Sui social con testa e cuore

Per lo sviluppo di relazioni autentiche

Mai come oggi comunicare è stato così facile, immediato, a portata di un clic. I social ci mettono in contatto con il mondo intero, ma dietro questa potenza si nasconde anche il rischio di perdere il senso più autentico della relazione. Essere presenti online non basta: serve consapevolezza, sensibilità e il desiderio di costruire legami veri, capaci di unire e non di isolare. La tecnologia, dai social all’intelligenza artificiale, può diventare un ponte di umanità se usata con testa e cuore, per riscoprire il piacere dello stare insieme, del confronto e della condivisione autentica.

Chi - per ragioni anagrafiche - ha sperimentato strumenti di interazione sociale basati sulla “materialità”, oggi percepisce meglio la potenzialità di comunicazione operata dai social. Non solo la percepisce ma ne è addirittura affascinato: mai tanti contatti sono stati così facili, rapidi e a portata di un click, mai è stato così agevole interagire con il proprio prossimo per ragioni di svago, professionali, amicali e affettive.
Ma… c’è sempre un ma. L’utilizzo inadeguato o inopportuno di uno strumento dalle grandi potenzialità si può trasformare in un pericoloso boomerang, esattamente contrario alla funzione per cui i social sono nati dato che invece di unire può isolare, invece di creare socializzazione può portare delusione, invece di arricchire il tempo può portare a dedicarlo – o meglio, a perderlo – per attività futili.
I social possiedono tante potenzialità e proprio per questo richiedono nel loro utilizzo una attività vigile e critica per vivere questa grande opportunità tecnologica in modo creativo e costruttivo al fine di non cadere nella banalità e nella superficialità.
Anche l’Intelligenza Artificiale, tra le più recenti sfide etiche del nostro tempo, va inquadrata in processi connessi con l’umano, evitando quell’uso distorto della tecnologia digitale che conduce a fenomeni che ripugnano alla convivenza civile: emarginazione, bullismo, fake news, dipendenza, aggressività.

Le piattaforme social restano strumenti a servizio della comunicazione, che è alla base di relazioni attive, dinamiche, cordiali e positive, e dell’incontro capace di unire il lontano con il vicino in tempo reale per stare “bene insieme”. Ed è proprio la valorizzazione dell’umanità che deve essere alla base del comunicare. La società dell’immagine e dei social se ne gioverà certamente e supererà le distorsioni alle quali abbiamo fatto cenno, con sapienza.
Si tratta di “metterci la faccia” – mai espressione fu più opportuna! - con autenticità per consentire alla potenza comunicativa della rete di dare forza alle relazioni, che per loro natura sono finalizzate a un benessere collettivo e individuale che conduce ad una esistenza serena e… anche briosa.

Emily Taylor scriveva: «se ci dimentichiamo delle persone, rischiamo di scordarci il motivo principale per cui la tecnologia esiste». Ecco che tali strumenti si possono intendere come un ausilio alla fraternità per le relazioni che generano, caratterizzate da confronto e conforto, empatia e simpatia.
I social svolgono il ruolo di facilitatori di relazioni che non iniziano e terminano in rete ma promuovono l’incontro reale, riscoprendo la relazione quale elemento di trasmissione dell’amicizia “vera”. Così i social possono essere intesi come “scuola di relazioni”, incoraggiando scambi di idee e di informazioni, e agevolando i rapporti in presenza.
Essere sui social con testa e cuore vuol dire, allora, coniugare responsabilità con sensibilità, rendendosi protagonisti apprezzati perché promotori di legami, di dialoghi e di dibattiti costruttivi.
Sui social sì, ma con consapevolezza: tra connessioni e relazioni autentiche, riscoprendo il gusto di essere comunità.

Agostino Picicco


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