Quando l’istruzione è “dispari”

L'8 marzo è un'occasione propizia per riflettere sulla situazione delle donne nel mondo alla luce di recenti fatti di cronaca. In questi ultimi tempi, infatti, sia in Italia che in molti paesi, si moltiplicano le denunce di violenze, soprusi, omicidi commessi a loro danno.

Private del diritto all'istruzione

Al di là, tuttavia, al di là degli episodi eclatanti che rimbalzano sui media, quali i numerosi assassinii di mogli e fidanzate, vi sono molto forme di "femminicidio" più diffuse, sottili e nascoste, ma proprio per questo più pericolose e difficili da sradicare. Fra queste spicca la negazione delle pari opportunità di alfabetizzazione e scolarizzazione per le bambine di molti paesi in via di sviluppo.

In tutto il mondo, 71 milioni di bambini non vanno a scuola e 127 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni sono analfabeti, la maggioranza in Asia meridionale e Africa subsahariana. Come rileva la giornalista Laura Badaracchi suo libro "Nate invisibili", questo fenomeno colpisce in modo particolare le bambine, che in gran parte non hanno accesso alla scuola primaria o comunque sono soggette a discriminazione nelle opportunità di istruzione superiore.

Una perdita per tutti

Risultato? Da una ricerca condotta in 100 paesi del mondo, si constata che, su 759 milioni di adulti analfabeti ben 2 su 3 sono donne e questo dato è in aumento nell'ultimo decennio. Eppure sistema che un bambino nato da una ragazza istruita abbia il 50% in più di possibilità di sopravvivenza e istruire le bambine di 5 anni potrebbe aumentare i tassi si sopravvivenza infantile fino al 40%.

Ciò significa che la scolarizzazione primaria femminile è un beneficio per tutti: infatti le donne che hanno ricevuto un'istruzione sono in grado di entrare nel mondo del lavoro, di curare meglio la propria salute e quella dei figli.

Una dura battaglia

Ma il prezzo per poter avere pari opportunità di studio e di lavoro è ancora alto, soprattutto in alcuni contesti dove chi promuove la scolarizzazione femminile rischia la vita. Tra queste persone coraggiose merita una menzione particolare Malala Yousafzai, studentessa e attivista pakistana.

Malala, infatti, pur giovanissima, si è impegnata attivamente nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne della città di Mingora nella valle dello Swat, dove i talebani ne avevano deciso l'abolizione. A soli 13 anni è diventata celebre per il blog, scritto per la BBC, nel quale documentava le restrizioni del regime talebano pakistano e l'occupazione militare del distretto dello Swat. Il 9 ottobre 2012 è stata aggredita e gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del suo pullman scolastico mentre tornava da scuola. Ricoverata nell'ospedale militare di Peshawar, si è salvata dopo la rimozione chirurgica dei proiettili ed in seguito è stata trasferita in un ospedale di Londra che si era offerto di curarla. Per il suo impegno ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.


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