Io e i miei amici disabili

Cosa significa disabilità e di quante sfumature è pregna? Cosa c'è dietro la scelta volontaria di essere vicini a persone con problemi motori, fisici o psichici? Quanto l'amicizia, l'amore, la condivisione di sofferenze e speranza può rendere bella la vita? Myriam Altamore e i suoi amici ci aprono a nuove dimensioni di esistenza.

A vent'anni è lecito avere delle passioni. Io ne ho molte.
Ma una in particolare; una che quando mi prende la voglia... mi prende! È una sorta di istinto. È un istinto. È un desiderio che non riesco a trattenere. Non posso farne a meno. È un sentimento, una sensazione, un bisogno vorace. Quasi ingordo. Di quelli che qualcuno ha pudore a esibire: io no. Non provo vergogna a parlare di me stessa. A scendere nei miei recessi più nascosti insieme a qualcuno. Non ho paura di esibire la mia passione: scrivere. Con tutte le conseguenze che questo comporta: mettermi a nudo. Raccontare senza timidezze le mie pulsioni, le mie paure, i miei piaceri, le mie ansie... Scrivo di tutto. In ogni momento. Soprattutto sul pc. Ho cartelle in cui catalogo ogni cosa: foto, e-mail e in particolare miei scritti. Sensazioni, emozioni, fatti... tutto quello che mi colpisce. Adoro vivere e tutto mi lascia un segno addosso. Anche quando a vent'anni un amore che finisce può sembrarti il dramma più grande della tua vita. Mi colpiscono i luoghi. Mi colpiscono gli incontri.
Mi colpiscono le cose in generale. Mi colpiscono le persone. Le persone, non gli uomini.

Voglia di una vita diversa...

Uomini è un termine troppo vago: a me piace guardare alle persone. Ognuna per come è, con i suoi pregi e con i suoi difetti. Poi posso apprezzarla o meno, ma intanto inizio a guardarla.
In questo mio guardarmi attorno, qualche anno fa ho visto qualcosa di diverso e allora è venuta fuori un'altra mia voglia.
Quasi una voluttà: il desiderio di farmi parte della vita degli altri.
Di certi altri. Di comprenderli.
Il desiderio di affiancare alle mie cose di ventenne – ehm, di quindicenne quando ho cominciato: come passa il tempo! – un percorso nuovo.
Un diverso accostamento alla vita che mi portasse ad andare là dove gli altri difficilmente vanno e dove io ci sono andata non per spirito di protagonismo o per lanciare una nuova moda, bensì perché... è capitato.
Non mi serviva nulla.
Ho trovato dell'altro.
Mi è capitato un giorno di incontrare la disabilità.
Le persone con disabilità. E mi ci sono innamorata.
Con i loro tanti difetti: sbavano, si muovono a fatica, è difficile comprenderli, non ci vedono...
E con i loro pregi: vedono la vita in maniera differente, offrono sensazioni perdute, danno senso al tempo... Mi ci sono innamorata al punto da desiderare di raccontarlo a tutti.

E un giorno ho scoperto la vita

La mia avventura inizia circa cinque anni fa.
Dopo un bellissimo viaggio con il mio oratorio sulle orme di don Bosco e una visita al Cottolengo di Torino. Un viaggio stupendo che porterò sempre nel cuore.
Il desiderio di aiutare gli altri c'è sempre stato dentro di me, anche quando ero più piccola cercavo sempre di dare una mano al più debole, ma forse e soprattutto perché anche io mi sentivo debole e sapevo cosa si provava. La vocazione vera e propria è nata e cresciuta dentro di me con questo viaggio. Quando sono tornata a casa ho annotato subito su un taccuino questi pensieri...
Entrando in posti come il Cottolengo, mi sono sentita davvero piccola, di fronte a tutte queste persone che offrivano il loro aiuto a chi aveva bisogno, davanti a gente con malattie gravi, senza un braccio, sulla sedia a rotelle, cieca e l'elenco sarebbe infinito purtroppo.
Questa visita mi ha fatto riflettere molto.

Io mi lamento quando devo andare a fare un prelievo e le persone del Cottolengo sorridono nonostante i loro problemi? Quando vedo Luciana che ci parla della sua esperienza con forza e speranza, mi vergogno a pensare che a volte ci lamentiamo per un po' di influenza.
Loro hanno una forza incredibile e un'immensa gioia di vivere.
Ho studiato la vita di don Bosco e visto il film che parla di lui, è stato interessante, commovente, mi sono sentita un po' spinta a fare qualcosa di grande...
Ho sentito Dio che mi tendeva una mano e quella mano erano tutti gli ammalati che mi hanno fatto capire veramente cosa volevo fare nella mia vita. In quel momento, stando lì con loro, ho capito che il Signore mi chiamava e che dovevo diventare educatrice per disabili.
La strada sarebbe stata lunga ma ce l'avrei fatta a tutti i costi.
Da quel giorno non ho più smesso di lottare per la mia scelta.

La storia di Myriam e dei suoi amici è raccontata in Profondo come il mare (Paoline 2010).

Profondo come il mare

Profondo come il mare
Io e miei amici disabili


Il libro presenta, con entusiasmo e sincerità, le esperienze di vita e di amicizia di Myriam, una studentessa di 22 anni, con le persone disabili. Apprende, giorno per giorno, grandi «lezioni di vita».

acquista


Condividi

io-e-i-miei-amici-disabili.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA