Perdersi per ritrovarsi

Un romanzo. Un bambino indicato da una stella come Messia. Tre Magi che si mettono in cammino. Artaban, il quarto, ritarda, si perde, non arriva alla grotta. Ma lì inizia la sua avventura alla ricerca di senso, investendo tempo e pietre preziose, incontrando l'umanità. Mimmo Muolo trasforma la leggenda nella metafora delle strade che ognuno può percorrere.

C'era una volta... Il fascino di queste parole riporta tutti allo stupore e alle speranze di quando, da bambini, ascoltavamo fiabe che, nonostante le più difficili peripezie, terminavano con l'immancabile e rassicurante: e vissero felici e contenti. Eppure, anche da adulti, abbiamo bisogno di storie, di racconti che, seppur nella finzione narrativa, indichino sentieri di mondi possibili, aprano il nostro quotidiano vagare alla fiducia e al sogno di una realtà buona e bella.

Quello che Mimmo Muolo, vaticanista del quotidiano Avvenire, ci regala nel libro Per un'altra strada. La leggenda del Quarto Magio è un romanzo «più simile al genere parabola [che] si avvale dunque delle coordinate storico-geografiche solo come una sorta di piano cartesiano per offrire al lettore l'orientamento indispensabile». Un romanzo dunque, dall'atmosfera natalizia, in cui attesa e buoni sentimenti si intrecciano alla storia leggendaria del protagonistaArtaban. Tuttavia così fantastica non è, come spiega l'autore stesso nell'appendice del testo; infatti, secondo un'antica leggenda, i magi venuti dall'Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato non erano tre, come vuole la tradizione, ma quattro. Su questo sfondo conosciuto s'innesta il peregrinare del quarto saggio, Artaban appunto, che avrebbe dovuto portare in dono al bambinello alcune pietre preziose, ma, partito in ritardo a causa dei dubbi e rallentato da personaggi che invocavano il suo aiuto, non riuscì a raggiungere i compagni e arrivò a Betlemme quando la Sacra Famiglia era già emigrata in Egitto. Questo è solo l'inizio della storia... Chi lo ha detto che un ritardo è solo una sventura? E se ne nascesse un nuovo inizio, ricco di inaspettati e sorprendenti eventi? Il desiderio di un incontro porta il protagonista a continuare a cercare il bambino Re annunciato dalla stella, attraverso terre lontane, incrociando volti e vissuti che richiederanno anche di sacrificare il suo pregiato dono per il Messia, le pietre preziose.

Artaban vive un'avventura avvincente per il lettore, sempre in ricerca di qualcosa che è più in là, oltre ogni situazione, oltre ogni sfida, oltre ogni persona affiancata, oltre ogni difficoltà e gioia. Alla fine il suo racconto non è così irreale, perché è la mia storia, ma anche la tua; è la vicenda di chiunque si interroghi sul senso della vita, di tutti coloro che hanno sbagliato, che si sono persi in scorciatoie, che non hanno avuto strade aperte e piane, che tentano di ripartire, che continuano ad avere un ideale da raggiungere. Il Quarto Magio, nel suo percorso, si lascia mettere in discussione dall'umanità che incrocia, i drammi in cui si imbatte riecheggiano quelli a noi contemporanei che chiedono a ciascuno di farsi compagno di viaggio.

Arriverà sempre in ritardo, sempre un passo indietro. Come finisce il libro?! No, non svelo il finale. Ci metterà trentatré anni e una buona dose di disillusione perché quel bambino Re è su una croce. Eppure qualcosa succederà e, come lui, possiamo pensare che è il cammino stesso che abbiamo guadagnato, che proprio lì siamo cresciuti, abbiamo sperimentato sentimenti forti e che i doni che pensavamo sacrificati hanno salvato alcuni, hanno costruito la nostra felicità, erano le porte per vedere faccia a faccia la meta della nostra ricerca, anche se non ce ne siamo accorti. Perciò la sua ricerca si fa metafora delle strade che ognuno può percorrere per giungere all'incontro personale con la Verità rivelatasi in Cristo Gesù. E il romanzo si tramuta in potente invito alla riflessione.

C'era una volta... ma forse c'è ancora... Qualche volta non è solo fantasia e una favola ti prende per mano e ti porta fin dentro te stesso, fino al fondo dell'umanità, fino all'incarnazione di Dio per offrire una speranza, per illuminare l'amore.
«Ora ho compreso. È stato il centuplo che mi era stato promesso lungo la strada. Anzi di più, perché tante volte ancora mi hai permesso di incontrarti nei poveri, negli umili, nei disperati, negli affamati di pane e di giustizia, nei perseguitati, negli ammalati, nei carcerati... Ora ho compreso. L'Amore ha risolto tutto per me. Perché non dall'umana sapienza o dai libri e le stelle siamo stati salvati, ma dall'incontro con lui, morto e risorto».


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Per un'altra strada, Paoline

Per un'altra strada
La leggenda del quarto magio

Secondo una leggenda, i magi venuti dall'Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato non erano tre (come vuole la tradizione), ma quattro. Il quarto saggio, Artaban, avrebbe dovuto portargli in dono alcune pietre preziose, ma...

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