Nawal: il nome della “speranza” per migliaia di migranti

Nawal Soufi: un simbolo di coraggio senza barriere, di speranza senza esclusioni. E soprattutto di propensione verso l'altro. Ogni giorno, aiuta migliaia di migranti a sopravvivere al viaggio della speranza nel Mediterraneo e a non cedere al racket degli "scafisti di terra".

Chi e' Nawal?

Ho avuto l'onore di conoscere di persona Nawal. Di lei avevo letto già da settimane nelle bozze del libro di Daniele Biella Nawal. L'angelo dei profughi per preparare, in qualità di ufficio stampa, un comunicato e segnalare al meglio l'uscita del volume. Ma, come spesso capita, alla lettura "professionale" si è ben presto sostituita la lettura "appassionata". Nawal Soufi ha 27 anni, è nata in Marocco. A pochi giorni dalla nascita, nel 1987, ha lasciato la sua terra con i genitori, per sbarcare in Spagna. Poi, dopo un viaggio di 3200 chilometri, è giunta a Catania, in quella che sarebbe diventata la sua città.

Bambina monella e brillante, negli anni ha trasformato queste caratteristiche mettendo in mostra uno spirito ribelle. Le forze dell'ordine ancora ricordano Nawal peperoncino, la liceale che non perdeva nemmeno un corteo e, megafono in mano, rivendicava questo o quel diritto negato. Crescendo, alla protesta Nawal ha cominciato ad affiancare un'azione di volontariato senza limiti, nella sua Catania, come in altre parti del mondo. Fino in Siria, il "ring di pugilato del mondo", come l'ha definita tempo fa padre Dall'Oglio (v. intervista del 26 marzo 2012 su "Vita.it"). Quella Siria martoriata da una guerra a 360 gradi, che Nawal ha prima fatto conoscere ai suoi concittadini; poi, a inizio del 2013, ha voluto vedere e vivere di persona.

La Siria e l'inizio di un nuovo cammino

Il viaggio in Siria, fatto per conoscere e portare medicinali, è stato anche l'inizio di quello che oggi per Nawal è attività quotidiana: il soccorso dei barconi di profughi che si avvicinano alle nostre coste. In Siria, Nawal aveva lasciato il suo numero di cellulare a diverse persone, per lo più attivisti. Quel numero di telefono aveva cominciato a girare e, dall'estate del 2013, è stato usato infinite volte dai profughi in arrivo per segnalare situazioni di difficoltà. Da quell'estate Nawal, ogni giorno, risponde alle telefonate e fa da tramite con le capitanerie di porto e con chiunque possa dare soccorso. La sua attività non si ferma a questo, ma si allarga ad un'opera di accoglienza, supportata da tanti amici e collaboratori, non solo a Catania, ma anche in tante altre parti d'Italia.

Un incredibile interesse mediatico

Di Nawal diversi giornali avevano parlato già nei mesi scorsi. Ma l'uscita del libro, e una serie di incontri pubblici a Roma e a Milano, hanno fatto esplodere l'interesse mediatico, italiano e internazionale. Articoli, recensioni e interviste sono uscite in pochi giorni su molti quotidiani e periodici, cartacei e online. Solo per citare quelli italiani: da Vanity Fair a Corriere.it, da Donna Moderna a Vatican Insider, da Avvenire a iodonna.it. Per non parlare delle tante presenze e interviste radio-televisive-web: sulla Rai (La Vita in Diretta e Radio anch'io), come su repubblica.tv e ilfattoquotidiano.it e così via. A determinare questo interesse mediatico, non soltanto il periodo, quello pre-estivo, in cui aumentano esponenzialmente gli sbarchi (e, quindi, l'attenzione dei media), ma anche, forse soprattutto, la naturale capacità di Nawal di attrarre e di far riflettere, in modo semplice e diretto.

Una storia "imbarazzante"

Leggere la sua storia, conoscere Nawal, è stato "imbarazzante". L'imbarazzo di fronte ad una forza e ad un coraggio spiazzanti; di fronte al suo continuo appello a dare sostanzialità a valori come fratellanza e pace, usati troppo spesso in modo superficiale e astratto. Nawal ti spiazza, perché ti mette di fronte alla realtà o, meglio, allarga il campo visivo della realtà entro cui ti muovi di solito, costringendoti a dire, con forza, "mi riguarda". E lo fa in modo semplice, diretto, con un'apparente timidezza che esplode, quando racconta ciò che fa, ciò che vede, ciò che sente. Conoscendo Nawal ho capito che lei non soccorre soltanto i migranti in arrivo sulle nostre coste, ma aiuta anche noi, a non nasconderci dietro il valore (travisato) dell'identità, e a riscoprire il senso genuino del termine umanità.

ALcuni momenti dell'incontro con Nawal

"Nawal - L'angelo dei profughi" (Paoline 2015)


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