Un romanzo che conduce al "riscatto"

L'affermazione che "Non esistono ragazzi cattivi, delinquenti non si nasce, si diventa", ha sollecitato l'Associazione Comunicazione e Cultura Paoline Onlus, sede di Palermo, a un progetto di educazione alla legalità nelle scuole, attraverso laboratori di lettura e video produzione. In particolare partendo da un libro Paoline, Riscatto, di Melo Freni.

Un libro che ha avuto un notevole riscontro non solo di diffusione ma anche di critica e che si presta ad essere utilizzato per un cammino formativo e di riconciliazione anche all'interno della realtà carceraria, in particolare coi giovani detenuti. Si sa bene che il carcere, pur non essendo un posto "normale" è comunque parte dei nostri territori e ha bisogno di attenzione come ogni altro luogo dove si consuma l'esistenza.

Una storia di riconciliazione

Il romanzo di Melo Freni, narra una storia semplice e nello stesso tempo profonda, perché parla di morte, di mafia, di vendetta personale, temi comuni nella società odierna che rendono l'uomo schiavo dei suoi stessi mali. Eppure spesso accade che dal pentimento per i peccati commessi, nasca un sano percorso di riscoperta interiore, il cui fine ultimo è ritrovare Dio. Il libro di Freni, non è un romanzo come tanti altri in cui si raccontano storie fantastiche o con pochi rimandi al reale, nel "Riscatto" noi ritroviamo i ricordi di Palermo, della Sicilia e di lontane esperienze culturali dello stesso autore inserite però all'interno di una cornice narrativa diversa.

"Riscatto" poggia le sue basi sugli gli interrogativi radicali e costitutivi del cuore umano, presenti nell'animo di ognuno da sempre e in ogni luogo, a cui il tema del romanzo afferisce e ci riporta a riflettere. Questo romanzo risulta controcorrente, poiché si oppone alla tendenza di molta letteratura contemporanea che vuole marginalizzare i problemi, i dilemmi profondi dell'Io. Il coraggio dell'autore sta nell'aver scelto come tema centrale del romanzo la storia di un siciliano rimasto coinvolto nel paludoso mondo della mafia, spingendosi fino a commettere omicidio, tema questo scottante in una terra come la Sicilia dove si parla del fenomeno mafioso solitamente con approccio ideologico. L'interrogativo posto all'autore, dal pubblico, durante une delle molte presentazioni del libro in tutta Italia, su "una certa ansia del giudizio divino"...

Un messaggio di redenzione

Melo Freni ha risposto con chiarezza: "Va innanzi tutto fatta una distinzione morale ed etica tra il peccatore e il corrotto, distinzione tempo fa rimarcata anche da Papa Francesco, perché colui che commette opere di trasgressione, ma successivamente ne prende coscienza e con l'aiuto della fede si pente, egli sarà perdonato, mentre colui che mostra piena collusione con tutto ciò che è disonesto o losco, vivendo senza risentimento alcuno questa situazione criminosa, per quest'ultimo non sarà semplice ottenere la totale remissione dei peccati. L'ansia del giudizio divino quindi, è forte nell'animo degli uomini già sinceramente pentiti in cuor loro, come Genni il protagonista, i quali aspettano con trepidazione la fine della loro vita nell'attesa costante di essere perdonati dal Creatore e poter assurgere alla serenità ultraterrena; di contro tale ansia sembra essere minima se non del tutto assente nel caso di coloro che conducono fino in fondo la propria vita, impantanati nel vizio, nella depravazione e nella dissolutezza. Detto questo è chiaro che chiunque può sperare nella redenzione e nel riscatto da qualsivoglia colpa, se crede e ha fede".

Il protagonista del romanzo, Genni, si redime attraverso un cammino di volontariato ... : "Lo spirito di solidarietà, l'altruismo e la carità sono virtù indispensabili per la speranza di salvezza e redenzione cristiana perché, aiutando chi soffre, viene messo a confronto il dolore di ognuno di noi con quello degli altri maturando quella fecondità della colpa di cui ho spesso parlato nel libro. Il concetto di fecondità è sorto in me pensando ai romanzi di due massimi scrittori della letteratura russa ovvero Dostoevskij e Tolstoj e nel caso specifico di "Delitto e Castigo" e "Resurrezione" ed entrambi, stranamente, finisco con due frasi molto simili che lasciano, nel lettore, il dubbio e la curiosità sul come evolverà la vita futura dei due protagonisti".


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