Vita e famiglia [Gigli]

Una raccolta di lettere-articoli su diversi temi scottanti – dall’aborto al biotestamento, dal gender alle politiche familiari – affrontati secondo la logica del confronto e della conoscenza.

Gian Luigi Gigli, professore ordinario di neurologia, dirige la Clinica Neurologica e la Scuola di Specializzazione in Neurologia dell’Università di Udine. È stato deputato nella XVII Legislatura (2013-2018), presidente del Movimento per la Vita Italiano (2015-2018), presidente mondiale dei medici cattolici (1998-2006). Ha fatto parte del Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria (1998-2010), della Pontificia Accademia per la Vita (2004-2017), del Consiglio Superiore di Sanità (2000-2002), delle Commissioni ministeriali che hanno redatto le linee guida del Servizio Sanitario Nazionale per l’assistenza ai pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza.

Tra il 2016 e il 2018 ha scritto e pubblicato su NOI Famiglia&Vita, il mensile di Avvenire, e su Sì alla Vita, il periodico del Movimento per la Vita (MPV), decine di Lettere al Popolo della Vita, alcune delle quali sono ora raccolte nel libro Vita e famiglia. Antidoti all’omologazione culturale. Tanti i temi trattati nelle lettere: politiche familiari, denatalità e invecchiamento, pillole dei giorni dopo, selezione eugenetica, compravendita di gameti, utero in affitto, unioni civili omosessuali, ideologia gender, biotestamento, suicidio assistito, eutanasia, ed altri ancora. Il libro disegna nell’insieme uno spaccato dei cambiamenti in atto nei valori personali e comunitari che caratterizzano la nostra società complessa.

La ricchezza del testo è data dal fatto che l’autore, pur avendo su questi temi opinioni nette, non cade nel rischio della presa di posizione “assoluta”. Come scrive bene nella presentazione Francesco Ognibene, Caporedattore di Avvenire e coordinatore dell’inserto NOI famiglia&vita, “è il metodo del confronto con la cronaca dei nostri giorni quello che Gian Luigi Gigli adotta efficacemente, non limitandosi alla ripetitiva enunciazione di princìpi già noti (e comunque mai abbastanza...), ma accettando di ascoltare la realtà senza presumere di aver già capito. Il giudizio etico, culturale e anche politico che nasce da questa scelta difficile – l’umiltà di porsi con rispetto davanti ai fatti – ha dunque la sostanza di un pensiero argomentato e solido, capace di porsi sulla piazza delle opinioni con la forza della conoscenza e degli argomenti”.

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