I Salmi, canto di Cristo e della Chiesa

«Ogni salmo è come una persona viva che ci viene incontro». Così comincia questo libro in cui venticinque salmi sono esaminati, studiati, spiegati, ma soprattutto offerti come un lievito da mescolare alla pasta del cuore dell'uomo per farlo diventare, tutto, preghiera.

La «persona viva» che ci viene incontro è il Verbo del Padre, colui che, incarnandosi, nella sua grande misericordia si è fatto Parola dell'uomo. Così Dio, donandoci i salmi, apre la nostra bocca e ci insegna a parlargli, spezza il mutismo di chi dispera di poterlo incontrare, «svela i pensieri segreti del nostro cuore» (cfr. Lc 2,35), ci permette di dire con audacia quello che non oseremmo mai esprimere neanche a noi stessi.

Davvero i salmi sono amici che ci vengono incontro per darci una mano, per farci rialzare, per consolarci ed esultare con noi. Madre Anna Maria Cànopi ci fa gustare il frutto di tante ore di preghiera, di canto liturgico, di meditazione silenziosa, frutto anche della responsabilità di chi deve nutrire i piccoli, affamati non solo di pane, ma anche della parola di Dio: le sue sorelle, innanzitutto, e poi tutti i fedeli che amano frequentare la sua abbazia per trovare non solo silenzio e riposo nel Signore, belle liturgie e, a volte, un incontro personale, ma anche chi spezzi per loro il «pane» della Parola.

I salmi sono contemporaneamente parola di Dio all'uomo e dell'uomo a Dio. Sono un incontro, un dialogo, uno stare bene insieme dialogando; una vita di coppia in cui si discute, si parla, ci si vuole bene e perciò si vive insieme, a volte si litiga, si gode una dolce intimità, o si accolgono amici e parenti, o si esce per servire insieme i fratelli. Questo dialogo, questa vita di coppia, è quello dell'anima con il suo Dio: «Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome» (Sal 103,1). «Anima», però, è tutta la persona, è il mio essere, quello che sono, totalmente coinvolto nella relazione sponsale, filiale e amichevole con il Signore. Quando l'uomo canta i salmi davanti al suo Dio, può farlo unicamente come un'eco della voce della Sposa-Chiesa; il suo canto è sempre canto d'amore fra lo Sposo e la Sposa. «Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo» (Gv 3,29).

Come amici dello Sposo-Cristo sentiamo la sua voce e ci rallegriamo, e come membra della Sposa-Chiesa ascoltiamo, guardiamo, porgiamo l'orecchio al canto del re, che si è invaghito della bellezza della sposa (cfr. Sal 44,11-12), invaghito perché «ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la Parola, per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,25-27). E la sposa, per parte sua, arriva al re «tutta splendore; tessuto d'oro è il suo vestito» (Sal 44,14), offrendo le ricchezze dei popoli e delle nazioni, cioè gli uomini credenti o non credenti, infedeli, pagani o santi di tutto il mondo e di tutte le generazioni. «I re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni... Vivrà e gli sia dato oro di Arabia» (Sal 71,10-15). I salmi sono il tessuto di questo dialogo nuziale perché sono parola di Dio messa nel cuore dell'uomo; sono la Parola scelta, l'accento giusto, perché il Signore insegna all'uomo non solo come deve pregare, ma anche chi è colui che prega e chi è colui a cui l'uomo si rivolge.


In dialogo con il Padre

«Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1): come risposta a questa richiesta degli Apostoli, Gesù ha detto: «Quando pregate, dite: Padre» (Lc 11,2). Il Verbo del Padre ha sempre insegnato al suo popolo, dolcemente e progressivamente, lungo tutto il corso della rivelazione biblica, a pregare in questo modo, a parlare in modo vero e a riconoscere nella sua preghiera il vero volto di Dio, a chiamarlo «Padre»; lo ha sempre e da sempre fatto, anche se, con sapiente pedagogia, lo ha condotto per mano, un passo alla volta, fino alla pienezza della rivelazione in Gesù. Dio, rivelandosi, ci insegna a pregarlo e si rivela nella preghiera dei suoi adoratori. Questa lunga scuola di preghiera, non certo teorica ma viva e pratica, è come quella di una madre che insegna ai suoi bambini a rivolgersi al Signore in ogni circostanza, non solo la mattina o la sera, non solo nei momenti preordinati, ma spontaneamente, come chi sa riconoscere la presenza costante, vigile e amorosa di Dio. La preghiera, in tal modo, diventa un atteggiamento naturale e continuo di bambini che hanno familiarità con il Signore e spontaneamente vivono davanti a lui, con lui e a lui si rivolgono.

Questa millenaria scuola di preghiera termina con l'insegnamento della vita stessa di Gesù, che ha sempre parlato a Dio chiamandolo «Padre», con una intimità e una tenerezza così particolari che hanno colpito e formato i suoi discepoli; essi hanno accolto questa Parola come eredità. Hanno infatti ricevuto il suo Spirito «per mezzo del quale gridiamo: Abbà» (Rm 8,15). Per questo, mentre noi preghiamo il Padre, Gesù stesso prega in noi. Questa rivelazione ultima della preghiera dell'Abbà-Padre detta da Gesù nel Cenacolo, ripresa nell'Orto degli ulivi e conclusione del dialogo terreno di Gesù con il Padre celeste sul Golgota, questa rivelazione è la chiave di lettura di tutto il Salterio. È il riassunto di tutta la spiritualità dell'alleanza del Sinai tra Dio e il suo popolo eletto e salvato dall'Egitto per essere introdotto nella terra dell'adorazione dell'Unico, condotto attraverso una storia drammatica e purificante fino a una fede autentica. Durante la vita terrena di Gesù, pronunciati dalla sua bocca, i salmi vedono la loro profezia realizzata e diventano comunione con la Trinità per tutti gli uomini salvati dalla Pasqua redentrice del Verbo incarnato, e trovano così il loro senso più pieno nella risurrezione. Pregando i salmi, noi, risorti con il Cristo (cfr. Col 3,1), guardiamo insieme con lui il Padre suo e Padre nostro (cfr. Gv 20,17), ma non dimentichiamo le piaghe delle sue membra, che egli ha mostrato ai suoi discepoli e che rimangono aperte nelle ferite dei suoi fratelli, esposte quotidianamente ai nostri occhi. I salmi ci ricordano queste ferite aperte nel corpo di Gesù-Dio; mentre preghiamo Dio solo, essi non ci permettono di dimenticare coloro per cui Dio ha dato la sua vita.

Dall'Introduzione di Padre Cesare Falletti o.cist, al libro I Sami. Canto di Cristo e della Chiesa, di Madre Anna Maria Canopi, Paoline.

9788831548892 p

I SALMI
Canto di Cristo e della Chiesa

Un commento sapienziale ai salmi con riferimento ai tempi liturgici forti, ma anche al tempo ordinario. L'obiettivo è quello di avvicinare i fedeli al tesoro inestimabile dei salmi, letti e pregati alla luce del mistero di Cristo e della Chiesa.

 

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