Ricominciare!

Ricominciare! Sembra una parola d'ordine. Ma da dove ricominciamo? E come? Il lockdown è alle nostre spalle, o quasi, ma nulla sembra superato... o almeno non con quella tranquillizzante sensazione di soluzione trovata in tutti gli ambiti che forse qualcuno tra noi sperava. È questo il momento in cui, per moltissimi tra noi, speranza e terrore, fiducia e ansia si alternano, eppure...

Ricominciare si deve. Lo dobbiamo a noi stessi, al nostro futuro, ma anche al mondo che ci ruota intorno.
Ricominciare si può, perché la resilienza è una forza innata di cui tutta la natura è capace. Noi esseri viventi siamo da sempre, dalla prima comparsa sulla faccia della Terra, dei resilienti adattivi. Siamo capaci di mutare, anche radicalmente, adattandoci alle nuove condizioni di esistenza. E certamente, pur riportando ferite profonde, ce la faremo anche questa volta.
La svolta però sta nel come ricominceremo. Se sceglieremo cioè di trattare questo momento storico come uno dei tanti passaggi della nostra vita, fatto di traslochi, spostamenti, chiusure in un posto e aperture in un altro, lasciando tutto esattamente uguale in noi, attorno a noi, nelle nostre aspettative, nello stile della nostra esistenza. Oppure se sceglieremo di ripartire con un'altra marcia, un altro passo, un altro stile, altre priorità.
Nostro malgrado abbiamo dovuto concedere al Covid-19 tanti nostri fratelli e sorelle in umanità. Ora, con un deciso atto di responsabilità interumana perché non gli concediamo di tirare fuori da noi anche un diverso, un meglio, un di più?
C'è una storia che ci era capitata tra le mani alcuni mesi fa. Chi l'ha letta l'ha definita un piccolo tesoro di cose belle, di atteggiamenti buoni. Qualcuno diceva: «Per carità, niente di inaudito. Ma questa storia dà speranza, ti convince a credere che qualcosa di bello è ancora possibile... per tutti. Nessuno ne è escluso. Basta che qualcuno abbia il coraggio di crederci e di sperare».

E allora, oggi di fronte a un'intera umanità chiamata a ricostruirsi, a ripartire; di fronte a una società civile chiamata a scoprire una nuova relazionalità dopo mesi di distanze fisiche e a volte psicologiche, la storia di Jaap e della sua collina dei sogni, scritta da Pierpaolo Piangiolino, ci è sembrato uno scrigno che doveva essere aperto per tutti.

Jaap non è un supereroe! Nessuno gli dedicherà mai un film. Jaap è uno di noi che dopo aver corso, lavorato, dato priorità per una vita intera a urgenze... a un certo punto decide di dedicare del tempo alle cose importanti, a quelle cose che fanno la differenza, che formano le comunità, che ridonano la speranza agli anziani, il gusto della fraternità alle persone sole, che insegnano la condivisione e la determinazione ai bambini, che fanno sentire gli adulti costruttori di futuro.

Jaap sogna una collina con in cima un albero di ulivo nei piatti Paesi Bassi. Jaap sogna di trasformare un piccolo campo di tulipani, privo di qualsiasi accesso alla strada, e un vecchio mulino dismesso, in luoghi in cui seminare e raccogliere vita. Jaap sogna. E il suo merito sta nella caparbietà di aver fatto sognare attorno a sé un'intera comunità. Questo è l'unico vero segreto che fa sì che i sogni divengano realtà!

«La vita vince sempre sulla morte!». Jaap un giorno lo dirà a se stesso, di fronte a un vecchio ulivo carbonizzato e ai suoi nuovi germogli. Possa ognuno di noi dirlo ad alta voce, scoprendo i nuovi germogli che dal ricominciare a vivere autenticamente nasceranno attorno a noi.


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Jaap e la collina dei sogni

Da secoli gli abitanti dell'Olanda «rubano terra al mare», prosciugando vaste zone costiere che vengono adibite alla coltivazione dei tulipani, fiori simbolo di questo Paese. In tale paesaggio, romantico e colorato, è ambientato questo libro. È una storia semplice, scritta volutamente con uno stile semplice, quasi essenziale. È una storia genuina, come il protagonista, un anziano signore, da cui emergono i valori sani della vita e una morale che si può racchiudere in poche parole...

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