A poco più di dieci anni dalla morte, la nuova edizione della biografia di suor Teresilla, che ha fatto della testimonianza della misericordia di Dio la sua ragione di vita.
Il suo nome resterà per sempre legato al caso Moro. Ma l’opera di Teresilla, suora calabrese delle Serve di Maria Riparatrici, era molto più ampia. Attenta alla vita del carcere già da giovanissima, Teresilla, al secolo Chiara Barillà, si era dedicata ai detenuti del carcere di massima sicurezza di Pianosa, di Regina Coeli e di Rebibbia. Col tempo aveva allargato il suo raggio d’azione andando a confortare, spesso con il sostegno di padre Adolfo Bachelet, pentiti e dissociati reclusi negli istituti penitenziari di mezza Italia. Fautrice accesa dell’indulto e dell’amnistia, convinta della necessità di una soluzione politica per chiudere la stagione degli Anni di piombo, Teresilla non si stancava di predicare ovunque la necessità del perdono e della riconciliazione. Con questo spirito ha promosso e facilitato l’incontro tra i terroristi – di destra e di sinistra – e i familiari delle vittime. E, nonostante il suo continuo impegno in carcere, non ha mai trascurato l’impegno in comunità, con le sue consorelle, e soprattutto il lavoro da infermiera presso l’ospedale San Giovanni-Addolorata, di Roma.
In questo libro, riedito a poco più di dieci anni dalla morte con un capitolo aggiuntivo (“dieci anni dopo”), la sua vita è raccontata attraverso la testimonianza di alcuni dei molti che l’hanno conosciuta: dagli ex presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Francesco Cossiga a Valerio Morucci, tra i fondatori della colonna romana delle Brigate Rosse; da Valerio Fioravanti, fondatore dei Nuclei Armati Rivoluzionari, a monsignor Guerino Di Tora.
Scrive di lei, nella prefazione, Walter Veltroni: “Io credo che suor Teresilla fosse davvero una caparbia sostenitrice della possibilità di riscatto del genere umano, e che avesse una profonda fiducia negli uomini, nella loro capacità di capire dagli errori, anche dai più tragici, e di cambiare. Non è un caso che i suoi rapporti con i terroristi nacquero tutti in carcere, perché è lì – oltre che nelle corsie di ospedale, al San Giovanni – che suor Teresilla da sempre aveva speso se stessa per gli altri, e in particolare per gli ultimi, per gli sconfitti dalla vita che però la vita avevano ancora l’opportunità di riprendersela, se solo avessero avuto un sostegno, un aiuto, un conforto”.
Note sull’Autrice
Annachiara Valle (1967), inviata e vaticanista di Famiglia Cristiana, ha lavorato anche nella redazione esteri di Avvenire e per la Rai di Milano. Ha scritto, tra gli altri: Matti da legare, se tornano i manicomi (La Meridiana, 2002); Il cardinale Van Thuan. La forza della speranza (Cantagalli, 2009); Parole Opere e omissioni. La Chiesa nell’Italia degli anni di piombo (Rizzoli, 2008); con Mino Martinazzoli, Uno strano democristiano (Rizzoli, 2009); Santa malavita organizzata (San Paolo, 2013). Con le edizioni Paoline ha curato la prima edizione di Teresilla, la suora degli anni di piombo (2006).