita, l’emarginazione, la sofferenza, ma anche la speranza. Nel testo troviamo esperienze sofferte e condivise con le persone incontrate sul ciglio della strada, per le vie del mondo, e che testimoniano la sfida di accogliere nella propria vita il grido dei disperati, l’urlo degli emarginati, la domanda di aiuto dei malati. Queste situazioni di emarginazione, legate a droga, malattia, disabilità, povertà, criminalità, hanno generato in lui la decisione di aprire in Europa, Africa, America Latina oasi di ricostruzione delle persone ferite, laboratori di bellezza per la dignità perduta.
L’autore riporta, con vivacità di comunicazione, fatti e vicende della sua vita, dalla giovinezza alla maturità, relativi ai suoi incontri, alle sue attività di assistenza e di recupero dei diseredati in molte parti del mondo (in particolare Brasile e Tanzania).

Scrive padre Vincenzo nell’introduzione: “Mi porto dentro, specialmente, i volti e le voci, gli odori e gli sguardi degli uomini e delle donne che ho incontrato sulla strada, percorsa insieme a questi amici e fratelli. Mi porto dentro le ferite della strada e i suoi messaggi, i suoi bisogni e le sue speranze. Senza la strada, la mia vita sarebbe stata sterile e monotona, senza la strada sarei estremamente povero, senza la strada la mia vita non avrebbe senso. La strada è stata l’abbraccio della mia vita e il sentiero della mia realizzazione. Uomo di strada, prete di strada”.

Il libro diventa una provocazione per vivere la cultura del dono, uno stimolo per partecipare alla costruzione di una Chiesa povera, ricca di compassione e di misericordia. E vuole essere un atto d’amore verso i giovani che vivono all’interno della Chiesa e sentono la fatica di un deficit di Vangelo, perché lottino con forza contro un cristianesimo salottiero. E, infine, vuole anche rappresentare una mano tesa ricca di simpatia per quelli che si sentono estranei alla logica delle beatitudini, affinché grazie a una testimonianza convinta si sentano contagiati dall’amore.

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