L'angelo, la mosca e l'anima

Preghiamo Dio di liberarci anche da Dio e di comprendere e di godere la verità là dove l'angelo più elevato, la mosca e l'anima sono eguali.
(Meister Eckhart)

Il romanzo di Ferruccio Parazzoli si apre con questa citazione, intensa quanto ardita, del Maestro Eckhart, religioso domenicano, grande filosofo, teologo e mistico del Medioevo cristiano. Una citazione così ardita, da suonare quasi irriverente, solo un mistico se la può permettere! Una citazione che impaurisce e attrae come quando ci si affaccia da una altezza che provoca vertigini. Qualcuno si chiederà: ma se è così, che razza di romanzo è? Vale la pena leggere un romanzo che parte con questi presupposti così spiazzanti e quindi poco rassicuranti?
Sì, ne vale la pena, perché inoltrandosi nelle pagine di questo libro si scopre che, in realtà, è molto rassicurante. In questo romanzo ogni lettrice e lettore si ritrova, cammina con l'Autore nei sentieri dell'anima, del cuore, della mente e del corpo, in quei sentieri che percorriamo prima o poi, qualche volta senza rendercene conto. Sono i sentieri segnati dalle domande che ci portiamo dentro: chi sono? Dove vado? Che cosa cerco davvero?
Ogni romanzo che si rispetti è, per l'Autore e quindi anche per il lettore, un viaggio interiore; un viaggio a ritroso per recuperare intuizioni che si illuminano fino a diventare elementi di forza e indicatori di percorso, ma anche un viaggio nel futuro, per cercare ospitalità per pensieri e intuizioni che non trovano casa nel presente. Insomma, un viaggio alla scoperta della propria verità, certo, una verità parziale, ma necessaria, perché è proprio camminando che il cammino si apre su orizzonti ulteriori.

Nella nota che introduce il romanzo Ferruccio Parazzoli, autore del libro, scrive:

«Le date in chiusura alle pagine di questo libro, 1994-2020, coprono ventisei lunghi anni dalla loro prima stesura. Da me per lungo tempo dimenticate, mi sono tornate alla memoria in questi miei anni di età avanzata. I "piccoli maestri" – i sacerdoti della mia adolescenza, miei allegri guru –, i giorni trascorsi a Lourdes – Bernadette, Teresina, e la mia piccola invisibile peruviana –, i profondi silenzi accanto ai monaci di Piona, sono venuti a chiamarmi con una nuova e insistente voce».

Come ogni viaggio, anche quello raccontato in queste pagine, è fatto di incontri che segnano la vita e l'Autore li richiama, a partire dai sacerdoti che hanno accompagnato la sua adolescenza, i suoi piccoli maestri, i suoi allegri guru; figure simpatiche, per nulla scontate, che hanno provocato la voglia di capire nell'adolescenza, ma che hanno anche segnato profondamente tutta la sua vita e sono diventati figure di riferimento tanto da risentire la raccomandazione di uno di loro, insegnante di matematica: «Non prendere tutto così sul serio, piccirillo. Non serve fare quella faccia scura per risolvere un'equazione. La soluzione viene da sola, con dolcezza, naturalmente. L'equazione è come un gomitolo. Devi trovare il capo del filo e tirare. Il resto viene dietro per suo conto». A pensarci bene la ricetta potrebbe funzionare in altri contesti e in queste pagine, con una buona dose di ironia e di tenerezza, l'Autore riconosce che la ricetta funziona, che non sempre possiamo aggredire le situazioni pensando così di risolverle più in fretta e di arrivare prima alla verità. E la tenerezza, insieme all'ironia, attraversa tutta l'esperienza del protagonista. Una tenerezza che si riversa sui luoghi che il protagonista sceglie come luoghi dell'anima: Lourdes e l'abbazia di Piona.

Lourdes: non la Lourdes dei giorni di grandi pellegrinaggi, ma quella invernale, piovosa e grigia, silenziosa, anonima prima di quell'11 febbraio del 1858 che la fece conoscere al mondo intero. In questa Lourdes silenziosa è più facile immaginare e - perché no? - incontrare la piccola Bernadette che, senza cercarla, si è trovata in una avventura così luminosa e tanto imprevista da mettere i brividi a chiunque, tanto più a una ragazzina di quattordici anni.

Piona: l'Abbazia Cistercense, affacciata sul lago di Como, affonda le sue radici in un passato lontano quasi mille anni. La abitano i monaci cistercensi che ne custodiscono il profondo silenzio. Ed è proprio il profondo silenzio dei monaci e dell'abbazia a rivelare quell'essenziale che il protagonista cerca e che non sempre trova con la ragione. Sono loro, gli allegri guru della sua adolescenza che sono arrivati fin lì per ricordargli che non è la mente a capire per prima, ma spesso è il corpo! È il silenzio che aiuta l'Autore a capire il mistero profondo di giovanissime donne che hanno segnato la sua vita: Bernadette, Teresa di Lisieux, e da ultima, la piccola peruviana che ha scelto di non vivere.

Siamo avvolti dal mistero e volerlo capire a tutti i costi è rischioso. Il mistero è l'involucro che ci protegge: non ci guadagniamo granché a romperlo nel tentativo di capire. Sarebbe come rompere prematuramente il bozzolo che protegge la farfalla! «Neppure Dio va preso troppo sul serio, finiresti per non capirne più nulla». Sono sempre loro gli allegri guru della sua adolescenza a ricordargli che la verità è... «là dove l'angelo più elevato, la mosca e l'anima sono eguali».


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L'angelo, la mosca e l'anima

«Cosa sono quarant'anni, piccirì? - disse don Ennio - Se vuoi davvero capire dov'è l'errore devi prima di tutto abbandonare gli schemi mentali che usi tutti i giorni. Quelli ti possono servire per arrivare in ufficio in orario, ma non servono per scoprire dove si nasconde l'errore quando parliamo del mondo, della perfezione del creato e della rivelazio ne di Dio». Ferruccio Parazzoli, in uno straordinario intrecciarsi di ricordi e percorsi, rilegge la sua avventura umana come fosse un viaggio interiore... e fa emergere domande di senso e nuove e significative risposte sulla vita, l'esistenza, la morte, l'eterno, gli altri, la fede, Dio.

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