Testimoni

Se potessimo usare un'immagine per descrivere il nostro Istituto e la sua vitalità, potremmo indubbiamente riferirci all'albero, fatto di radici, tronco robusto, rami (dai più forti ai più giovani e fragili), fino ai teneri germogli, ai fiori e ai frutti... una vita e una storia fatta di stagioni.
Volendo sciogliere però la metafora, ci troviamo davanti a volti e storie che, esperienza dopo esperienza, hanno costruito una storia concreta.
Le nostre preziose e feconde radici si chiamano Don Giacomo Alberione, il nostro fondatore, oggi beato, e suor Tecla Merlo, nostra madre e prima Superiora generale.

La Congregazione è femminile e pertanto i suoi fiori e frutti non possono che essere donne... il cui estro, fantasia, audacia, determinazione sono divenuti straordinari canali dello Spirito

Suor Assunta Bassi e l’intraprendenza apostolica

Conoscerla e parlare con lei, anche solo per pochi secondi, aveva lo stesso effetto di una carica di adrenalina. Suor Assunta nacque nel 1915, e come lei amava raccontare, nacque, per uno strano scherzo della Provvidenza, il giorno successivo alla Congregazione, il 16 giugno; Congregazione nella quale, fin da giovanissima, ha speso tutta la sua vita e le inarrestabili energie. A oltre 90 anni, continuava a ripetere, con passione: «Li leggete i giornali? Guardate cosa scrivono sui muri? E’ lì che potete ascoltare le domande della gente di oggi: domande a cui dobbiamo rispondere noi, gente che da noi, deve poter ricevere Dio». Fin dal 1928, anno del suo arrivo in Congregazione, si lasciò coinvolgere fortemente dallo spirito apostolico delle origini, mantenendone viva la forza nel tempo, comunicandola a generazioni di Paoline e vivendo, in stretta collaborazione con don Alberione, gli sviluppi apostolici e la loro organizzazione, soprattutto dal secondo dopoguerra agli anni ’70. Di lei continuano a restare vive le domande forti e dirette: «Sapete cosa significa essere Paoline? Per voi, vale la pena dare la vita per il Vangelo? Cosa stiamo facendo per l’umanità di oggi?».

Suor Luigina Borrano e il cinema

Il cinema nuova lampada che brilla, ponte che unisce i popoli, strumento potente nelle mani di parroci, educatori e catechisti. Questo era il cinema per don Giacomo Alberione: per questo ha pregato e fatto pregare e lavorare perché diventasse “un libro di immagini” capace di rivelare Dio e insegnare la giustizia e la bontà. Così, dal suo cuore appassionato suor Luigina, negli anni 50, ricevette l’incarico di dedicarsi all’apostolato cinematografico. Si trattava di comprendere il cinema come strumento di formazione dei ricettori e di evangelizzazione a tutti i livelli. Nella sua brillante creatività promosse il cinema del ragazzo, i cineforum, la produzione e diffusione di schede filmografiche e di una rivista per favorire la formazione dei gestori delle sale, iniziò la produzione dei cortometraggi. Per molti anni, circa venti, sperimentò la forza apostolica e pastorale del cinema, costruendo veri e propri percorsi catechistici. Suor Luigina, già anziana, dirà: «Nella mia esperienza ho potuto constatare che la catechesi con i film era gradita ed efficace, i giovani la seguivano preferendola a qualsiasi altra forma. Né prima, né poi ho sperimentato una forma di apostolato così gradita, utile e piacevole».

Suor Filippina Busso e gli audiovisivi

Le selezioni indicano i link da attivare. Se sono esterni, accanto alla parole evidenziata il link viene riportato tra parentesi quadre. Nacque nel 1921 e la parola canto sintetizza i suoi 93 anni. La vita di suor Filippina è stata un vero e proprio canto di lode a Dio, con tutte le forme e i linguaggi della comunicazione. Amava la bellezza e l’arte e, fin dal 1939, venne avviata alla musica e al disegno. Fu una vera pioniera: nel 1953 iniziò l’attività discografica, affiancando ai testi catechistici sussidi audiovisivi. Dai filmini, prima fissi e muti sulla vita dei santi e sulla liturgia, alla loro sonorizzazione attraverso dischi e libretti-guida; per arrivare poi alla produzione musicale e, in particolare ai musical, primo dei quali su il famosissimo Forza Venite Gente, la cui messa in scena, in pochissimo tempo superò le migliaia di repliche in tutta Italia e all’estero. Un giorno, con occhi luminosi e voce limpida suor Filippina esclamò: «Che bella vita abbiamo fatto!». Già, una vita donata all’evangelizzazione, sempre protesa in avanti nella realizzazione del sogno di Dio, nella semplicità e nella gioia.

Suor Lucina Bianchini e la catechesi

«La catechesi e le Paoline che lavorano in essa, devono sentirsi - affermava don Alberione - come il sacerdote che porta il calice, che espone il Santissimo». E questa convinzione, di partecipare di un apostolato sacerdotale, di essere strumenti di una comunicazione salvifica, era profondamente radicata nel cuore di suor Lucina. Nata nel 1913, fin dagli anni ‘38-’39 fece parte di quel gruppo di Figlie di San Paolo a cui venne affidato l’apostolato redazionale. Il sogno di una “casa per il catechismo” aveva accompagnato don Giacomo Alberione fin dai primi anni di sacerdozio; e quando,il 2 febbraio del 1952, suor Lucina e altre Figlie di San Paolo diedero vita a quel sogno, la festa liturgica della Candelora dovette sembrare anche plasticamente, come una vera festa della luce, perché quella luce, presa ogni giorno dal Tabernacolo sarebbe diventata più decisamente immagini, schede, sussidi, guide, filmini, quadri, perché «nulla mancasse mai ai parroci e ai catechisti».

Suor Lorenzina Guidetti: «Tutto amore e moda?!»

Si può essere alla moda? «Non si può, si deve!». Tutto normale se te lo dice una giovane donna, ma quando a dirlo è una suora di 96 anni, allora il colpo al cuore è assicurato. Suor Lorenzina è nata nel 1918 e la si può seriamente definire una forza della natura. Forse quella speciale forza di cui solo lo Spirito sa essere fonte. Arguta, fine e profonda nel cogliere il nocciolo degli eventi, fresca e dinamica nel comunicare. Ed è forse per quell’innata capacità di saper offrire un «secchiello di colore» in questioni sociali spesso appesantite da certi grigiori che nel ’54 le fu affidato l’incarico di dar vita a una rivista “alla moda” che sapesse rivolgersi alle giovani donne dell’epoca e parlare il loro linguaggio. Da quel momento studio, collaborazione, sondaggi, ore di appostamento accanto alle edicole della stazione Termini di Roma: tutto ciò per capire cosa le donne cercassero o leggessero. E poi, il 25 dicembre del 1955, nacque Così. L’amore e la moda, che pur facevano arricciare il naso a qualcuno, lungi dal gossip, servirono per creare domande profonde in giovani donne alle prese con l’emancipazione, per orientare, dare risposte, formare, perché avessero coscienza cristianamente tersa e luminosa della loro femminilità.

Suor Timotea Iovine, prima donna autista d’Italia

«Come fare per far correre il più velocemente possibile la Parola, senza perdere tempo, risparmiando forze fisiche e applicando l’intelligenza?». In ogni paolina, fin dalle origini è sempre stato un assillo molto presente. E quando nel dopoguerra si trattava di ripartire, migliorando quello che già era stato fatto, allora a don Alberione venne un idea: chiamare la ditta Guzzi e far studiare un tipo di moto sui cui potessero viaggiare due suore con i pacchi di libri e tutto il necessario per la loro missione. La Guzzi, accolse l’idea con entusiasmo, ovviamente, ma suor Tecla, pensando alle sue figlie, spesso in giro con pioggia, vento, sole e borse immancabilmente pesanti suggerì: «Meglio comprare le Giardinette, hanno carrozzeria adatta per la nostra missione e un buon motore. Su quattro ruote si viaggia più al sicuro e al coperto». Così fu. Ma chi avrebbe guidato e fatto scuola-guida alle suore? Naturalmente lei, suor Timotea, che già il 10 settembre 1935 aveva conseguito la patente, divenendo una delle prime donne italiane autiste. E con lei le prime sue discepole: suor Giuseppina Balestra e suor Rosaria Visco, donne autiste sulle strade d’Europa già dal 1937.

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